In breve del 26 Giugno 2014

26/06/2014

Accertamenti bloccati per le aziende virtuose
Da ieri (25 giugno) è in vigore il cosiddetto “decreto crescita” (DL numero 91/2014) che stabilisce, all’art. 6, che le aziende agricole virtuose vengano escluse dagli accertamenti. Inps e ministero del lavoro dovranno, infatti, orientare gli accertamenti  verso le imprese non aderenti alla nuova “rete di lavoro agricolo di qualità”, cui possono aderire le imprese in regola con le norme sul lavoro e fiscali.

 
Latte, chi ha sbagliato è ora che paghi
La Corte dei Conti ha formalmente chiesto al Governo un chiarimento in merito alle misure che avrebbe dovuto adottare entro la fine di maggio per recuperare dai produttori di latte le multe dovute al superamento delle quote. Si tratta di 1,4 miliardi di euro pagati dallo Stato al posto di quegli allevatori che dal 1995 al 2009 hanno prodotto più latte di quanto consentito. La cifra anticipata dall’Italia non è ancora stata restituita dagli allevatori responsabili della sovrapproduzione e per questo il nostro Stato rischia addirittura una procedura d’infrazione Ue. Anche se il Collegio si riunirà a luglio. “Confagricoltura ha sempre chiesto che gli allevatori splafonatori corrispondessero le multe – afferma il presidente della Federazione di Prodotto Bovini da Latte della Confederazione, Luigi Barbieri – in una logica di rispetto delle norme valida per tutti. Il risultato di queste denunce a cui non sono mai seguiti seri provvedimenti, insieme all’azione di certe forze politiche apertamente schieratesi a difesa dei cosiddetti Cobas del latte, è oggi evidente: distorsione del mercato, concorrenza sleale, accumulo di multe milionarie, gravi danni all’erario e persino una procedura d’infrazione Ue. E’ assurdo – prosegue Barbieri – che mentre in Europa si parla del post-quote, in Italia si stia ancora discutendo di come e se far pagare chi, volutamente e ripetutamente, ha deciso di non rispettare la legge”. Le imprese totalmente inadempienti sono circa 2000, un numero ridotto rispetto alla grande maggioranza dei 38mila allevatori che si sono messi in regola. “Eppure – accusa Barbieri – questa parte minoritaria getta fango su tutto il comparto. Una vera beffa ai danni di quei produttori che hanno sempre pagato, e che in alcuni casi stanno ancora corrispondendo le rate dei mutui accesi per acquistare i diritti di produzione”.

Nella vicenda non sono stati danneggiati soltanto gli agricoltori rispettosi della legge ma l’intera comunità, considerato che le multe sono state messe a carico del bilancio statale. Anche per questo Confagricoltura si è battuta e continua a battersi sia sul territorio che a livello politico-sindacale affinché in questa vergognosa vicenda prevalga un principio di legalità: “anche se negli ultimi quattro anni l’Italia non ha mai superato le quote chi ha sbagliato deve rispondere. Chiediamo al Governo di chiudere questa storia infinita, anche se in ritardo”.

 
Cala il patrimonio suinicolo
Sulla base delle rilevazioni del Rapporto dei servizi coordinati di controllo Ipq-Ineq nel 2013 si è registrato un calo del numero di scrofe pari al 4,7%. In diminuzione anche il numero delle scrofaie, -5,6% e quello dei suini certificati per il circuito Dop pari a un -2,8%. Gli allevamenti con scrofe, rispetto al 2012, hanno registrato una contrazione del 6,4% in Lombardia, del 2,6% in Piemonte, dell’8% in Emilia Romagna, del 3,1 in Veneto e del 10% in Friuli Venezia Giulia. Gli allevamenti con ingrasso e a ciclo chiuso certificati sono diminuiti dell’1,7% in Lombardia, del 3% in Emilia Romagna, dello 0,1 in Piemonte, dello 0,9% in Veneto e del 4,2% in Friuli Venezia Giulia.