Il degrado del suolo, la perdita di biodiversità e i cambiamenti climatici
“Il degrado del suolo, la perdita di biodiversità e i cambiamenti climatici sono tre facce diverse di un’unica sfida mondiale”. Lo evidenzia Confagricoltura in occasione della ‘Giornata mondiale della lotta alla desertificazione’, indetta dall’Onu ieri, 17 giugno.
Il degrado del suolo mette a repentaglio il benessere di almeno 3,2 miliardi di persone, con costi che superano il 10% del prodotto lordo globale annuo, senza contare la conseguente perdita di biodiversità ed i pericoli per la sicurezza alimentare.
Se al degrado del suolo si aggiungono i problemi strettamente correlati ai cambiamenti climatici, tra poco più di tre decenni, circa 4 miliardi di persone vivranno in aree aride. E recenti studi già stimano flussi migratori che interesseranno circa 700 milioni di persone.
In ambito agricolo, entro il 2050 la combinazione del degrado del suolo e dei cambiamenti climatici ridurrà i raccolti globali in media del 10% e fino al 50% in alcune regioni. E la desertificazione riguarda anche il nostro Paese. Con il 21% della superficie a rischio, di cui il 41% al Sud, l'Italia è lo Stato che in Europa risente di più dei cambiamenti climatici.
Fenomeni che portano ad una perdita di fertilità del terreno, con minor presenza di nutrienti e di vita microbiologica, con la conseguenza di rendere difficile la crescita delle piante.
“L’agricoltura può avere un ruolo importante in questa ‘lotta’ – commenta l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – purché sia messa nelle condizioni di mettere in atto, al più presto, azioni di mitigazione ed adattamento, attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie, come l’uso di coltivazioni di specie che hanno minor necessità di acqua, che tollerano la salinità, attraverso l'utilizzo di nuove tecnologie come la precision farming, l’agricoltura conservativa e sistemi integrati di colture, allevamenti e silvicoltura”.
Una delle principali sfide è quella di riportare nel terreno la sostanza organica. Per tale motivo, ad avviso di Confagricoltura, occorre lanciare un ambizioso progetto dedicato al suolo per il reintegro della sostanza organica, utilizzando in modo razionale i biofertilizzanti esistenti nel territorio, a partire dagli effluenti zootecnici, al digestato prodotto dagli impianti agricoli di biogas, al compost, ecc. e, dove possibile, applicare sempre più le tecniche di semina diretta.
“Tutte le misure che potranno essere messe in atto, tuttavia, non saranno sufficienti – conclude Confagricoltura - se non si interverrà sui modelli di consumo: l’elevato e crescente consumo pro capite, amplificato dal costante aumento della popolazione mondiale, provoca un incremento insostenibile dell’utilizzo di risorse naturali e dell’urbanizzazione”.
Alessandria, 18 giugno 2018