RIFORMA PAC: UNA PROPOSTA CHE NON SOSTIENE LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE

11/12/2011

Il Presidente Coscia esprime il giudizio di Confagricoltura Alessandria sulle prime ipotesi di riforma PAC

Non possiamo che condividere appieno il giudizio negativo che il nostro Presidente nazionale ha espresso sulle proposte per la nuova PAC 2014-2020, recentemente illustrate dalla Commissione Europea a Bruxelles.
Anche alla luce delle peculiarità dell’agricoltura alessandrina, appare infatti molto poco convincente quella che si sta delineando come una riforma demagogica e scarsamente attenta alle esigenze delle imprese produttive e moderne.
Dobbiamo comunque tener presente che prende il via oggi un lungo percorso negoziale che impegnerà i governi nazionali e il Parlamento europeo per tutto il 2012 su quelle che, pur ufficiali e meditate, sono pur sempre delle proposte.
Peraltro, il confronto è già iniziato anche nella fase di formulazione dei regolamenti ed i governi e le organizzazioni agricole hanno discusso con la Commissione nel merito delle nuove regole. Ne è la prova lo stralcio, chiesto da Confagricoltura e accolto, della scadenza del 2028 per la convergenza dei pagamenti diretti su un importo unico per tutti gli ettari coltivati nell’UE.
Le proposte della commissione delineano una PAC che non sostiene l’impresa agricola, sacrificandone l’efficienza economica, aggravandone gli oneri amministrativi e riducendone la possibilità di contribuire nei prossimi anni all’auspicata e necessaria crescita del PIL nazionale.

In questa direzione andrebbero in particolare le indicazioni della Commissione in materia di “greening”, che subordinano il pagamento di un terzo degli aiuti a maggiori impegni - e costi - di tipo ambientale, che appesantiscono gli obblighi già introdotti con le regole di condizionalità dei pagamenti diretti. Tra l’altro il prezzo che si vorrebbe far pagare all’agricoltura con queste nuove regole appare sproporzionato rispetto all’impatto dell’attività agricola sull’ambiente e all’uso che l’agricoltura fa delle risorse naturali ed in ogni caso poco efficace nei risultati.
Le regole principali del greening, quali le rotazioni obbligatorie ed il set aside, nonché molte delle misure previste dalla riforma ci sembrano in totale contraddizione con le esigenze di crescita produttiva e di mantenimento di scorte strategiche, indicate sia dalla FAO che dal G20 come strumenti indispensabili per gestire l’aumento tendenziale della domanda di cibo e la volatilità dei prezzi.
Se l’obiettivo delle proposte della Commissione era quello - ampiamente pubblicizzato - di orientare la Politica Agricola Comune a sostegno di un’agricoltura produttrice di beni e servizi tangibili per la collettività, bisogna dire che tale obiettivo non sembra sia stato colto.
Dobbiamo perciò continuare a sollecitare il Governo affinché vigili nel corso del difficile negoziato che lo attende, sulla tutela degli interessi vitali dell’agricoltura italiana e da parte nostra esercitare e sostenere tutte le azioni che si renderanno necessarie per favorire la modifica dell’impianto di una riforma dalle potenzialità dirompenti sulla nostra attività.

Ecco di seguito in estrema sintesi gli elementi che nel progetto della Commissione caratterizzerebbero il nuovo sistema di pagamenti diretti che costituisce il principale capitolo della Pac.

Tipologie di pagamenti

L’attuale sistema basato su pagamenti “storici” più la parte ancora “accoppiata” alla produzione e più i premi “articolo 68”, è destinato ad essere sostituito da un mix di pagamenti a disposizione degli agricoltori e che comprenderebbe:

  • un pagamento disaccoppiato di base uguale per tutto il territorio nazionale, o suddiviso su base regionale, o macro aree (es: Pianura Padana) calcolato dividendo il plafond finanziario a disposizione per gli ettari ammissibili (praticamente tutta la Sau comprese le foraggere) dichiarati il primo anno di entrata in vigore della riforma. A tale pagamento concepito con assegnazione di titoli, si sommerebbero:
  • un pagamento aggiuntivo ad ettaro per le aree soggette a vincoli naturali definite dagli Stati membri;
  • un pagamento aggiuntivo che compensa gli impegni cosiddetti di greening: In pratica tutti gli agricoltori con pagamento di base debbono rispettare tre tipologie di impegno:
    il mantenimento delle foraggere permanenti;
  • la diversificazione degli ettari a seminativi (le specie coltivate ad “arabili“ di un’azienda devono essere non meno di tre con una percentuale sulla superficie totale ad arabili di non meno del 5% e non più del 70% ciascuno). La diversificazione non si applica nei casi in cui i seminativi aziendali siano meno di tre ettari e nel caso di coltivazioni in sommersione (riso);
  • la destinazione di almeno il 7% di tutti gli ettari ammissibili aziendali (comprese le colture permanenti) ad “aree a focus ecologico” consistente in: messa a riposo; creazione di fasce tampone; elementi paesaggistici; imboschimento);
  • N.B: gli ettari a produzione biologica soddisfano senza altre condizioni gli impegni di greening e pertanto danno automaticamente luogo ai relativi pagamenti;
  • i tre impegni di greening (diversificazione, non riconversione delle foraggere e 7% di aree a focus ecologico) si applicano anche nelle “aree SIC e ZPS - direttive habitat ed uccelli” compatibilmente con gli obiettivi di tali direttive;
  • la non conformità al greening determina anche l’applicazione di sanzioni.
  • un pagamento aggiuntivo per i giovani agricoltori erogato per massimo cinque anni e consistente in pratica in un aumento del 25% dei pagamenti di base sino ad un massimo di 25 titoli, destinato agli agricoltori di età inferiore a 40 anni che si insediano per la prima volta o che si sono insediati da non più di cinque anni.
  • un pagamento accoppiato a particolari produzioni.
  • In alternativa, è possibile optare per un premio forfettario “piccolo agricoltore” fissato dagli Stati membri e compreso tra 500 e 1000 euro che sostituirebbe tutti i pagamenti di cui sopra, a patto di mantenere in conduzione una superficie pari ai titoli assegnati al “piccolo agricoltore” il primo anno di entrata in vigore della riforma.

