Da Roma a Bruxelles: politiche per l'agricoltura verso il 2020

26/03/2012

Il 23 marzo a chiusura dell’assemblea provinciale annuale di Confagricoltura Alessandria si è svolto un convegno, finanziato nell’ambito della Misura 111.1.B del PSR 2007-2013, dal titolo “Da Roma a Bruxelles politiche per l’agricoltura verso il 2020”, condotto da Vanni Cornero responsabile della comunicazione istituzionale di Confagricoltura, che ha visto la partecipazione di relatori di assoluto prestigio con la chiusura del presidente nazionale di Confagricoltura Mario Guidi.
Il responsabile Agricoltura e Industria Alimentare di NOMISMA, uno dei principali istituti privati di ricerca economica a livello nazionale ed europeo unitamente a Felice Assenza, dirigente rapporti internazionali del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, con i loro interventi complementari hanno presentato il progetto di riforma della politica agricola comune in vigore, nei piani della Commissione Europea, a partire dal 2014. Ne hanno riassunto gli aspetti tecnici e normativi focalizzando l’attenzione del pubblico sulle criticità e sulla contraddittorietà della riforma.
L’obiettivo della PAC dal suo varo ai giorni nostri è stato quello di garantire l’approvvigionamento alimentare per tutta la popolazione europea ed una qualità di vita dignitosa per tutto il mondo rurale.
Oggi accanto a questi obiettivi sempre validi ed attuali ne vengono considerati altri quali l’attenzione alle problematiche ambientali con il ricorso ad un’agricoltura poco impattante e la garanzia del reddito agricolo mediante misure volte a contenere la volatilità dei prezzi e proteggere le imprese agricole dagli squilibri di mercato sempre dannosi anche quando tendenti ad improvvisi rialzi dei prezzi.
Purtroppo proprio nella molteplicità di obiettivi così diversi ed ambiziosi risiede la causa della contraddittorietà delle misure proposte. Appare evidente che conciliare l’esigenza di potenziare la produttività con quella di promuovere un’agricoltura estensiva appare un esercizio di alta acrobazia politica e gli strumenti individuati frutto di mediazioni e compromessi rischiano di scontentare tutte le parti in causa.
I relatori nell’individuare primo dei problemi l’approvazione della parte finanziaria della riforma che rischia di causare forti riduzioni di trasferimenti all’agricoltura europea e soprattutto a quei paesi che hanno un livello di contributi abbastanza elevato rispetto alla media europea, l’Italia fra questi.
L’introduzione della codecisione fra Consiglio europeo e Parlamento europeo accentuerà questo problema in considerazione degli orientamenti già espressi in merito che vedono il Parlamento più propenso a finanziamenti costanti che tengano conto dell’inflazione prevista nel periodo di applicazione (2014/2020) e Consiglio e Commissione che invece tenderebbero a mantenere ben più chiusi i cordoni della borsa.
A livello nazionale ulteriori problemi di applicazione della riforma nascono dall’esame di tutte le opzioni di scelta che vengono riconosciute allo stato membro come l’applicazione delle misure facoltative con pagamenti accoppiati a settori in crisi e la definizione degli importi dei pagamenti di base, uguali su tutto il territorio o regionalizzati in base alle colture ed alla produttività.
Tutti questi problemi fanno ipotizzare uno slittamento dell’introduzione del nuovo regime della PAC al 2015.
Gli interventi con una connotazione più politica dell’assessore provinciale all’agricoltura Rava e dei presidenti provinciale e regionale di Confagricoltura Coscia ed in chiusura del presidente nazionale Guidi, prendendo spunto dalle relazioni tecnico-economiche dei due esperti hanno sottolineato la necessità di perequazione degli interventi e dei sostegni ai vari settori dell’agricoltura. Ma soprattutto hanno rivendicato l’orgoglio del mondo agricolo per la sua fondamentale ed insostituibile importanza nell’economia mondiale e a scendere europea nazionale e locale. La sfida del prossimo futuro, appare chiaro a tutti, sarà quella del superamento della scarsità alimentare. Solo l’Unione europea pare alquanto miope a riguardo, chiedendo agli agricoltori di giustificare la loro esistenza e le politiche di sostegno al settore con valenze ambientali di salvaguardia del territorio ecc. Tutti argomenti importanti ma lo “sfamare il mondo” appare già di per se un compito gigantesco che merita il sostegno e l’empatia di tutti. Gli inasprimenti fiscali, il carico burocratico, la dispersione in mille rivoli degli interventi finanziari invece paiono andare in senso opposto. A tutte le parti interessate spetta il compito di invertire questa rotta: il resto del mondo con varia intensità lo sta facendo, l’Europa e l’Italia in particolare rischiano ancora una volta di rimanere indietro, paralizzate da interessi di parte contrapposti. Ogni iniziativa unitaria deve invece essere favorita e sviluppata con una visione di ampio respiro nell’interesse comune.


Un momento della presentazione

Un'immagine della platea