Diritti di impianto: posizioni diverse in Europa

03/10/2012

“Mantenere i diritti di impianto gestiti dagli Stati membri a livello nazionale o regionale, con un sistema di riserve, e con la facoltà di definire regole di gestione più restrittive nel principio della sussidiarietà”. E’ questa la posizione di 11 Stati membri (Italia, Francia e Spagna in primis) sulla gestione del potenziale vitivinicolo, ribadita il 21 settembre scorso a Palermo, con un documento ufficiale presentato nel corso dei lavori del Gruppo di Alto livello. Posizione che Confagricoltura ha accolto con molto favore. Non altrettanto favorevole è il giudizio dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli sul documento presentato dalla Commissione europea, che conferma le proposte anticipate dal commissario europeo all’Agricoltura Dacian Ciolos a Cipro su un sistema differenziato. Ad avviso di Confagricoltura la diversa regolamentazione delle superfici, affidata alle interprofessioni per i vini DOP e IGP e alle organizzazioni dei produttori per quelli comuni, sarebbe gravissima. “La gestione del potenziale – ribadisce il presidente di Confagricoltura Gian Paolo Coscia - deve rimanere a livello centrale e non può essere demandata alle organizzazioni dei produttori o alle organizzazioni professionali. E’ fondamentale avere strumenti omogenei”. “Il vino – ricorda il direttore di Confagricoltura Valter Parodi – è il fiore all’occhiello del commercio agroalimentare italiano (4,4 miliardi di euro) e che con un fatturato di 10,7 miliardi di euro e 1,2 milioni di addetti, riveste un ruolo strategico dal punto di vista economico ed occupazionale in molte aree del Paese. Il nostro territorio, storicamente vocato, il nostro patrimonio ampelografico e il loro sistema di gestione sono un valore aggiunto per i nostri vini e debbono essere assolutamente difesi”.