In breve del 10 Dicembre 2014

10/12/2014

Scende il prezzo del latte, preoccupazione tra gli allevatori
Aumenta l’offerta e diminuisce il prezzo. Il mercato del latte non si sottrae alle leggi dell’economia. Il prezzo del latte "spot" sul mercato di Lodi, per il periodo 16-30 novembre 2014, va da un minimo di 37,12 a un massimo di 38,66 centesimi al litro. A giugno era quotato 42,40 centesimi. Prendendo come riferimento il mese di novembre, nel 2013 il prezzo medio era di 52,97 centesimi e due anni fa (2012) di 43,82 centesimi. La fine del regime delle quote latte, che cesserà il 31 marzo 2015, ha spinto molti allevatori a incrementare la produzione. In alcuni casi si sono ingrandite le stalle, allevando un maggior numero di vacche che hanno fatto aumentare la produzione. Inoltre l'estate particolarmente fresca ha agevolato la resa e c'è il rischio che l'Italia superi il quantitativo di riferimento fissato a livello comunitario: nell'ultimo anno di applicazione del regime delle quote per molti allevatori sarebbe una vera e propria beffa. L'aumento della produzione di latte ha avuto come conseguenza l'aumento della produzione di formaggi. Nel mese di settembre il quantitativo si è assestato a 83.960 tonnellate, contro le 77.770 tonnellate dello stesso periodo dell'anno precedente, facendo segnare un aumento del 7,96%. Nel caso specifico del Grana Padano, dopo un aumento consistente delle produzioni fino a settembre di quest'anno, nei mesi di ottobre e novembre si è registrata una contrazione, ma comunque su base annua l'incremento, riferito ai primi 11 mesi dell'anno, è del 6,36%. E anche in questo caso l’effetto dell’aumento di produzione si fa sentire sui prezzi:  all'ingrosso Il Grana Padano a maggio di quest'anno era quotato € 7,85 al chilo mentre ora è a 7,33 euro. A. dicembre del 2011 valeva € 8,95 al chilo.
 
Salvaguardati i fondi UE, niente taglio di 448 milioni
Ieri il Trilogo (Parlamento europeo, Commissione e Consiglio) ha raggiunto l’accordo in base al quale vengono salvaguardati i fondi agricoli che in un primo tempo erano stati destinati a coprire i costi delle restrizioni alle importazioni decise dalla Russia.

IMU, domani il decreto che rinvia i pagamenti
Domani il consiglio dei ministri dovrebbe approvare un decreto che rinvia il pagamento dell’IMU sui terreni tra i 281 e 600 metri di quota, ma sulla nuova scadenza non ci sono certezze. Il Governo, infatti, deve trovare la soluzione per coprire i mancati introiti dei Comuni, ai quali ha già tolto i finanziamenti previsti dall’imposta.

Il mercato dei cereali e dei semi oleosi
Il mercato nazionale sta entrando nella fase pre-natalizia e non ci sono pertanto particolari sorprese. Continuano ad aumentare i frumenti teneri e l’orzo, mentre rimangono stabili i prezzi di frumento duro e del mais, la cui parabola discendente si è per il momento arrestata. Nonostante la forte volatilità delle quotazioni sui mercati a termine internazionali, il risultato netto della settimana scorsa è stato un lieve rialzo di tutte le commodity agricole.

Il buon livello dei consumi interni e i rialzi internazionali hanno portato ad aumenti da 2 (frumenti di forza e panificabili superiori) a 4 euro/t (biscottieri e foraggeri). Il frumento tenero panificabile nazionale ha quotato a Milano 199,50 euro/t e a Bologna 197 euro/t. Dopo un periodo di stasi si sono mossi finalmente anche i prezzi per i frumenti di forza nazionali, che ora quotano tra i 235 e i 250 euro/t partenza Nord, visto che tedeschi e austriaci nel frattempo hanno adeguato al rialzo la loro offerta. Si tratta ovviamente di un picco di domanda tipico di questo periodo, ma il trend complessivo sembra indicare la concreta possibilità di “sfondare”, almeno per i frumenti panificabili nazionali, quota 200 euro/t.

