Bietole addio

01/04/2015

La campagna 2015 sarà la prima dopo molti anni che non vedrà più, nella nostra provincia, la coltivazione della barbabietola da zucchero.
Se si esclude un manipolo di “irriducibili” del Tortonese, nessun agricoltore alessandrino coltiverà più questa coltura, così importante in passato per noi agricoltori e per la nostra regione.
Lo zuccherificio di San Quirico, in provincia di Parma, che era rimasto l’unico a ritirare bietole dalla nostra provincia e dalla vicina provincia di Asti, a causa dei sempre maggiori costi di produzione, ha deciso di non ritirare più barbabietole se non entro un raggio di 100 km dallo stabilimento, così “tagliando fuori” i nostri agricoltori.
A nulla sono valsi i tentativi di mediazione della Regione Piemonte e delle Associazioni agricole; non si sono trovati i finanziamenti per attenuare il costo del trasporto, da sempre a carico dello zuccherificio e vero motivo della decisione di ridurre la superficie coltivata. La coltivazione della Barbabietola da zucchero era arrivata a coprire circa 17.000 ha, se si considera il bacino dello zuccherificio di Casei Gerola. Adattandosi bene ai nostri terreni ha consentito per anni un’ottima redditività per noi agricoltori e soprattutto era un esempio molto riuscito di collaborazione e di filiera agro-industriale.
La possibilità per i coltivatori di conoscere il prezzo del prodotto ad inizio campagna, unita alla gestione delle quote produttive, dava una serie di certezze che consentivano di programmare meglio la nostra attività e credo che questo sia quello che rimpiangiamo di più in un momento di volatilità dei mercati.
Non voglio ritornare sui motivi che hanno portato allo smantellamento della produzione di zucchero in Italia, che abbiamo a suo tempo aspramente contestato, ma dovremmo cercare in futuro di realizzare altri contratti di filiera sul modello bieticolo-saccarifero di allora, che consentano buoni redditi e programmazione a noi agricoltori.
Aggregazione fra produttori, contratti di rete fra agricoltori e contoterzisti, accordi economici con l’agroindustria. Gli strumenti li abbiamo, sta a noi metterli in pratica.

Luca Brondelli