La PAC dopo il 2013

30/11/2011

Torniamo a parlare di riforma PAC con l’impegno di dar conto puntualmente degli sviluppi della trattativa che porterà entro il prossimo anno alla definizione dei parametri di applicazione della nuova politica agricola.
Nei giorni scorsi è stato presentato un interessantissimo documento di proposte elaborato da gran parte delle organizzazioni di rappresentanza della filiera agroalimentare del nostro paese, incluse le rappresentanze dei lavoratori.
Una platea così allargata di sottoscrittori, forse mai raggiunta prima d’ora, se da un lato testimonia le preoccupazioni vivissime che le proposte della Commissione europea hanno generato, dall’altra offre un segnale incoraggiante della reattività del mondo agricolo che riesce in un documento unitario a individuare le criticità della riforma e proporre adeguamenti unitari. Tutti gli osservatori sono concordi nel ritenere la trattativa a livello europeo molto impegnativa e di incerto risultato per il nostro paese, ma certamente una mobilitazione coesa e partecipata può rendere meno traumatica l’applicazione delle nuove norme.
Il documento rileva in premessa Il peso strategico della filiera agroalimentare che si sta accentuando sulla scorta dei cambiamenti in atto nel mondo. Le imprese agricole e dell’industria alimentare garantiscono ai consumatori europei alti livelli di approvvigionamento, coniugati a standard elevati di sicurezza alimentare. Si prevede che la domanda globale di prodotti agricoli aumenterà a livello mondiale di circa il 70% nei prossimi quaranta anni. Si tratta di un incremento legato sia all’imponente crescita demografica attesa nei prossimi decenni sia alla necessità di recuperare le fasce di sotto nutrizione attuali.
Il soddisfacimento di questa crescente domanda è tuttavia esposto ai rischi dei cambiamenti climatici in corso e delle tensioni che serpeggiano nel sistema economico planetario. Per ottenere il risultato auspicato vengono suggerite attenzioni varie e modifiche agli strumenti individuati dalla Commissione.
La PAC deve porre al centro le imprese agricole e agroalimentari, deve premiare l’economia reale, promuovere la ricerca,  l’innovazione, il ricambio generazionale e deve incentivare la produzione alimentare, anche facendo leva sul valore aggiunto dei territori. E’ fondamentale, in particolare: favorire lo sviluppo di un’agricoltura competitiva e sostenibile sotto il profilo economico, sociale e ambientale; innovare e migliorare le condizioni per la commercializzazione, la programmazione e la gestione dell’offerta; rispondere alla domanda di informazione e di trasparenza dei mercati e dei prodotti, da parte dei consumatori; creare le condizioni giuridiche per la gestione da parte degli agricoltori di filiere corte e trasparenti; promuovere e qualificare l’occupazione agricola autonoma e dipendente, e il rispetto delle norme sociali nel lavoro in tutti Paese UE.
In queste poche righe è sintetizzato un lavoro enorme destinato a rivoluzionare la politica agricola comune che solo un impegno fortissimo di tutte le parti in causa può finalizzare correttamente. Ogni aspetto della riforma dovrà essere valutato con estrema attenzione perché gli errori causano ritardi che nessun comparto della filiera può permettersi.
Dobbiamo, lo voglio ripetere fino alla nausea, impegnarci a tutti i livelli per sollecitare gli organismi istituzionali di rappresentanza e di governo, nazionali e comunitari, affinché accolgano le nostre proposte soprattutto quando così largamente condivise da tutti coloro i quali di agricoltura vivono.