Siamo i primi agenti del cambiamento

01/05/2014

Lo scorso 15 aprile a Roma si è svolta l’assemblea annuale della nostra Confagricoltura, che prevedeva, oltre alla approvazione del bilancio 2013, il rinnovo delle cariche nazionali per il prossimo triennio. Ancora una volta le unioni del Piemonte hanno dato prova di compattezza, votando unite per la rielezione del Presidente Mario Guidi e per la giunta esecutiva, che è stata rinnovata in tre componenti. Tale unità di intenti è stata premiata, considerato che Ezio Veggia, nostro rappresentante a Roma è stato confermato in giunta con il maggior numero di voti fra tutti i candidati. Molto interessante e degna di commento è stata la relazione del presidente Guidi, che ha iniziato analizzando i tempi e i modi nei quali si è generata questa crisi economica che tuttora sta attraversando il nostro paese, e il fatto che molti di noi e anche qualche autorevole rappresentante del nostro governo, pensasse che l’Italia avendo si un debito pubblico molto alto, ma anche un capitale di stato elevato, sarebbe stata toccata molto marginalmente dalla crisi. Ci siamo invece ritrovati dopo tre anni ad essere coinvolti pesantemente, con continui ribaltoni politici e nuovi governi che aumentavano in modo considerevole le tasse anche al settore agricolo, fino all’ultimo governo Renzi che parla di azzeramenti degli status quo del nostro paese, fino a mettere in discussione le organizzazioni di rappresentanza come la nostra, additandole apertamente di essere complici nel freno allo sviluppo di questo paese, e affermando chiaramente che da ora in poi le decisioni saranno prese senza consultarle. Non possiamo pensare che tutti questi cambiamenti in atto non riguardino anche la nostra organizzazione, né approvare i tagli e le riforme apportate in altri settori dello stato, salvo dissentire quando si chiede anche a noi di proporci in modo diverso. In questi 3 anni però la nostra Confederazione non si è fermata a guardare indietro, ma ha cercato di anticipare il cambiamento, parlando già a Taormina 2012 di reti di impresa,agroindustria, collegamenti con le banche, puntando alle vere aziende agricole, quelle con un fatturato degno di questo nome. Anche perché questa richiesta di cambiamento viene prima di tutto dalle campagne, dalle nostre aziende agricole, che stanno loro stesse cambiando profondamente. Basti pensare che negli ultimi 10-12 anni, le società agricole sono aumentate del 68%, superando il numero delle 13.000 unità, rappresentanto il 25% del valore aggiunto della nostra agricoltura e assorbendo il 20% della manodopera dipendente. Così in questi ultimi anni, trovano spiegazione i grandi cambiamenti che abbiamo iniziato in Confagricoltura, con i 17 progetti ideati dal pool dei nostri direttori, volti a rimotivare la nostra rappresentanza, a ripensare al nostro ruolo sindacale e organizzativo. Abbiamo insomma capito di essere noi i primi agenti del cambiamento. Tutto questo, unito alla creazione di Agrinsieme, può farci dire che la Confagricoltura non ha subito passivamente questi grandi stravolgimenti che sono avvenuti, ma ha cercato di contrastarli e di riposizionarsi in un ruolo di rappresentanza più moderno. Abbiamo capito, forse meglio di altri, come l’agricoltura abbia bisogno di aziende moderne, efficienti, innovative, e non di populismo e di protezionismo, perché questi ultimi sono dei freni allo sviluppo economico e affossano le aziende, finendo per mantenere un tessuto fragile e polverizzato. Il lavoro rimane lungo, difficile e complicato, ma i concetti e le considerazioni esposte dal nostro presidente Guidi, che ho cercato di sintetizzare in questo articolo, devono renderci ottimisti per il futuro della Confagricoltura e giustamente orgogliosi del lavoro svolto.

Luca Brondelli