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marzo 2014

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T MAT FARM

Società Agricola S.P.A.

………….. il sapore del Pomodoro Piemontese ………….. il sapore del Pomodoro Piemontese

15068 Pozzolo Formigaro (AL) Str. Bissone, 1 TEL: 0143.419083 FAX: 0143.319203

SITO: www.tomatofarmsrl.it

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on questa affermazione forte e voluta-mente provocatoria il presidente Bron-delli ha aperto il suo intervento durante le assemblee di zona. Ha poi chiarito il concetto ricordando che il periodo che sta attraversando ora la nostra agricoltura è un periodo partico-lare. La richiesta di esportazione in tutto il mondo continua ad essere buona, in contrap-posizione però il terreno da coltivare è sempre meno, in aperto contrasto con la crescita espo-nenziale di bocche da sfamare nel mondo. L’obiettivo su cui concentrarsi dovrebbe essere quello di riuscire a raddoppiare le produzioni odierne per far fronte alle esigenze alimentari del mondo. Oggi invece , in Italia, lavoriamo oppressi dalla burocrazia, che ci paralizza con una serie di vincoli di ogni genere. Tante, troppe cose frenano le attività delle imprese. La politica promette da troppo tempo di affrontare e risol-vere il problema della semplificazione norma-tiva ma lo scenario politico che si presenta ai nostri occhi in questo momento risulta essere sconfortante e inaccettabile da ogni punto di vista: sei ministri cambiati in tre anni, una vera follia, e si ricomincia ogni volta daccapo, per riallacciare i rapporti con i politici e con l’appa-rato amministrativo che, agli alti livelli, con-tinua a cambiare assieme ai ministri. Il livello locale non è da meno: dalla fine di marzo le Province dovrebbero cessare di esi-stere, e la domanda che si ripete è, ovviamente, chi si occuperà della gestione effettuata finora dalle stesse; il tanto conclamato risparmio di denaro e risorse auspicato grazie all’accorpa-mento degli enti provinciali a quelli regionali come si farà sentire a livello pratico?

Nello specifico del mondo agricolo poi, ad oggi, non c’è ancora il nuovo PSR, e l’Amministra-zione si trova costretta a scrivere le norme che ci accompagneranno per i prossimi sei anni in au-tonomia senza una visione completa europea e nazionale, e noi continuiamo a non avere un in-terlocutore politico, con il quale confrontarci. La complicazione burocratica dei PSR italiani è incredibile, pensiamo, solo a titolo di esempio,

che in Italia le norme di tali programmi sono state scritte su circa 2000 pagine per Regione (addirittura 2600 pagine in Puglia!). In Ger-mania i PSR sono solo 4 e scritti su 300 pagine ciascuno!

La riforma della PAC nell’attuale versione non ha riscontrato che le lamentele e il disappunto di tutta la realtà agricola e piace sempre di meno. Tanti problemi e contraddizioni: obbligo di ter-reni lasciati vuoti, a riposo, dotazione finan-ziaria decisamente ridotta rispetto al periodo precedente. Aumenta la complicazione delle procedure; quindi, in sintesi, solo segnali nega-tivi. Gli aiuti stabiliti per i seminativi nei pros-simi anni dovranno tendere ad un valore quanto più omogeneo possibile in tutta Europa, con ri-sorse ridotte a disposizione di 28 paesi membri, contro i 17 aventi diritto nella precedente ri-forma. L’Unione Europea abbastanza travolta dalle difficoltà di varare una riforma snella ed equa ha distribuito l’importo disponibile fra i singoli paesi lasciando a ciascuno di essi l’onere di organizzare in proprio l’allocazione delle ri-sorse. Però mentre la Spagna e buona parte dei paesi del nord Europa hanno già assunto tutte o gran parte delle decisioni base della riforma e gli agricoltori di quei paesi conoscono il valore con-creto dei loro aiuti, l’Italia è ancora in una situa-zione di completo stallo.

Alcune scelte parrebbero già acquisite come ad esempio il livello di regionalizzazione degli im-porti dei titoli che dovrebbe essere unico su scala nazionale ed il tipo di tutela della aziende storiche che si concretizzerebbe nella cosiddetta convergenza parziale o “modello irlandese”; e trattasi comunque di notizie ufficiose anche se di fonte controllata. La definizione di agricol-tore attivo, l’applicazione del pagamento redi-stributivo, le soglie minime e massime di premio, l’applicazione dei pagamenti disaccop-piati e i settori a cui riservarli sono invece ancora materia di confronto e forse scontro e si teme che l’ufficializzazione delle scelte sia ancora piuttosto lontana.

Nella regione Piemonte, si prevede, fortunata-

mente, che la riforma non penalizzerà troppo le aziende, in quanto gli aiuti oggi spettanti risul-tano essere già più bassi rispetto ad alcune altre Regioni del Paese, come ad esempio la vicina Lombardia e la prevista redistribuzione non ab-batterà più di tanto il loro valore.

Il concetto di “agricoltore attivo”, come detto, è ancora da definire per il nostro Paese e su questo argomento il confronto è particolar-mente acceso: potrebbero essere considerati tali ad esempio coloro che hanno una partita IVA at-tiva: si pensi che delle 1.200.000 domande PAC della scorsa programmazione solo 700.000 erano le aziende titolari di partita Iva e di queste solo 350.000 erano IAP e CD. L’importante è che lo status di agricoltore attivo sia facilmente controllabile per evitare di produrre ancora inu-tile burocrazia, salvaguardando comunque il principio di una giusta ripartizione delle risorse. Anche il limite minimo per percepire la PAC è ancora in fase di discussione, parrebbe voler es-sere stabilito intorno alla cifra di 400 euro, per evitare che si possano presentare domande che costino al sistema più del contributo che viene erogato.

L’agricoltura va bene, le nostre aziende meno!

Mario Rendina Marco Ottone Marco Castelli Giovanni Ferrara

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