In breve del 9 Settembre 2014

09/09/2014

Il mercato dei cereali e dei semi oleosi  
Il mercato per il frumento tenero nazionale resta debole. A Milano il frumento panificabile è calato di un euro alla tonnellata (193 euro/t) ed aumenta invece il frumento di forza (+2 euro/t, come del resto anche i frumenti esteri di qualità superiore). Tutto invariato invece a Bologna, con il fino fermo a 194 euro/t. Prosegue il calo dei cruscami (-5 euro/t), invariate le farine. Insomma fatta eccezione per i frumenti di alta qualità (peraltro merce piuttosto rara), non sembra vi siano spazi per dei rialzi, almeno nel breve periodo.

Anche sulle piazze internazionali è stata una settimana di ribassi, salvo una piccola ripresa durante la sessione di venerdì. A Parigi il future di novembre ha chiuso a 172 euro/t, a Chicago (settembre 2014, oramai in scadenza) il fixing di venerdì è stato di 531,4 cent/bushel. L’unica buona notizia è che le scadenze successive sono più alte rispetto ai prezzi attuali, ma anche il future di dicembre del Cbot è in forte calo (535,2 cent/bushel). Il fatto è che gli stock di fine campagna in Canada sono stimati a 9,8 milioni di tonnellate rispetto ai 5,05 dello scorso anno. Se non fosse per i problemi logistici (dovuti allo scadente servizio di trasporto ferroviario) del Canada, il raccolto record del 2013 potrebbe influenzare pesantemente il mercato nei prossimi mesi.

Nonostante l’indebolimento dell’euro, anche le quotazioni per il frumento per pronta consegna sono in netto calo. Venerdì a Rouen il prezzo fob per il grano tenero francese standard era di 177 euro/t (-5 euro/t nel corso della settimana).

Purtroppo le previsioni di ribasso per il mais, sia estero sia nazionale, si stanno puntualmente verificando, e i possibili elementi di sostegno (crisi politiche internazionali, euro debole) sembrano non avere alcun effetto sui prezzi. A Milano il mais nazionale è calato di 6 euro alla tonnellata (189,50 euro/t), reagendo così al crollo della settimana precedente della borsa merci di Bologna, dove il listino ha segnato un ribasso di un euro (185 euro/t).

La settimana di Chicago è stata piuttosto movimentata e altamente volatile: mercoledì scorso il future di settembre è crollato di quasi 14 cent/bushel, salvo recuperare qualcosa tra giovedì e venerdì. L’ultima quotazione è di 346,4 cent/bushel. Meno drastico ma altrettanto netto il calo a Parigi del future di novembre, ormai stabilmente sotto i 150 euro/t (149 euro/t l’ultima quotazione).

Situazione analoga sul mercato fisico francese. A Bordeaux il prezzo fob di venerdì era di 147 euro/t, tendenza in calo.

La debolezza dei cereali, e in particolare di quelli per uso zootecnico, non poteva che avere ripercussioni negative anche sulle quotazioni dell’orzo. A Milano l’orzo nazionale pesante perde 2 euro alla tonnellata (171,50 euro/t), a Bologna un euro (177 euro/t).

In Francia l’orzo per pronta consegna reso al porto di Rouen vale ormai quanto il mais: 147 euro/t. Sul mercato mondiale si tratta per il momento della quotazione più vantaggiosa in assoluto, che infatti sta risvegliando l’interesse dei paesi importatori.

In attesa che riprendano a quotare i semi di soia nazionali, il mercato italiano inizia a recepire appieno i cali di prezzo al livello internazionale. A Milano la soia estera quota 413,50 euro/t (-16 euro/t), a Bologna 400,50 euro/t (-8 euro/t).

In calo anche il future di settembre sul Cbot, che si è però ripreso durante la sessione di venerdì per via delle previsioni meteo, che prevedono addirittura possibilità di gelate notturne negli USA. Il titolo ha chiuso a 1085,4 cent/bushel (novembre: 1021,4 cent/bushel).

I semi di colza a Parigi hanno oscillato tra i 322 e i 325 euro/t per chiudere venerdì a 325,25 euro/t. Considerando che lo scorso luglio il titolo di novembre aveva toccato il minimo stagionale (300,50 euro/t), il peggio sembra essere passato.