Confagricoltura Piemonte in Assemblea

08/07/2010


Tempi lunghi, ampi dibattiti per delineare gli scenari futuri della politica agricola comune, ma le situazioni, i mercati, le competizioni evolvono troppo rapidamente. E le riforme comunitarie rischiano di essere vecchie prima ancora di essere varate.
Lo ha sottolineato il presidente nazionale Federico Vecchioni intervenendo a Chivasso (Torino) all’Assemblea della Confagricoltura del Piemonte dedicata alla riforma della Pac dopo il 2013, davanti agli imprenditori agricoli e ai funzionari provenienti da ogni parte della regione, inclusi il presidente Gian Paolo Coscia, il direttore Valter Parodi e altri delegati di Confagricoltura Alessandria.
“L’agricoltura sta vivendo una crisi spaventosa, con caduta di redditi, perdite di mercati, diminuzione degli investimenti. Va bene pensare alla riforma della politica agricola comune ‘post  2013’ ma non dimentichiamo che ci sono tutta una serie di interventi da affrontare nel ‘pre 2013’ - ha detto il presidente confederale -Ne abbiamo parlato anche con il commissario europeo Ciolos: vanno attivate senza indugi specifiche misure europee anticrisi”.
“A livello europeo - ha spiegato Federico Vecchioni - per l’agricoltura è necessario mantenere ed introdurre nuovi strumenti di mercato, tempestivi, accompagnati da reti di sicurezza che supportino  i produttori in presenza di crisi di mercato. Occorre anche compensare gli svantaggi competitivi connessi ai maggiori oneri che gli agricoltori europei sopportano, rispetto ad altri Paesi, in ossequio alle regole comunitarie. Il problema può essere affrontato anche istituendo un ‘fondo anticrisi’ che consenta di finanziare stoccaggi privati, interventi sull’offerta e sulla domanda per gestire i mercati in difficoltà”.
Il presidente della Confagricoltura ha quindi indicato alcuni obiettivi prioritari: semplificare gli interventi e le procedure; evitare
l’allocazione delle risorse a favore di soggetti estranei al mondo della produzione agricola e concentrarle invece su misure a vantaggio delle imprese puntando principalmente sull’aumento della competitività; compensare i produttori per gli svantaggi competitivi indotti dalla
normativa comunitaria di produzione più restrittiva rispetto a quella dei Paesi terzi; favorire la concentrazione produttiva.
Un’ulteriore ma rilevante questione riguarda infine la possibilità di erogare i pagamenti diretti in maniera selettiva: “Non accetteremo
- ha ribadito Vecchioni - proposte ingiustificate e dannose che compiano discriminazioni tra le imprese, magari penalizzando proprio quelle che sono economicamente più vitali”.