Biologico: un passo avanti, ma con molti interrogativi

25/03/2014

Questo è il commento di Confagricoltura sulla bozza di nuovo regolamento del biologico presentata ieri dalla Commissione Europea. Se da un lato il testo permette, infatti, al mondo del biologico di aprirsi anche ad altri temi della sostenibilità, quale l’uso dell’acqua e dell’energia, dall’altro enuncia solo i principi generali del sistema bio, rimandando la parte applicativa ad atti delegati. Una procedura che, di fatto, esclude qualsiasi tipo di confronto con le associazioni degli imprenditori. Una filiera cosi importante come quella del biologico ha bisogno di regole condivise e non di atti delegati. L’Organizzazione ricorda il caso, lo scorso dicembre, dall’atto delegato che ha dettato le regole per l’etichettatura delle carni suine, avicole e ovine, che non ha certo seguito gli interessi dei consumatori e degli imprenditori agricoli. E anche sul capitolo dei controlli non sono state risolte le questioni fondamentali che sono state la causa degli scandali degli ultimi anni. E’ infatti rimasto in vigore il principio di equivalenza per l’importazione dei prodotti biologici da Paesi terzi, che sostanzialmente permette la pratica delle triangolazioni e mina tutto il mercato europeo del biologico. Confagricoltura sottolinea che l’Italia è uno dei Paesi più importanti per la produzione e trasformazione del biologico. E’ infatti al sesto posto nella classifica mondiale per superfici dedicate e al primo in Europa, mentre figura in ottava posizione per numero di aziende agricole biologiche a livello mondiale e sempre prima in Europa. In Italia circa il 3% del totale delle aziende agricole è biologico, con quasi il 9% della superficie agricola utilizzata (SAU). Tra esportazioni e consumi interni, nel nostro stato il giro d’affari complessivo del biologico ammonta, secondo gli ultimi dati FIBL-IFOAM, a circa 1,9 miliardi di euro (3,1 se si considera anche l’export) ed ha un peso sul valore totale del mercato europeo del bio dell’8%. Un fatturato che pone l’Italia al quarto posto al livello europeo, dietro Germania, Francia e Regno Unito e in sesta posizione nella classifica mondiale. La dinamicità del settore è testimoniata dall’andamento dei consumi interni. Numeri come quelli del bio, che nei primi dieci mesi del 2013 hanno visto crescere del 7,5% la spesa domestica (+30% nell’ultimo decennio), rappresentano una rarità in un panorama nazionale che sul fronte dei consumi mostra andamenti fortemente negativi in tutti i settori, alimentare compreso. Dati che fanno riflettere e che la dicono lunga sull’importanza di questo regolamento, che speriamo venga ripreso e discusso durante il prossimo semestre italiano in maniera più approfondita e con meno deleghe in bianco alla Commissione Europea.