Psr, gestione deludente. Il Piemonte fatica a spendere i fondi europei per l’agricoltura

29/08/2017
“Il Programma di sviluppo rurale del Piemonte (Psr), che dovrebbe essere lo strumento in grado di attivare investimenti virtuosi per la crescita del settore primario, si sta rivelando addirittura un elemento di ostacolo alle nuove iniziative delle imprese agricole”. Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, analizzando l’andamento del Psr nella regione subalpina, traccia un quadro a dir poco deludente della gestione delle risorse pubbliche a disposizione del settore primario per il periodo 2014-2020, che ammontano a un miliardo e 93 milioni. “C’è il rischio sempre più concreto di non riuscire a spendere tutti i soldi che il Piemonte ha a disposizione – ammonisce Allasia – ma la Regione pare non rendersi conto della gravità della situazione”. 
L’organizzazione degli imprenditori agricoli il 4 novembre scorso aveva organizzato a Torino un presidio davanti alla sede dell’Assessorato regionale all’Agricoltura per denunciare le difficoltà della programmazione regionale, dovute a un’impostazione macchinosa e incapace di fare da volano per le imprese agricole. I numeri forniti dal Ministero delle Politiche agricole, attraverso la Rete Rurale nazionale, evidenziano in modo inequivocabile la situazione di disagio manifestata da Confagricoltura. “Purtroppo i dati – spiega Allasia – ci dicono che avevamo ragione a essere preoccupati. Alla data del 30 giugno 2017, a fronte di una percentuale di avanzamento della spesa programmata ed effettivamente sostenuta che vede l’Italia nel suo complesso al 10,04%, il Piemonte si colloca in 14ª posizione tra le regioni e province autonome italiane, quartultimo tra le regioni più sviluppate, con solo il 6,08% della spesa effettivamente sostenuta, dietro a Sicilia, Calabria, Molise, Puglia e Basilicata”. I più virtuosi a spendere sono la provincia di Bolzano e il Veneto, mentre dopo il Piemonte ci sono Abruzzo, Campania, Valle d’Aosta, Liguria e, fanalino di coda, Friuli Venezia Giulia.
Bandi mal congegnati, applicativi che non funzionano a dovere e interpretazioni restrittive in fase di istruttoria – annota Confagricoltura – hanno finora determinato l’esclusione dalle graduatorie di un gran numero di aziende. Chi ha presentato le domande di contributo è rimasto in molti casi per lungo tempo “sospeso” e nell’impossibilità di realizzare l’investimento programmato, accumulando così ritardi dannosi per la competitività aziendale. “Le rassicurazioni dell’Assessorato – dichiara Allasia – non ci bastano più. Siamo costretti ad assistere quotidianamente a una serie di lentezze burocratiche e intoppi tecnici che stanno marginalizzando l’agricoltura nel contesto dell’economia regionale, accumulando ritardi sempre più pericolosi nella distribuzione dei fondi europei, con il rischio di perdere definitivamente risorse indispensabili per lo sviluppo del settore primario. Occorre un confronto aperto – conclude Allasia – e la presa d’atto della crisi in cui versa la gestione del Programma di sviluppo rurale, intervenendo con decisione a tutti i livelli, prima che sia troppo tardi”.