Nel Lazio la Peste Suina è arrivata negli allevamenti. Sono stati scoperti due maiali infetti nella zona rossa laziale: è il primo caso di infezione in Italia
Nel Lazio la Peste Suina è arrivata negli allevamenti. Sono stati scoperti due maiali infetti nella zona rossa laziale: è il primo caso di infezione in Italia che colpisce i suini domestici. "Non riusciamo a comprendere che cosa si stia ancora aspettando - dichiara Paola Sacco, presidente di Confagricoltura Alessandria – perché stiamo perdendo tempo prezioso, con provvedimenti a rilento, senza che venga attuata nessuna azione di depopolamento nelle aree infette, mentre al di fuori di queste l'abbattimento dei cinghiali, rispetto agli anni precedenti, è pressoché inesistente".
Nella Repubblica Ceca, ricorda Confagricoltura Piemonte, la Peste Suina Africana è stata eradicata in poco più di un anno e mezzo dal ritrovamento del primo cinghiale infetto; dopo tre mesi dall’inizio dell’emergenza sono stati avviati gli abbattimenti dei cinghiali con l’impiego di cacciatori e tiratori scelti delle forze dell’ordine. “Da noi – afferma Paola Sacco - sono passati cinque mesi senza che siano adottate misure significative di contenimento della popolazione di cinghiale e la posa delle recinzioni, considerate propedeutiche per l’avvio degli abbattimenti, sono appena iniziate”.
Confagricoltura, che la settimana scorsa ha chiesto ai capigruppo a Palazzo Lascaris di promuovere la convocazione di un Consiglio regionale aperto sulla Peste Suina Africana, evidenzia come il Piemonte sia già oggi fortemente penalizzato dal mercato, soprattutto da quello internazionale, che preferisce evitare di acquistare prodotti suinicoli del territorio.
In Piemonte si allevano 1,4 milioni di capi suini e il comparto rappresenta poco meno del 9% del totale nazionale. “Il valore della filiera suinicola piemontese - dichiara Paola Sacco – partendo dagli allevamenti e arrivando ai prodotti finiti, quali prosciutti, salumi e insaccati, supera i 700 milioni di euro, un patrimonio che corre il rischio di essere azzerato. Per questo chiediamo ancora una volta alle istituzioni di intervenire con urgenza avviando tutte le misure necessarie per arginare la diffusione del contagio, perché non ci sono più ragioni per temporeggiare e sperando che non sia troppo tardi”.
“Ricordiamo – aggiunge Cristina Bagnasco, direttore di Confagricoltura Alessandria – che nella nostra provincia, in zona rossa, gli allevatori hanno già dovuto abbattere migliaia di suini sani, mentre l’eradicazione dei cinghiali è in forte ritardo”. Dagli ultimi dati risulta che siano stati abbattuti circa 2.000 capi di cinghiali a fronte di un obiettivo a nostro avviso già ampiamente sottostimato, di 38.000 cinghiali.
Alessandria, 10 giugno 2022