L’agricoltura non è una riserva indiana

02/01/2013

L’agricoltura è stata messa nel recinto, esclusa dai tavoli dove si è discusso di crescita, sviluppo e stabilità. Ha subito una pressione fiscale eccessiva, non ha avuto la spinta che si aspettava per poter internazionalizzarsi; eppure le possibilità di conquistare nuovi mercati c’erano, ci sono. Di questo siamo convinto sia io sia il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, come è emerso nel suo intervento al Convegno dei Quadri che si è svolto presso il centro congressuale ‘Roma Eventi’ il 13 dicembre e a cui ho partecipato insieme al direttore Valter Parodi. L’agricoltura non è, né vuole essere, un settore chiuso, avulso dal contesto socio-economico generale. Certo, ha sue specificità, ma non abbiamo alcun interesse a chiuderla in gabbia. Portiamo avanti un’altra idea, un altro progetto; un’idea aperta dell’agricoltura. Confagricoltura sta cercando sinergie con tutta la filiera agroalimentare perché i problemi sono comuni perché parliamo lo stesso linguaggio, quello delle imprese che si confrontano con il mercato, che hanno necessità di essere competitive e puntare sull’export. Non sono mancate nella relazione del presidente dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli delle considerazioni sull’attività politica e di governo, anche alla luce dell’incontro con Mario Monti. Il Paese è un cantiere aperto; è stata ridisegnata l’impalcatura istituzionale, ora il processo si fermerà per la campagna elettorale, ma è ineludibile per il prossimo governo non implementare e non portare a termine l’azione avviata. Siamo favorevoli alla riduzione degli apparati pubblici, alla sburocratizzazione, al taglio dei costi che, lo abbiamo sempre detto, pesano troppo sulle aziende e sulla competitività del sistema Paese.

Gian Paolo Coscia