In breve del 5 Febbraio 2013

05/02/2013

Continuano a calare le aziende agricole
“Non si arresta la moria di imprese nel settore agricolo regionale. Nel 2012, secondo i dati diffusi ieri da Confagricoltura, in Piemonte il saldo tra aperture e cessazioni č stato ancora una

volta negativo per 1.456 aziende. Sono oltre 3mila quelle che hanno chiuso, a fronte di 1.562 che hanno aperto. In dieci anni, la Regione ha perso circa 15mila aziende”. Lo scrive il quotidiano CronaQui in edicola questa mattina.



Guidi (Confagricoltura) sulle elezioni in un’intervista ad Agrapress
Il presidente di Confagricoltura Mario Guidi ha rilasciato un’intervista a Letizia Martirano, direttore responsabile dell’agenzia di stampa Agrapress, sulle prossime elezioni politiche. Di seguito trovate il testo completo dell’intervista.

Che aria tira in questa campagna elettorale?

Non eccezionale. Questa volta poteva essere l'occasione per ricomporre un modello politico basato sulla interpretazione dei bisogni della gente. Invece tutto, all'improvviso, sembra finalizzato alla conquista di numeri elettorali. Il 2012 non e' servito ad introdurre quel cambiamento che ci si aspettava. Forse sarebbe servito piu' tempo.

Da chi viene la delusione?

Il Paese non sente l'effetto delle riforme, forse anche perche' molte delle norme introdotte devono ancora essere rese efficaci. E nella politica non c'e' un vero salto di qualita'. Non e' con il belletto dei giovani e della societa' civile che si costruisce il rinnovamento. Pero' un po' di colpa ce la possiamo prendere anche noi.

Qual e' la posizione della Confagricoltura nella campagna elettorale?

Confagricoltura non ha prestato i suoi uomini alla politica, ne' si e' schierata per un partito o per un altro. In tutti gli schieramenti ci sono persone che hanno mostrato interesse e attenzione per l'agricoltura. Con una legge elettorale diversa, con la possibilita' delle preferenze, avremmo potuto dare un'indicazione sulle singole persone perche', questa volta, forse si sarebbero potuti superare gli schieramenti e le appartenenze.

Cosa pensa della candidatura del ministro Catania?

Il ministro Catania e' senz'altro una persona competente. Per quanto riguarda la sua candidatura, forse alcuni ministri sono entrati troppo presto in campagna elettorale. D'altro canto trovo assolutamente comprensibile che persone che si sono prestate, in un momento cosi' difficile, ad un servizio di tanta responsabilita' possano aspirare al Parlamento.

E del candidato Stefano?

Dario Stefano e' un esperto, maturato come coordinatore degli assessori regionali all'Agricoltura ed e', devo riconoscere, persona che ha anche preso posizioni coraggiose.

Parliamo di agricoltura e governo. Come e' andata con Monti?

La cosa che ci ha stupito di piu', e che non ci aspettavamo da un governo tecnico, e' stata la scarsa conoscenza del settore agricolo, di cosa sia e che cosa rappresenti. Alcuni errori del governo, a cominciare dall'Imu, sono imputabili proprio a questo mancato approfondimento. Nel caso dell'IMU, ad esempio, abbiamo pagato 127 milioni di euro in piu' rispetto al gettito presunto: forse la misura era eccessiva allora! Ma non e' solo un problema di scarsa conoscenza. Alla base c'e' stata anche la diffusa ed errata convinzione che il nostro sia un settore protetto e come tale debba essere colpito. E questo atteggiamento ha influenzato altri provvedimenti.

Non sarebbe successo lo stesso con un buon governo politico?

La differenza la fa chi e' un politico capace, che ha avuto esperienza dei problemi, fa proprie le istanze degli altri e sa mediare in vista di un interesse comune piu' alto. Il tecnico a volte guarda i problemi dall'alto, li analizza e li studia. Manca la contemporanea misurazione della realta'. Noi abbiamo bisogno della politica, quella vera. E gli italiani devono perseverare in questa ricerca, perche' la politica e' l'unico modo con cui i cittadini possono far sentire la propria voce.

C'e', a suo parere, un deficit democratico?

Paradossalmente, ci sono un eccesso di democrazia e insieme anche un deficit. Da una parte e' aumentata l'offerta politica, dall'altra il meccanismo elettorale toglie potere ai cittadini. Che e' alla base del concetto di democrazia. Forse siamo piu' vicini ad un'oligarchia, in cui l'offerta politica viene da "pochi", ovvero dall'alto.

Parliamo di agricoltura....?

L'agricoltura, nonostante la crisi, ha piu' potenzialita' di altri settori. Lo dicono i trend a livello mondiale. Ma per sfruttare questa opportunita' le aziende devono essere messe in condizione di coglierla. Il differenziale di prezzo del latte italiano rispetto a quello europeo, per esempio, sta tutto nell'inefficienza del sistema Italia. A cominciare dalla burocrazia. Per rendersene conto basta prendere un piano regolatore di un qualunque comune italiano e confrontarlo con uno olandese o francese.

Qual e' il comparto agricolo che va meglio?

In questo momento quello delle commodity dei cereali, perche' e' agganciato a dinamiche mondiali, che risentono della scarsita' dei prodotti, dovuta agli andamenti climatici e all'aumento del fabbisogno di materie prime.

E quello che va peggio?

L'ortofrutticolo. Perche' e quello che ha piu' bisogno di razionalizzazione, infrastrutture, logistica. L'agricoltura uscira' dalla crisi solo se il Paese uscira' dalla crisi. Noi dipendiamo piu' di altri dal sistema Paese. Sbagliamo se pensiamo che a noi siano sufficienti solo politiche agricole. Per questo dobbiamo cominciare ad immaginare un ministero dell'Agroalimentare.

Perche'?

L'agricoltura e' un sistema talmente complesso che si interfaccia inevitabilmente con amministrazioni diverse, dallo Sviluppo economico, all'Ambiente, alla Salute. Una strategia di politica agricola non puo' essere fatta solo dal ministero dell'Agricoltura. E questo spezzettamento delle competenze a livello centrale si ritrova anche a livello locale. Per questo va rivisto il Titolo V della Costituzione anche in campo agricolo. Penso, ad esempio, che ci voglia un unico bando per i Piani di Sviluppo Rurale, lasciando alle Regioni la scelta delle priorita' da attivare per i rispettivi territori. L'impalcatura pero' deve essere uguale per tutti.

Cosa rappresenta Agrinsieme?

Agrinsieme e' un' esperienza che formalizza cio' che in pratica era gia' nei fatti, a livello centrale e anche locale. E' un' indicazione in termini di semplificazione della rappresentanza. Semplificare per essere piu' efficaci. Abbiamo gia' attivato gruppi di lavoro tecnici su singole materie ed elaborato un documento comune in vista delle prossime consultazioni elettorali, che stiamo presentando ai vari schieramenti. Ma il lavoro piu' importante verra' dopo le elezioni, per presentare al nuovo ministro e al nuovo governo le nostre proposte per lo sviluppo del settore.