Agricoltori attivi e tetti massimi

Da notare tre aspetti della proposta:

  • tutti i pagamenti diretti sono riservati ai soli agricoltori “attivi” definiti (a livello comunitario) come soggetti, persone fisiche o giuridiche che ricevono pagamenti diretti in misura superiore al 5% delle entrate che ricavano da tutte le attività non agricole durante l’ultimo anno fiscale e che realizzano sulla maggior parte delle superfici agricole utilizzabili per coltivazione o pascolamento, un minimo di attività agricola così come definita dagli Stati membri. La regola dell’agricoltore attivo non si applica ai beneficiari che ricevono meno di 5 mila euro.
  • i pagamenti sono prima ridotti progressivamente (“degressività”): tra 150 e 200 mila (meno 20%), tra 200 e 250 mila (meno 40%) e tra 250 e 300 mila (meno 70%). Oltre 300 mila di pagamenti diretti nulla è versato al beneficiario (“plafonamento”). Le somme “imponibili” a degressività e plafonamento sono il totale dei pagamenti diretti meno il costo complessivo, compresi i contributi, della manodopera impiegata nell’azienda beneficiaria e della componente greening del pagamento;
  • è confermato il tetto minimo per le erogazioni di 100 euro o di un ettaro a scelta dello Stato membro che può modificare queste soglie (l’Italia può elevare i 100 euro sino a 400 euro e ridurre il minimo di superficie a 0,25 ha).

Risorse finanziarie

Per erogare tutti i pagamenti diretti, l’Italia potrebbe contare su 4,2 miliardi nel 2014, ridotti in base all’impatto di degressività e plafonamento, che si ridurrebbero comunque gradualmente a 3,8 nel 2017. Poi sarà fissato anche lo stanziamento dello sviluppo rurale, non ancora noto.

Significativo il calo del plafond per l’Italia che ammonta a circa il 7% (da 4,2 a 3,8 miliardi di euro entro il 2017) ed dovuto oltre che alla riduzione generalizzata anche alle modalità di ripartizione basate esclusivamente sul dato di superficie e non di PLV, che sarebbe molto più favorevole all’Italia, caratterizzata da un’agricoltura più intensiva rispetto alla media degli altri stati aderenti.

Il nuovo sistema entra in vigore dal 2014. L’attuale regime, dal momento che cessa al 2012, verrebbe esteso con una norma transitoria a tutto il 2013.

Degna di nota poi la previsione di una gradualità di transizione dal vecchio sistema storico al nuovo sistema che in sostanza prevede che il passaggio al sistema di pagamento unico disaccoppiato nazionale (o regionale) sia completato entro il 2019 ma che questo sistema di “regionalizzazione” in vigore ripetiamo da subito, possa essere limitato al 40% del plafond, prevedendo che la rimanente parte sia utilizzata per aumentare i pagamenti ai beneficiari per i quali risulti una riduzione dei trasferimenti rispetto al 31 dicembre 2013. Questa maggiorazione dovrebbe decrescere dal 2014 al 2019 e sarebbe erogata non sui titoli ma come pagamento supplementare.

E’ invece venuta meno rispetto alle prime bozze di regolamento circolate la previsione di unificare entro il 31 dicembre 2028 tutti i pagamenti di base disaccoppiati in tutti i Paesi dell’Ue.

Interessanti infine i limiti finanziari che delimiterebbero il campo di azione degli Stati membri. Infatti, rispetto al plafond nazionale complessivo:
il 30% di questa somma dovrà essere destinata obbligatoriamente ai pagamenti di greening.
Sino al 10% potrà essere destinata ai premi ai piccoli agricoltori;
Sino al 2% ai pagamenti diretti ai giovani;
Sino al 5% ai pagamenti alle aree con svantaggi naturali;
Sino al 5%, elevabile al 10% per l’Italia ed anche oltre su autorizzazione della Commissione, ai pagamenti accoppiati.
Sino al 5% a favore delle misure di sviluppo rurale

Si arriverebbe così a vincolare potenzialmente addirittura sino al 62% del tetto finanziario disponibile. E’ solo la rimanente parte che sarebbe a disposizione per i pagamenti disaccoppiati e per il regime di gradualità dal vecchio al nuovo sistema.  Occorrerà pertanto molta attenzione nel negoziato di approvazione dei regolamenti alla fissazione di tali percentuali. Anche maggior importanza avrà, successivamente, il capitolo delle scelte nazionali nell’ambito di queste specifiche tipologie di aiuto opzionale.

Area economica
curata da
ROBERTO GIORGI