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Risponde Mario Rendina responsabile del servizio sindacale di Confagricoltura Alessandria.

L

eggiamo la lettera del socio e le ragioni esposte, segnalando che la nostra Organizzazione da sempre, si confronta con le istitu-zioni sul problema dei fondi che a seguito delle realizzazioni di opere di difesa sono divenuti soggetti a pe-riodiche inondazioni. Abbiamo chiesto interventi agevolativi struttu-rali a favore delle aziende agricole interessate, quali il riconoscimento di zona svantaggiata, l’esenzione da ogni tipo di tassazione, la possibi-lità, oggi esclusa, di assicurare le col-ture e soprattutto il risarcimento dei danni causati dal deprezzamento del patrimonio aziendale.

A questo proposito su iniziativa spontanea di numerosi agricoltori affittuari e proprietari di terreni ubi-cati in queste aree, si è costituita l’as-sociazione “Amare Terre” che af-fianca le azioni e gli interventi di Confagricoltura Alessandria. Per quanto riguarda i recenti inaspri-menti fiscali su fabbricati rurali e ter-reni agricoli (IMU) continua la no-stra azione per ottenere modifiche, deroghe e alleggerimenti ai provve-dimenti attualmente in discussione in Parlamento. Le iniziative intra-prese sono state già ampiamente il-lustrate sulle pagine di questo gior-nale e sul nostro sito.

Dobbiamo comunque rilevare che la decisione di non pagare le imposte stabilite da disposizioni di legge, non può che rimanere iniziativa del singolo, che se ne assume la piena responsabilità.

Riceviamo da un nostro associato e pubblichiamo riassumendo per ragioni di spazio.

Spett.le Redazione de L’ARATRO

A proposito di IMU…

“Io che l’anno scorso non ho pagato l’ICI”

Mi chiamo Pasino Ivano, della cascina “La Presidenta” di Valle San Bar-tolomeo, comune di Alessandria.

Da 19 anni pago una ICI sui terreni da 600 euro annui che, ad oggi, som-mano circa 10.000 euro. Con questa tassa comunale è evidente che mi stia ricomprando di anno in anno la mia stessa terra.

La scorsa primavera ho detto “BASTA: NON PAGO PIU’!”. Anche perché nel 2003, è intervenuto un fattore fortemente discriminante causato dal Magispò e dallo Stato.

I miei terreni, con la costruzione dei nuovi argini, sono stati usati come vere e proprie casse d’espansione per mettere in sicurezza le città. Dove arrivava mezzo metro di piena ogni venti anni, oggi, a causa degli argini, arriva un metro e mezzo di piena un anno sì e un anno forse; un anno mi soffoca il grano, l’anno dopo devo seminare il mais a giugno. Se i miei terreni sono stati messi a servizio della collettività, se oggi hanno una redditività dimezzata e, se, all’interno degli argini, e non solo, sono diventati di fatto una zona svantaggiata…come potrei pagare una tassa che proprio in questi mesi sta cambiando non solo il nome, da ICI a IMU, ma sta modificando le cifre dovute in modo esponenziale? Mi auguro che le istituzioni pubbliche dallo Stato al Comune, alle quali sottopongo le mie palesi ragioni di cittadino svantaggiato , sappiano ri-solvere nel più breve tempo possibile positivamente questa annosa pro-blematica.

Alessandria, 3 aprile 2012

Pasino Ivano

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