Il Presidente Coscia esprime il giudizio di Confagricoltura Alessandria sulle prime ipotesi di riforma PAC
Non possiamo che condividere appieno il giudizio negativo che il nostro Presidente nazionale ha espresso sulle proposte per la nuova PAC 2014-2020, recentemente illustrate dalla Commissione Europea a Bruxelles.
Anche alla luce delle peculiarità dell’agricoltura alessandrina, appare infatti molto poco convincente quella che si sta delineando come una riforma demagogica e scarsamente attenta alle esigenze delle imprese produttive e moderne.
Dobbiamo comunque tener presente che prende il via oggi un lungo percorso negoziale che impegnerà i governi nazionali e il Parlamento europeo per tutto il 2012 su quelle che, pur ufficiali e meditate, sono pur sempre delle proposte.
Peraltro, il confronto è già iniziato anche nella fase di formulazione dei regolamenti ed i governi e le organizzazioni agricole hanno discusso con la Commissione nel merito delle nuove regole. Ne è la prova lo stralcio, chiesto da Confagricoltura e accolto, della scadenza del 2028 per la convergenza dei pagamenti diretti su un importo unico per tutti gli ettari coltivati nell’UE.
Le proposte della commissione delineano una PAC che non sostiene l’impresa agricola, sacrificandone l’efficienza economica, aggravandone gli oneri amministrativi e riducendone la possibilità di contribuire nei prossimi anni all’auspicata e necessaria crescita del PIL nazionale.
In questa direzione andrebbero in particolare le indicazioni della Commissione in materia di “greening”, che subordinano il pagamento di un terzo degli aiuti a maggiori impegni - e costi - di tipo ambientale, che appesantiscono gli obblighi già introdotti con le regole di condizionalità dei pagamenti diretti. Tra l’altro il prezzo che si vorrebbe far pagare all’agricoltura con queste nuove regole appare sproporzionato rispetto all’impatto dell’attività agricola sull’ambiente e all’uso che l’agricoltura fa delle risorse naturali ed in ogni caso poco efficace nei risultati.
Le regole principali del greening, quali le rotazioni obbligatorie ed il set aside, nonché molte delle misure previste dalla riforma ci sembrano in totale contraddizione con le esigenze di crescita produttiva e di mantenimento di scorte strategiche, indicate sia dalla FAO che dal G20 come strumenti indispensabili per gestire l’aumento tendenziale della domanda di cibo e la volatilità dei prezzi.
Se l’obiettivo delle proposte della Commissione era quello - ampiamente pubblicizzato - di orientare la Politica Agricola Comune a sostegno di un’agricoltura produttrice di beni e servizi tangibili per la collettività, bisogna dire che tale obiettivo non sembra sia stato colto.
Dobbiamo perciò continuare a sollecitare il Governo affinché vigili nel corso del difficile negoziato che lo attende, sulla tutela degli interessi vitali dell’agricoltura italiana e da parte nostra esercitare e sostenere tutte le azioni che si renderanno necessarie per favorire la modifica dell’impianto di una riforma dalle potenzialità dirompenti sulla nostra attività.
Ecco di seguito in estrema sintesi gli elementi che nel progetto della Commissione caratterizzerebbero il nuovo sistema di pagamenti diretti che costituisce il principale capitolo della Pac.
Tipologie di pagamenti
L’attuale sistema basato su pagamenti “storici” più la parte ancora “accoppiata” alla produzione e più i premi “articolo 68”, è destinato ad essere sostituito da un mix di pagamenti a disposizione degli agricoltori e che comprenderebbe:
Agricoltori attivi e tetti massimi
Da notare tre aspetti della proposta:
Risorse finanziarie
Per erogare tutti i pagamenti diretti, l’Italia potrebbe contare su 4,2 miliardi nel 2014, ridotti in base all’impatto di degressività e plafonamento, che si ridurrebbero comunque gradualmente a 3,8 nel 2017. Poi sarà fissato anche lo stanziamento dello sviluppo rurale, non ancora noto.
Significativo il calo del plafond per l’Italia che ammonta a circa il 7% (da 4,2 a 3,8 miliardi di euro entro il 2017) ed dovuto oltre che alla riduzione generalizzata anche alle modalità di ripartizione basate esclusivamente sul dato di superficie e non di PLV, che sarebbe molto più favorevole all’Italia, caratterizzata da un’agricoltura più intensiva rispetto alla media degli altri stati aderenti.
Il nuovo sistema entra in vigore dal 2014. L’attuale regime, dal momento che cessa al 2012, verrebbe esteso con una norma transitoria a tutto il 2013.
Degna di nota poi la previsione di una gradualità di transizione dal vecchio sistema storico al nuovo sistema che in sostanza prevede che il passaggio al sistema di pagamento unico disaccoppiato nazionale (o regionale) sia completato entro il 2019 ma che questo sistema di “regionalizzazione” in vigore ripetiamo da subito, possa essere limitato al 40% del plafond, prevedendo che la rimanente parte sia utilizzata per aumentare i pagamenti ai beneficiari per i quali risulti una riduzione dei trasferimenti rispetto al 31 dicembre 2013. Questa maggiorazione dovrebbe decrescere dal 2014 al 2019 e sarebbe erogata non sui titoli ma come pagamento supplementare.
E’ invece venuta meno rispetto alle prime bozze di regolamento circolate la previsione di unificare entro il 31 dicembre 2028 tutti i pagamenti di base disaccoppiati in tutti i Paesi dell’Ue.
Interessanti infine i limiti finanziari che delimiterebbero il campo di azione degli Stati membri. Infatti, rispetto al plafond nazionale complessivo:
il 30% di questa somma dovrà essere destinata obbligatoriamente ai pagamenti di greening.
Sino al 10% potrà essere destinata ai premi ai piccoli agricoltori;
Sino al 2% ai pagamenti diretti ai giovani;
Sino al 5% ai pagamenti alle aree con svantaggi naturali;
Sino al 5%, elevabile al 10% per l’Italia ed anche oltre su autorizzazione della Commissione, ai pagamenti accoppiati.
Sino al 5% a favore delle misure di sviluppo rurale
Si arriverebbe così a vincolare potenzialmente addirittura sino al 62% del tetto finanziario disponibile. E’ solo la rimanente parte che sarebbe a disposizione per i pagamenti disaccoppiati e per il regime di gradualità dal vecchio al nuovo sistema. Occorrerà pertanto molta attenzione nel negoziato di approvazione dei regolamenti alla fissazione di tali percentuali. Anche maggior importanza avrà, successivamente, il capitolo delle scelte nazionali nell’ambito di queste specifiche tipologie di aiuto opzionale.