In breve del 3 Ottobre 2013

03/10/2013

PPC, stop ai contributi
Dal 1 gennaio 2014, addio all'agevolazione per l'acquisto dei fondi rustici (piccola proprietà contadina) posta a favore dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali. Con il dl 12/09/2013 n. 104 (Gazzetta Ufficiale 12/09/2013 n. 214), il legislatore ha introdotto alcune modifiche che impattano sui trasferimenti immobiliari, anticipando almeno di un anno quanto indicato dal provvedimento sul federalismo fiscale (d.lgs n. 23/2011). I particolari nel servizio di ItaliaOggi. Chi fosse interessato ad acquistare terreni è dunque bene che si affretti per stipulare l’atto entro fine anno.

 
Ogm: per l’Efsa richieste italiane senza fondamento scientifico
L’Efsa – si legge su Obiettivo Cereali de L’Informatore Agrario - ha emesso il proprio parere tecnico sulla documentazione sottoposta dall'Italia (il famoso documento presentato dal ministro Balduzzi lo scorso aprile) a sostegno della sua richiesta di proibire l'immissione sul mercato del mais geneticamente modificato Mon810 in base all'articolo 34 del regolamento (Ce) 1829/2003. «Tutte le preoccupazioni legate alla salute umana e animale o all'ambiente sollevate dall'Italia sono già state affrontate in precedenti pareri scientifici sul mais Mon810 del panel sugli ogm dell'Efsa, mentre altre riguardano la coesistenza e perciò non ricadono nel mandato dell'Agenzia» si legge nel parere. «Per questo motivo, il panel ogm dell'Efsa conclude che, sulla base della documentazione sottoposta dall’Italia, non emergono specifiche prove scientifiche, in termini di rischio per la salute umana o animale e per l'ambiente che giustifichino la notifica di una misura di emergenza in base all'articolo 34 del regolamento (Ce) 1829/2003 e che invalidino le sue precedenti valutazioni del rischio del mais Mon810».

 
Credito agricolo, le sofferenze al 9,5% del totale degli affidamenti
Il bollettino della Banca d'Italia dello scorso mese di luglio -  si legge sull’ultimo numero di Agrisole – indica con chiarezza che lo stock dei finanziamenti attivi nell'anno in corso, pari a circa 947 miliardi di euro, rimarca una netta flessione rispetto a quanto registrato nella pubblicazione del luglio 2012 quando le consistenze ammontavano a quasi 981 miliardi di euro (-3,5%). In Italia l'Istat rende pubblico che nel II trimestre 2013 il Pil nazionale cala dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e del 2,1% in un anno, una ulteriore batosta rispetto a quanto già evidenziato dai maggiori macroeconomisti lo scorso anno.  Il settore agricolo - in questo periodo di osservazione - ha ceduto alla condizione di generalizzata crisi creditizia registrando una leggera flessione degli affidamenti bancari pari allo 0,27%, ovvero un decremento degli impieghi di circa 118 milioni di euro. Alla data di pubblicazione del bollettino della Banca d'Italia del luglio 2013 l'ammontare dei fidi accordati operativi al settore agricoltura, silvicoltura e pesca, evidenziava 43,04 miliardi di euro pari al 3,4% del totale affidamenti accordati al mondo produttivo. Nei finanziamenti agrari per cassa, su 43,04 miliardi accordati alle imprese circa 38,99 risultano utilizzati e 1.15 miliardi di fidi si evidenziano sconfinati, ovvero utilizzati fuori fido per esigenze di liquidità. Questo significa che il rapporto tra fidi accordati e utilizzati è pari al 90,6% contro l'89,5% dello scorso anno e dell'88% di due anni fa. Si tratta di una soglia record mai raggiunta nell'ultimo decennio e che evidenzia e rimarca sempre più una forte tensione di liquidità, ovvero una carenza di risorse a breve termine da parte delle imprese operanti in agricoltura.  I finanziamenti a mediolungo termine sono passati da 16,32 miliardi nel 2011 a 15,52 miliardi nel 2012, fino ai 15,48 miliardi al primo trimestre 2013, ovvero una riduzione del 6% pari a quasi 1 miliardo nell'ultimo biennio.  La ripartizione territoriale degli affidamenti di mediolungo termine esattamente a metà dello scorso anno presentava una incidenza del 31% nell'area nord occidentale (Piemonte, Lombardia, Valle d'Aosta e Liguria), del 30% nell'area nord orientale (Trentino, Veneto, Friuli ed Emilia Romagna), del 21% nell'area centrale (Marche, Toscana, Umbria e Lazio), del 13% nell'area meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria) e infine del 5% nell'area insulare. Oggi la situazione ripartitaria del volume di impieghi agrari a distanza di un anno è rimasta percentualmente totalmente invariata in ciascuna delle macro aree, pur segnando un decremento complessivo di ben 1 miliardo di euro, le uniche regioni che hanno evidenziato un lieve incremento degli affidamenti a medio-lungo sono la Valle d'Aosta (+7 milioni), Abruzzo (+5 milioni) e la Toscana (+49 milioni).

Un dato allarmante è quello derivante dall'osservazione delle esposizioni a sofferenza, sia sotto il quadro generale nazionale misurato sugli affidamenti concessi alle imprese di ogni settore della produzione, sia quello derivante dal settore agricoltura, silvicoltura e pesca. Il dato generale vede nel primo trimestre 2013 ben 374.590 imprese affidate e censite a sofferenza con una esposizione di quasi 98 miliardi di euro, ovvero una media di quasi 262mila euro per singola impresa a sofferenza. Lo scorso anno le imprese in status di sofferenza erano 335.886 con una esposizione complessiva (tutti i settori della produzione) di circa 81 miliardi di euro, ovvero una media di 241mila euro di fido a sofferenza per singola azienda. Un incremento delle sofferenze di quasi 39 miliardi pari a una crescita che sfiora il 12 per cento.

Nel settore agricolo le sofferenze registrate nell'anno in corso sono pari al 9,5% del totale degli affidamenti e riguardano 16.853 imprese per un ammontare di quasi 4,2 miliardi di euro, ovvero mediamente circa 249mila euro di fido a sofferenza per ciascuna azienda agricola.

Nello stesso periodo del 2012 le imprese a sofferenza erano 15.387 e l'ammontare degli impieghi a sofferenza circa 3,7 miliardi di euro, ovvero ancora una media di 242mila euro pro-impresa.

Una incidenza di incremento delle sofferenze che sfiora il 12 per cento. Il credit crunch – scrive Agrisole - è ormai inequivocabilmente di lungo periodo e nonostante le rassicuranti voci di ripresa vogliano minimizzare la grave situazione, i numeri fanno i conti con se stessi.