Fitta agenda di incontri a Bruxelles per il presidente nazionale di Confagricoltura Giansanti: «Serve una Pac a misura dell'impresa agricola»

02/05/2017

“La Pac va ripensata, ma non servono strumenti definiti a tavolino. Al centro del percorso di riforma va posta l’impresa agricola, che produce, che garantisce occupazione, che innova, che sta sul mercato (e ci deve rimanere); l’impresa che mitiga e si adatta ai cambiamenti climatici, che è al servizio del consumatore, cui garantisce alimenti sani e di qualità”. Lo ha sostenuto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in occasione dei numerosi incontri istituzionali della tre giorni a Bruxelles.

Il presidente ha partecipato ai lavori del Praesidium del Copa-Cogeca (l’organizzazione europea che raggruppa più di sessanta organizzazioni agricole e cooperative dell’Unione Europea) che si è focalizzato proprio sulla riforma della politica agricola comune post 2020 e sui contenuti del regolamento ‘omnibus’, per semplificare e sburocratizzare la Pac.

Fitta l’agenda di appuntamenti di Massimiliano Giansanti. Nell’incontro di Farm Europe (il think tank nato per stimolare il dibattito sulla Ue, di cui Confagricoltura è partner) ha richiamato la necessità che “la Pac possa contare su un bilancio adeguato, sicuramente sempre più giustificato dalle sfide e dalle sollecitazioni che provengono dalla società civile, in termini di attenzione all’alimentazione ed all’ambiente”.

Anche nel colloquio con il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, Giansanti ha ricordato come il recupero del senso dell’Unione europeo debba passare dal rilancio della politica agricola comune: “Gli obiettivi iniziali della Pac, sanciti dal Trattato, sono ancora validi ma dimentichiamo spesso che al centro c’è la produttività, lo sviluppo tecnologico ed un tenore di vita equo e stabile delle imprese agricole – ha osservato -. Per questo è fondamentale che la Pac possa contare su un bilancio adeguato e strumenti in linea con le esigenze dei nostri imprenditori”.

Con Tajani, Giansanti si è soffermato pure sui temi della Brexit e poi sul futuro dell’Unione europea. “La Brexit – ha detto il presidente di Confagricoltura - ha provocato uno shock politico, ora bisogna evitare che provochi uno sconvolgimento economico. Il processo va governato, evitando ostacoli agli scambi e che comparti già in difficoltà possano andare incontro a nuovi squilibri di mercato”.

La difesa del made in Italy, l’italian sounding, l’etichettatura, sono stati approfonditi con l’ambasciatore Giovanni Pugliese, rappresentante permanente aggiunto d’Italia presso la UE. Giansanti ha espresso “la necessità di etichettature obbligatorie dell’origine a livello europeo ed il no a semafori fuorvianti e non veritieri. Il consumatore va informato e messo nelle condizioni di fare scelte consapevoli”.

Il regolamento omnibus (che dovrebbe essere definito entro il prossimo autunno per entrare in vigore nel 2018) è stato approfondito con Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo e relatore principale per il PE sull’omnibus. “Non possiamo permetterci ha dichiarato Giansanti - di perdere un’occasione cosi importante per sburocratizzare, rendere più facile la vita delle imprese che rappresentiamo. Lo si può fare semplificando il greening, che costituisce uno strumento troppo complesso per essere efficace, che ingessa soprattutto le aziende più competitive, ma anche sul sostegno accoppiato, a nostro avviso essenziale per far fronte all’incapacità degli strumenti a disposizione per rispondere alle crisi ricorrenti. Occorre poi migliorare l’efficacia delle misure di sviluppo rurale, pure da semplificare in vari aspetti, ed intervenire su alcune norme dell’Ocm unica che riguardano settori chiave della nostra agricoltura”.

Giansanti si è anche confrontato con molteplici europarlamentari (Mara Bizzotto, Salvatore Cicu, Herbert Dorfmann, Giovanni La Via, Matteo Salvini, Marco Zullo) sui temi del commercio internazionale, della competitività sul mercato globale, dell’ambiente. “Le regole commerciali – ha concluso il presidente di Confagricoltura - devono essere rese più eque. Gli accordi devono comportare l’eliminazione delle barriere che ostacolano il nostro export ed essere davvero di mutuo vantaggio; le concessioni devono evitare squilibri ai nostri mercati. L’attuale crisi del comparto del riso lo testimonia, penalizzato dalle importazioni selvagge dai Paesi Meno Avanzati. Servono poi reciprocità dei requisiti e controlli più incisivi sulle merci in entrata nel territorio della Ue, anche per evitare la diffusione di patologie vegetali oggi assenti”.