Un gran pasticcio l’avvio dell’attività venatoria nella nostra regione

02/10/2012

Il Piemonte è l’unica regione italiana in cui la caccia non si è aperta a metà settembre: un ricorso al TAR ne ha infatti ottenuto una sospensione. L’Amministrazione Regionale ha cercato di porre rimedio alla situazione che si è venuta a creare riunendo in seduta straordinaria la giunta il 14 settembre scorso e approvando una delibera, che, accogliendo le osservazioni espresse dal TAR e recependo i rilievi formulati dall’Ispra, ha consentito da sabato 15 settembre la prosecuzione della selezione degli ungulati e da domenica 16 settembre la caccia al cinghiale. Per le altre specie si è partiti il 30 settembre scorso. Confagricoltura Piemonte e Confagricoltura Alessandria hanno immediatamente inviato un comunicato stampa nel quale mettono in evidenza le problematiche relative ai danni da fauna selvatica, i quali subirebbero un ulteriore incremento, raggiungendo volumi insostenibili, se la caccia non avesse il suo svolgimento abituale. Se le doppiette tacessero, il danno economico sarebbe ben più alto di quello che il mondo agricolo sta subendo; coinvolgerebbe anche il comparto degli allevamenti di selvaggina e le aziende agrituristiche venatorie. Confagricoltura in queste settimane sta collaborando con l’Assessore alla caccia regionale Claudio Sacchetto alla stesura della nuova Legge regionale, la quale, ci auguriamo, tenga nelle debite considerazioni tutte le problematiche che le aziende agricole stanno affrontando a causa di un numero sempre maggiore di capi di fauna selvatica sui terreni agricoli. Il Tribunale amministrativo del Piemonte non ha accolto l’istanza di misure cautelari urgenti presentata da Lac, Pro Natura e Sos Gaia riguardo l’apertura della stagione della caccia dopo il rinvio al 30 settembre ottenuto a inizio mese. I giudici amministrativi hanno rimandato ogni decisione alla Camera di consiglio collegiale, prevista per il prossimo 10 ottobre. “Per quattro specie (gallinella d’acqua, alzavola, allodola e ghiandaia) scompare la protezione durata 24 anni e dal primo ottobre ha aperto anche la caccia alle specie della piccola fauna alpina (gallo forcello, pernice bianca, coturnice, lepre variabile) ormai quasi estinte “ lamentano gli ambientalisti. Non sono però i soli a lamentarsi. I cacciatori, infatti, hanno espresso il loro dissenso per la situazione maturata nelle ultime settimane. Federcaccia ha annunciato azioni legali contro gli ambientalisti, facendo notare che gli oltre 30 mila cacciatori hanno pagato circa 500 euro per poter praticare l’attività venatoria solo per il tesserino venatorio e che il volume d’affari è di circa 70 milioni di euro.

Paolo Castellano