Chiudere sul Biotech significa bloccare sviluppo e innovazione in agricoltura

09/10/2014

Gli Ogm sono una delle tante opzioni da utilizzare nelle politiche di sviluppo dei Paesi Terzi e per combattere la fame nel mondo”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi intervenendo il 13 settembre scorso a Mantova al convegno “La ricerca italiana rilancia la genetica in agricoltura”.
Guidi ha detto: “Gli Ogm fanno parte di progresso tecnologico. Tutte le varietà e le specie che vengono utilizzate in agricoltura sono frutto dell’intervento di miglioramento genetico dell’uomo ed è difficile sostenere scientificamente che l’uso di un’ulteriore tecnica quale quella utilizzata per produrre Ogm, sia meno ‘naturale’ di quelle usate finora”.
Per ottenere lo stesso quantitativo di mais prodotto oggi in Friuli si potrebbero risparmiare 50 milioni di metri cubi d’acqua, 9.000 TEP di energia, 45.000 kg di agrofarmaci e 8.000 tonnellate di concimi o, a parità di superfici investite, assorbire 260.000 tonnellate di CO2 in più dall’atmosfera.
Buone norme di coesistenza permetterebbero ai produttori di scegliere cosa produrre e ai consumatori cosa consumare – ha detto ancora il presidente di Confagricoltura – Certamente l’uso di questa libertà e del progresso tecnologico devono essere responsabili, e come tali in qualche modo regolamentati, ma senza che principi non negoziabili, quali la libertà imprenditoriale, siano cancellati. Che è invece quello che stiamo vedendo in questi anni”.
Guidi si è quindi soffermato sulla proposta di regolamento sulla libertà di coltivazione di Ogm che è in discussione a Bruxelles, che in pratica prevede di lasciare a ciascuno Stato membro la possibilità di vietare la coltivazione di Ogm sul proprio territorio, a prescindere da qualsiasi autorizzazione.
Un modo singolare di intendere il mercato unico europeo e l’idea stessa di Unione Europea – ha concluso il presidente di Confagricoltura – Quello spazio dove condividiamo tutto, almeno a parole, sarebbe invece lo stesso in cui ci dividiamo sulle possibili scelte in materia di innovazione in agricoltura. Abbiamo la politica agricola comune, le norme di commercializzazione per i fagiolini, le regole tecniche anche per le prese elettriche e la moneta unica che sono uguali in (quasi) tutta Europa e ci dividiamo sul futuro della nostra agricoltura”.