Con l’assestamento del dollaro a 1,23 dollaro/euro, il mercato europeo e quello nordamericano hanno preso strade diverse. A Chicago la settimana è stata irrequieta, con forti oscillazioni di prezzo per via delle condizioni meteo difficili e della revisione al ribasso delle stime sugli stock finali. In ogni caso il titolo di marzo ha chiuso venerdì a 594 cent/bushel (176,59 euro/t), e mentre scriviamo (l’8 dicembre non è festivo a Chicago e Parigi), la quotazione ha superato i 600 cent/bushel. Più tranquillo, ma sempre di segno positivo, l’andamento a Parigi, con il future di gennaio che ha chiuso a 188 euro/t.

In rialzo anche i prezzi francesi per merce “pronta”: A Rouen la quotazione fob è di 188 euro/t, anche 203 euro/t per il frumento panificabile superiore “base dicembre”. Le esportazioni comunitarie verso i paesi terzi si attestano, sulla base alle licenze emesse, a 13,6 milioni di tonnellate, ossia 1,1 milioni in più rispetto allo stesso periodo nel 2013.

Dopo la lunga serie di cali delle ultime settimane i prezzi del mais nazionale si sono stabilizzati. A Milano (la settimana scorsa  e anche ieri) la quotazione è rimasta ferma a 146,50 euro/t, a Bologna a 157 euro/t. Il lieve aumento dei mais esteri registrato a Milano (+2 euro/t) è quasi sicuramente conseguenza dell’euro debole (che penalizza le importazioni dall’Ucraina) e degli incrementi delle quotazioni internazionali. Il future di gennaio del Matif ha chiuso venerdì a 155,75 euro/t; se si torna indietro a soli due mesi e mezzo fa, è pur sempre un recupero del 16,4%. Andamento molto positivo anche a Chicago, dove il titolo di marzo 2015 ha chiuso venerdì a 395 cent/bushel dopo una settimana molto volatile, ma sostanzialmente in rialzo. Tra lievi alti e bassi ha recuperato anche il mercato fisico. A Bordeaux il prezzo fob è attualmente di 152 euro/t. In realtà non esiste alcun problema nel bilancio globale di approvvigionamento, ma le previsioni negative per il raccolto brasiliano (68 invece di 75 milioni di tonnellate) hanno dato agli operatori uno stimolo a coprire posizioni “lunghe” (ossia meglio un uovo oggi che una gallina domani), sostenendo per il momento il prezzo.

La domanda in Italia di orzo nazionale o estero continua a essere sostenuta, e di conseguenza i prezzi crescono. A Milano la quotazione ha segnato +3 euro/t (188,50 euro/t), così come anche a Bologna (188 euro/t). Il prezzo nominale a Rouen è di 172 euro/t, ma le ultime quotazioni sono di 182 euro/t fob. La richiesta internazionale è buona, e con il dollaro forte si possono riconquistare spazi per l’orzo comunitario.

L’Ente Risi rileva che le vendite di risone nell’ultima settimana di novembre hanno interessato 41.786 t: rispetto alla campagna precedente si registra un aumento di 91.818 t (+21,5%). Secondo le stime dei produttori di Confagricoltura il raccolto 2014 dovrebbe essere inferiore di oltre il 10% al risultato produttivo del 2013 (già sotto la media dei 5 anni precedenti). Prezzi stabili alla Borsa Merci di Vercelli, con una sola variazione per il Baldo, che aumenta di 10 euro/t, passando da 590-600 a 600-610 euro/t.  Sui mercati internazionali cala l’India Basmati Traditional (-100 dollari, ora a 1.650 dollari/t), il Vietnam 5% (-5 dollari, con prezzo a 390 dollari), il Pakistan 5% (-5 dollari, prezzo a 385 dollari) e il Pakistan 25% (-5 dollari, prezzo a 345 dollari). Aumenta l’India 5% (+5 dollari , prezzo fissato a 395 dollari)..

Per quanto riguarda la soia il mercato nazionale non registra particolari movimenti, salvo il calo di 4 euro/t registrato giovedì scorso a Bologna (341 euro/t) per i semi nazionali (-7 euro/t per i semi esteri). In netto recupero invece il Cbot: il future di gennaio ha chiuso venerdì a 1036 cent/bushel.