Senza grassi, glutine o zuccheri: il cibo «Free From» vale 6,9 miliardi

15/10/2020

In costante aumento i consumi di alimenti che vantano l’assenza di particolari componenti, favoriti anche da una maggiore consapevolezza di intolleranze e allergie

Fenomeno di consumo emergente degli ultimi anni nel mercato dei prodotti alimentari è sicuramente il successo del cosiddetto “healthy food”, il cibo sano e salutare, ma anche salutistico, che continua a trovare sempre più posto nel carrello della spesa degli italiani. Largo spazio, quindi, agli alimenti biologici, ai 100% vegetali, agli integratori, al mondo degli ingredienti benefici, ma anche a quelli funzionali ricchi di uno o più nutrienti (“rich-in”), e soprattutto a quelli caratterizzati dall’assenza o dalla minore presenza di un componente (“free from”). Sono compresi in questo mondo, ad esempio, i claim “pochi zuccheri”, “poche calorie”, “senza zucchero”, “senza olio di palma”, “senza grassi idrogenati”, “senza sale”, “senza aspartame”, “senza conservanti”, “senza Ogm”.

I dati dell’Osservatorio Immagino
In particolare, proprio riguardo al mondo del Free From, dall’analisi dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, realizzato in collaborazione con Nielsen, emerge che questo nei dodici mesi terminanti a giugno 2020 ha sviluppato un giro d’affari pari a 6,9 miliardi di euro, in crescita di +2,2% rispetto all’anno precedente. «Il trend positivo dell’ultimo anno – spiega Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy – è legato a una crescita della domanda influenzata dall’emergenza Covid-19 e dal periodo di lockdown (+4,5% l’effetto pull), mentre, il peso a valore di questi prodotti sul totale alimentare di ipermercati e supermercati arretra rispetto al passato, passando da un 26,9% registrato sull’anno terminante a giugno 2019 a un 25,4% dello stesso periodo del 2020. Si registra inoltre un calo di oltre 2 punti della pressione promozionale rispetto ai dodici mesi precedenti: 30,2% la pressione promozionale nell’anno terminante a giugno 2020 contro il 32,5% a giugno 2019».

A guidare la crescita del mondo del Free From nel periodo analizzato sono principalmente i prodotti senza antibiotici, con un ridotto contenuto di zuccheri, senza additivi e senza glutammato; si evidenzia invece un trend negativo per i claim che fanno riferimento ad un ridotto contenuto di grassi saturi, sale e calorie.

Una crescita costante
Sempre secondo l’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy, negli ultimi quattro anni i prodotti Free From sono la macro categoria che nei supermercati e ipermercati ha fatto registrare il giro d’affari più rilevante, contribuendo nel 2019 con una quota del 26,6% al sell-out dell’intero paniere food analizzato, potendo contare sul 18,3% dei prodotti. Tra i tanti messaggi che compongono questo universo dei free from, il “senza zuccheri aggiunti” è quello che nello scorso triennio ha evidenziato la maggiore vivacità, con tassi di crescita annui mai inferiori al 5% e con un 2019 in grande progressione (+9,1%), seguito dal “pochi zuccheri” (+7,6%).

L’aumento delle vendite di questa tipologia di prodotti è stato determinato dall’espansione dell’offerta, soprattutto nei segmenti delle bevande a base di frutta, delle confetture e degli yogurt. Un’attenzione, quella degli italiani al tema delle calorie che si conferma anche nel mondo dei prodotti adatti a chi soffre di intolleranze alimentari: i best performer sono, infatti, i prodotti “senza lattosio” (+3,6% rispetto l’anno precedente), la cui offerta si espande al 4,5% dei 71mila prodotti alimentari monitorati dall’Osservatorio Immagino, potendo contare su un cospicuo ampliamento dell’offerta e sulle buone performance di segmenti come gli affettati, i panificati e i latti fermentati.

Altri due componenti ai quali i consumatori hanno prestato attenzione sono gli additivi e il sale: i prodotti “senza glutammato” sono cresciuti del 4,9% e i “senza additivi” del 2,7%, mentre le referenze “senza sale” hanno mostrato un lieve calo. Tra i principali claim più in difficoltà i “senza grassi idrogenati” (-5,7%), i “senza Ogm” (-4%) e i “senza conservanti” (-2,8%).

Le vendite per gli intolleranti
Macro categoria molto dinamica è quella che comprende gli alimenti dedicati a chi soffre di intolleranze alimentari, principalmente glutine e lattosio, le cui vendite dal 2016 al 2019 si sono mantenute su buoni livelli di crescita, con le migliori performance registrate nel 2017. Si tratta di un comparto la cui offerta a scaffale è in continua espansione con referenze che vantano un livello di penetrazione significativo e consolidato presso le famiglie italiane (35%).

Ma a dominare il mercato dei prodotti per intolleranti – che generano 3,7 miliardi di euro di vendite (+2,6%) – sono proprio gli alimenti per celiaci, sia in termini di numero di referenze sia di sell-out. Sommando quelli con il claim “senza glutine” e quelli con il logo della spiga sbarrata dell’Associazione italiana celiachia (Aic) si arriva a oltre il 14% del paniere dei prodotti alimentari rilevati dell’Osservatorio Immagino e al 13,8% del giro d’affari alimentare totale del food monitorato. Tra le categorie che hanno contribuito alla crescita figurano gli elaborati di carne bovina, la pasta, la maionese e i surgelati.

Fonte: Il Sole24ore