In breve dell'8 Febbraio 2013

08/02/2013

L’agricoltura nell’agenda politica
In vista delle elezioni del 24 e 25 febbraio prossimi, i partiti e i movimenti politici affrontano anche i temi agricoli, sebbene non siano al centro dell’attenzione dell’agenda elettorale. Nell’articolo di Letizia Martirano tratto dal n°5 dell’Informatore Agrario, sono sintetizzate le varie posizioni dei partiti sulle questioni agricole. Gli schieramenti presi in considerazione sono PDL, PD, Lista civica con Monti, SEL, Fare-Fermare il declino, Movimento 5 Stelle.

Direttiva nitrati: bisogna rispettare la normativa europea
Incontro tecnico, ieri in Regione, per un confronto sull’attuazione della direttiva nitrati alla luce delle novità introdotte dalla legge di conversione del Decreto Sviluppo bis, che sospendono fino a un anno tutte le disposizioni contenute nei programmi di azione regionale. Presenti gli assessori regionali all’Agricoltura e all’Ambiente si sono esaminate le nuove norme che contrastano con la legislazione europea. Confagricoltura è preoccupata sia per le possibili sanzioni a carico del nostro Paese, sia per le conseguenze che potrebbero derivare alle stesse aziende agricole. “Occorre evitare l’avvio di una procedura di infrazione da parte della Ue – ha detto Gian Paolo Coscia, presidente di Confagricoltura Piemonte – con una probabile condanna dell’Italia al pagamento di ingenti sanzioni pecuniarie e il rischio per gli agricoltori di vedersi revocare gli aiuti comunitari per l’inosservanza delle misure di condizionalità previste dalla Pac. Per non incorrere in queste gravose penalizzazioni – aggiunge Coscia – abbiamo chiesto alla Regione di confermare al più presto le attuali designazioni delle aree vulnerabili e, parallelamente, di impegnarsi a ridefinire in tempi stretti la loro perimetrazione alla luce delle indicazioni contenute nell’accordo Stato-Regioni del maggio 2011, per una identificazione puntuale delle diverse fonti di inquinamento da nitrati”.

Utilizzo del denaro contante: le regole
L'art. 49 co. 1 del DLgs. 231/2007 dispone che:

- è vietato il trasferimento di denaro contante o di libretti di deposito bancari o postali al portatore o di titoli al portatore in euro o in valuta estera, effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi, quando il valore oggetto di trasferimento è complessivamente pari o superiore a 1.000,00 euro;

- il trasferimento è vietato anche quando è effettuato con più pagamenti inferiori alla soglia che appaiono artificiosamente frazionati.

A fronte di tale dato normativo, è riconosciuta l'ammissibilità del trasferimento in più soluzioni, tra soggetti privati, di importi complessivamente pari o superiori alla soglia consentita, sempre che il frazionamento in più operazioni "inferiori alla soglia" sia previsto da prassi commerciali ovvero sia conseguenza della libertà contrattuale (ad esempio, vendite a rate) e non, invece, artificiosamente realizzato per dissimulare il passaggio di somme ingenti in contanti.

Per esempio, come evidenziato in recenti chiarimenti non ufficializzati del MEF, sono operazioni legittime:

- l'acquisto di un televisore del prezzo di 2.900,00 euro pagato tramite 950,00 euro in contanti, 800,00 euro tramite bancomat e 1.500,00 euro tramite assegno bancario con clausola di non trasferibilità;

- il prelievo, dalle casse di società di persone, di acconti di utili in rate mensili inferiori a 1.000,00 euro (es. 12 prelievi da 800,00 euro);

- il prelievo, dalle casse di una ditta individuale, di importi in contanti anche pari o superiori a 1.000,00 euro (operazione legittima stante la mancanza di trasferimento interpersonale di denaro);

- il pagamento di uno stipendio di 1.500,00 euro attraverso un anticipo in contanti di 800,00 euro ed un assegno bancario di 700,00 euro;

- il pagamento di una fattura di 3.200,00 euro (IVA compresa) in quattro rate da 800,00 euro con scadenze a 30, 60, 90 e 120 giorni.

Hamburger più caro in Italia
Un hamburger costa 3,85 euro in Italia, 3,60 euro in Francia, 3,64 euro in Germania. Lo dice una ricerca del Centro Studi Bruegel che usa come fonte l'andamento del prezzo del Big Mac nei Paesi UE, pubblicato dal settimanale The Economist. L’inflazione è salita in Italia tra luglio 2011 e dicembre 2012 del 6% (del 3,9% nella zona euro). Si potrebbe pensare che l'aumento dei prezzi sia dovuto all'incremento delle imposte. In realtà non è così: l'indice di Eurostat a tasse costanti mostra un aumento in Italia del 4,8% (nell'unione monetaria del 2,9%). Secondo l’economista Guntram Wolff, del Centro Studi Bruegel – “le riforme italiane non sono ancora riuscite a introdurre quella flessibilità nel mercato dei prodotti che provoca un calo dell'inflazione”.