L’articolo che non avrei mai voluto scrivere

03/11/2014

Il 13 ottobre scorso una devastante alluvione ha nuovamente colpito alcune zone della nostra provincia di Alessandria. A distanza di 20 anni dall’alluvione che aveva causato parecchi morti nella città di Alessandria, una pioggia impetuosa e improvvisa si è scatenata sui nostri Appennini, scaricando a valle una quantità impressionante di acqua e fango. Questa volta le zone più colpite sono state le valli del Tortonese, Scrivia, Curone e Grue e la zona del Novese e di Gavi. Diciamo subito che la quantità di pioggia misurata in una mattinata, che assommava a 380 mm circa, non si era mai vista prima a memoria d’uomo e che una simile precipitazione è difficilmente controllabile, anche per un territorio preparato a farlo. Il nostro territorio, però, nonostante le passate esperienze alluvionali e i mille discorsi ad essi seguiti, preparato non era e non è tuttora. Abbiamo così assistito alla furia della natura che si è abbattuta sulle nostre campagne, sulle cascine dei nostri associati, con inaudibile violenza. I segni di questa ennesima alluvione sono ben visibili e lo saranno per molto tempo. Terreni allagati quando non addirittura tagliati in due dai torrenti usciti dai loro letti, ponti divelti e strade interrotte, aziende agricole invase prima dall’acqua e poi dal fango, intere abitazioni ed attività economiche sommerse dall’acqua. Tutto questo in un momento in cui la congiuntura economica ed il continuo aumento delle tasse avevano già reso molto difficile il lavoro delle nostre aziende. Alle istituzioni chiediamo per l’ennesima volta delle risposte, sia per l’indennizzo dei danni sia, finalmente, per una politica seria di prevenzione e di manutenzione del territorio. Siamo coscienti di vivere in un momento di ristrettezze economiche, ma proprio per questo meglio sarebbe prevenire i disastri, per quanto possibile, piuttosto che cercare poi di rimediare a danno avvenuto. Il clima sta cambiando, d’accordo, ma quando non c’erano tanti vincoli a limitare l’attività agricola e si consentiva agli agricoltori di fare regolare manutenzione sugli argini e sulle rive dei corsi d’acqua confinanti con i terreni di loro proprietà, queste cose non succedevano o comunque non erano così devastanti. Ancora una volta però, visitando le zone alluvionate, la prima cosa che si nota è il cuore grande degli Agricoltori, volutamente scritto con la “A“ maiuscola, che senza curarsi troppo della propria incolumità e della sicurezza, hanno aiutato per primi i loro vicini più sfortunati, lavorando incessantemente per ripulire dal fango i loro paesi e le loro aziende. Nonostante questo sia un articolo che non avrei mai voluto scrivere, vedere una tale reazione del mondo agricolo, mi fa capire che anche stavolta ci si rialzerà e si ricomincerà a lavorare come e più di prima. Supereremo anche questa disgrazia.

Luca Brondelli