PAC: uniti per la piattaforma della filiera agricola

01/03/2011

Molti di noi hanno ancora ben presente l’accorato appello che, in occasione del  suo intervento in chiusura degli Stati generali dell’agricoltura alessandrina, il presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, on. De Castro ha rinnovato a tutto il mondo agricolo italiano e soprattutto alle sue rappresentanze, affinché riuscissero a superare le annose divisioni e a definire una posizione unitaria che consentisse ai politici italiani di presentarsi a Bruxelles con un mandato forte ed univoco.
Le organizzazioni professionali agricole, in ragione di questa inderogabile esigenza, finalmente ben chiara a tutti, hanno congelato, almeno a livello politico, le differenze e le diffidenze degli ultimi anni, ottenendo così il grande risultato di incontrarsi, confrontarsi ed elaborare e sottoscrivere un documento unitario.
Questo documento, consegnato al ministro Galan lo scorso 22 febbraio, costituisce la piattaforma di posizione che tutta la filiera agricola (ad eccezione, per ora, della parte industriale) ha condiviso per prepararsi alla trattativa che vedrà l’Italia impegnata ai vari livelli di competenza nell’ambito della stesura della riforma della PAC prevista per il post 2013.
La Commissione europea, com’è noto, ha preparato solo una breve comunicazione che esprime obiettivi molto generali per il raggiungimento dei quali, a partire da ora, si lavorerà al fine di individuare ambiti di applicazione, strumenti e limiti.
Il documento unitario inizia appunto ad entrare nel merito e definisce criteri ed esigenze fondamentali per lo sviluppo dell’agricoltura italiana. Sono ben consapevole che si tratta solo del primo passo a cui seguirà tutta la fase di confronto fra le parti volto a raggiungere compromessi sui punti di contrasto che, scendendo nel pratico, certamente affioreranno numerosi. Tuttavia questo era forse il passo più difficile. Per i rappresentanti del mondo agricolo tornare a parlarsi rivolgendosi all’esterno con una voce sola, anche se limitatamente a determinate problematiche e senza dimenticare le peculiarità di ciascuno, rappresenta una condizione irrinunciabile per sperare di ottenere i risultati voluti.
Auspico che anche le altre parti in causa, in qualche modo, vadano fiere dell’accordo e lo difendano, anche nella comunicazione interna ed esterna, come parto comune. Confagricoltura in questo momento lo vuole fare, e volutamente evita ogni polemica sulle incomprensioni del recente passato. L’agricoltura italiana ha oggi bisogno di una voce forte e non dissonante e noi siamo al suo servizio.