Tagli a ripetizione sui titoli PAC

18/08/2017

Pessime notizie per gli agricoltori sul fronte del valore dei titoli disaccoppiati PAC.

AGEA ha comunicato, senza nessun clamore, tagli vari al valore dei titoli, alcuni previsti dai regolamenti comunitari, altri del tutto inaspettati e dovuti ad errori di calcolo iniziale o a esigenze “straordinarie”.

Il taglio più consistente è quello riservato ai titoli da riserva attribuiti alle zone svantaggiate che per la nostra provincia si identificano con le zone montane.

Ricordiamo sommariamente che per poter accedere alla riserva nazionale, che  è finanziata con un plafond pari a una quota del 3% dei contributi PAC totali, è necessario rientrare in una delle fattispecie individuate dalla normativa comunitaria.

Per due di queste - giovani agricoltori (fattispecie A) e nuovi agricoltori (fattispecie B) l’accesso è garantito e sicuro. Esistono invece altre fattispecie per le quali l’assegnazione non è garantita e deve rientrare nella quota suddetta del 3%.

La più utilizzata fra queste è stata nel 2015  quella destinata ad evitare che le terre siano abbandonate (fattispecie C) riservata appunto alle aree svantaggiate.

Come sopra anticipato per questa categoria di soggetti è prevista la più forte riduzione del valore dei titoli PAC ottenuti nel 2015 che ammonterà al 27.5%. Tale riduzione è dovuta ad un grande splafonamento riscontrato sulla dotazione destinata alla riserva. Splafonamento facilmente prevedibile, da tutti tranne che AGEA,  in considerazione dell’abbondanza di zone svantaggiate presenti sul territorio nazionale.  

Tanto è  vero che per il 2016 non sono nemmeno state prese in considerazione le richieste per tutte le fattispecie diverse dalla A e dalla B, in quanto non vi era capienza e nessun titolo è stato assegnato.

Proprio l’assenza di capienza del fondo per la riserva nazionale unita all’assegnazione garantita per le due fattispecie giovani e nuovi agricoltori ha causato un ulteriore taglio su tutti i titoli (compresi quelli da riserva) con la riduzione lineare dell’1,45% utilizzato per finanziare le due fattispecie garantite.

Quest’ultima riduzione contrariamente a quella per i titoli da riserva in zona montana che vale dal 2015, si applicherà a partire dal 2016.

Trattandosi ovviamente di campagne già liquidate, assisteremo purtroppo a recuperi operati dagli organismi pagatori sui prossimi pagamenti.

Occorre anche sottolineare che si tratta di tagli permanenti che varranno per tutte le annualità previste dalla riforma e quindi fino al 2020.

Per tutti i titoli da riserva vi è poi l’adeguamento, previsto dalla normativa comunitaria, al plafond totale PAC che com’è noto scende anno dopo anno con una  erosione del valore del titolo di qualche euro all’anno.

Per i titoli da riserva delle zone svantaggiate va infine segnalato che non potendo diminuire il valore unitario del titolo da riserva, che deve rimanere uguale per tutte le fattispecie, AGEA ha previsto un taglio del numero dei titoli “di montagna” anziché del loro valore unitario, con la trasformazione di tanti titoli da riserva in titoli “base” (di minor valore) quanti ne servono per  ottenere la decurtazione voluta.

A parzialissima consolazione va sottolineato che il taglio del 27.5% per i titoli di montagna si applica solo sull’incremento del valore del titolo base ottenuto grazie alla riserva. Ad esempio se un’azienda possedeva titoli di base ottenuti con i calcoli classici (pagato 2014 spalmato sugli ettari ammissibili 2015) pari a 150 €/titolo incrementati grazie alla riserva a 228.76 euro nel 2015, il taglio sarà calcolato solo sull’incremento di  78,76 euro. C’è però da dire che i titoli base in queste realtà erano spesso molto bassi e quindi hanno avuto un incremento notevole dall’accesso alla riserva, ben superiore a quello del nostro esempio.

 Appare evidente che si tratta di riduzioni estremamente importanti, che cambiano le carte in tavola a giochi fatti e che potenzialmente possono causare gravissimi danni agli agricoltori coinvolti.

Ancora una volta assistiamo a leggerezze ed errori da parte della pubblica amministrazione che con superficialità ed inaccettabili ritardi prende decisioni straordinariamente pesanti (presentandole, fra l’altro, come ordinaria amministrazione)  che danneggiano l’intero settore agricolo e particolarmente soggetti che operano in territori svantaggiati.