Situazione del comparto vitivinicolo

02/09/2010
Dalle prime valutazioni effettuate dai tecnici di Confagricoltura Alessandria e Cia – Confederazione italiana agricoltori la vendemmia 2010 in provincia si presenta con quantità abbondanti, confermando una buona qualità ed in anticipo rispetto alle realtà di Asti e Cuneo. Queste previsioni potrebbero risultare positive se sul comparto vitivinicolo non pendesse la spada di Damocle di una crisi che si sta trascinando da anni, legata a fattori non solo economici ma anche culturali e sociali. Nella nostra provincia, una consistente parte di produttori sia di uve sia di vino (600 circa), che si aggira intorno al 40 – 45 % del totale, commercializza direttamente al consumo, mentre il restante 60%, quindi la fetta più consistente del mercato che comprende tra l’altro le aziende vitivinicole più grandi, è generalmente associato alle cantine sociali. I circa 600 vignaioli singoli che producono e imbottigliano eccellenze Doc e Docg - ad avviso di Cia e Confagricoltura - si trovano a rappresentare l’immagine del vino della nostra provincia, dimostrando la vivacità e la capacità del nostro territorio, riuscendo spesso a collocare il prodotto nelle carte dei vini della grande ristorazione internazionale e risultando così un nostro fiore all’occhiello. Queste aziende che agiscono singolarmente senza aderire alle 16 cantine sociali provinciali sono tutte associate alle Organizzazioni Agricole: forti di questa situazione, Confagricoltura e Cia, rivendicano un ruolo effettivo di rappresentanza. La pesante situazione del comparto diffusa su tutto il territorio nazionale, per la viticoltura alessandrina è ancora più accentuata a causa di questi fattori strutturali legati alla cooperazione delle cantine sociali, che la stanno condizionando fortemente e che rischiano di aggravarla ulteriormente. Di per sé, il mondo cooperativo ricopre un ruolo positivo e fondamentale dal punto di vista sociale ed economico in quanto, tra i suoi scopi, si prefigge l’aggregazione e il coordinamento delle imprese operanti nel comparto, nonché il garantire il reddito dei loro soci. Vi sono però caratteristiche a livello locale che non lo fanno funzionare come dovrebbe: le cooperative in provincia sono troppe e troppo piccole e vendono un vino di massa che viene commercializzato a prezzi non remunerativi per i viticoltori delle nostre colline. “Essendo di dimensioni ridotte – asserisce Giuseppe Botto, direttore provinciale della Cia – le cantine sociali non sono sufficientemente forti sul mercato. Dovrebbero quindi accorparsi per avere maggiore potere economico e visibilità a tutti i livelli, in un periodo in cui la concorrenza è sempre crescente”. “Inoltre, nell’economia delle cooperative la distillazione e l’arricchimento – dichiara Valter Parodi, direttore provinciale di Confagricoltura – non devono essere operazioni strutturali. Queste politiche non sono più sostenibili nei momenti di crisi come quello che stiamo vivendo”. Gian Paolo Coscia, presidente provinciale di Confagricoltura Alessandria afferma: “Riteniamo, al fine di garantire gli interessi dei singoli produttori, che sia necessario attuare una serie di azioni che consideriamo urgenti, come la revisione dell’Albo Vigneti (la misurazione dei vigneti) attraverso il piano quinquennale di controlli appena iniziato e un rispetto preciso delle regole quantitative previste dai disciplinari”. “I produttori di uve destinate alla vendita, in particolare Barbera e Dolcetto – sottolinea il presidente provinciale della Cia, Carlo Ricagni – sono penalizzati dai prezzi troppo bassi. Questa situazione si è venuta a creare in quanto, fatta eccezione per Gavi, Moscato e Brachetto, nella nostra provincia manca un sistema agroindustriale e unico punto di riferimento rimane quello della cooperazione”. Per Cia e Confagricoltura la situazione si può sbloccare se si darà luogo ad accordi interprofessionali per le uve nere (Dolcetto e Barbera) e per il Cortese al fine di garantire ai vignaioli un reddito adeguato. Ad eccezione delle grandi aziende che hanno saputo organizzarsi da sole, le piccole e medie che non fanno parte del mondo cooperativo dovranno organizzarsi per la gestione della commercializzazione, utilizzando gli strumenti che già sono messi a disposizione sul territorio. Importante è avere anche un occhio di riguardo nei confronti dei consumatori: i vini prodotti dovranno sempre più incontrare i gusti dei consumatori stessi. Per raggiungere questo obiettivo occorre investire nella ricerca scientifica, enologica e di mercato utilizzando le professionalità presenti sul nostro territorio. In definitiva, per Confagricoltura e Cia, la politica vitivinicola alessandrina va modernizzata senza perdere ulteriore tempo al fine di rendere le nostre aziende meglio dimensionate e attrezzate per affrontare il mercato. Carlo Ricagni e Gian Paolo Coscia concludono: “Il sistema deve fare autocritica! Dobbiamo pensare rapidamente alla creazione di momenti di confronto costruttivo per il rilanciare il vigneto piemontese per la tutela del territorio e del reddito delle nostre aziende agricole”. Alessandria, 2 settembre 2010