In breve del 28 Ottobre 2014

28/10/2014

Il mercato dei cereali e dei semi oleosi  
Nonostante la flessione dei prezzi sui mercati a termine di venerdì scorso, continua il rialzo tendenziale dei prezzi per il frumento tenero, mentre restano più o meno stabili il mais e l’orzo. Le quotazioni per il frumento duro sono invece letteralmente decollate (+40 euro/t per la merce nazionale). Anche i semi oleosi sono tendenzialmente in aumento, ma le quotazioni internazionali sono molto volatili.

I frumenti nazionali panificabili si sono rivalutati di 2 euro alla tonnellata sia a Milano (189,50 euro/t) sia a Bologna (189 euro/t) con aumenti analoghi anche per le altre categorie. A Milano si è inoltre assistito a incrementi di prezzo anche per i frumenti esteri (da 2 a 4 euro/t) e per i sottoprodotti. Il recupero delle quotazioni nazionali riflette quanto sta avvenendo sui mercati internazionali, dove al netto della seduta negativa di Parigi (-4,50 euro/t per il future di novembre, che ha chiuso a 165,75 euro/t) le quotazioni sono dell’11% più alte rispetto alla seconda metà di settembre. A Chicago il future di dicembre quota 517,6 cent/bushel, un recupero analogo al Matif. Gli operatori sono moderatamente ottimisti e si registra nuovamente un interesse ad acquistare anzi che vendere.  Il mercato per pronta consegna in Francia ha ripreso nettamente vigore: 175 euro/t fob Rouen l’ultima quotazione. L’euro debole e la ripresa della domanda extra-UE sta ridando fiato all’export comunitario e di conseguenza alle quotazioni.

Le quotazioni per il mais nazionale restano stabili. Il prezzo è rimasto invariato a Milano (155,50 euro/t); lieve crescita a Bologna (163,50 euro/t) per effetto di un +3 euro/t della quotazione minima. Sulle piazze internazionali c’è un recupero tendenziale, ma l’elevata volatilità dei titoli rende difficile intravedere, al contrario del frumento tenero, un trend costante per le prossime settimane.  A Parigi il future di novembre a chiuso a 144,50 euro/t, a Chicago (dicembre) a 353 cent/bushel.  Il prezzo fob a Bordeaux di venerdì scorso era di 142 euro/t. Anche qui tra alti e bassi sembra delinearsi una certa stabilità.

Come per il mais, anche per l’orzo non c’è molto da segnalare. Il prezzo è rimasto invariato sia a Milano (173,50 euro/t) sia a Bologna (178 euro/t). A Rouen l’orzo francese reso al porto vale 158 euro/t. Non sembrano esserci per il momento grandi spazi di recupero per gli orzi comunitari, ora che le esportazioni dal Mar Nero (Ucraina e Russia) vanno a pieno ritmo.

I prezzi per i semi oleosi nazionali sono in fase di recupero. I semi di soia hanno guadagnato 3 euro/t a Milano (322,50 euro/t) e 5 euro/t a Bologna (325 euro/t), dove c’è stato un aumento analogo anche per i semi di girasole (258,50 euro/t).  L’andamento di Chicago continua ad essere molto volatile per i semi di soia, ma il trend è tutto sommato rialzista (977,4 cent/bushel per il future di novembre), grazie alla buona domanda estera e domestica negli USA. Stabili i semi di colza a Parigi (323 euro/t).

Per quanto riguarda il riso le rilevazioni dell’Ente Risi evidenziano che le vendite dei produttori la settimana scorsa hanno riguardato 41.439 tonnellate, di cui 21.347 t di «lunghi A», 11.132 tonnellate di «tondi», 7.534 t di «lunghi B» e 1.426 t di «medi» (+ 40.764 t rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, corrispondenti a un incremento del 18,77%). Prezzi in salita per alcune varietà alla Borsa merci di Vercelli del 21 ottobre: il Loto sale di 10 euro a tonnellata, con una quotazione fissata a  350-360 euro a tonnellata; l’Augusto prende 7 euro a tonnellata (prezzo 327-337 euro); il S. Andrea e similari guadagnano 30 euro a tonnellata (460 – 480 euro); 10 euro di aumento per il Roma e similari  (460 – 490 euro), guadagnano 28 euro a tonnellata il Baldo e similari, ora a  518 -  528 euro; in aumento di 5 euro a tonnellata anche il Carnaroli e similari, che quotano 545 – 575 euro. Nonostante gli aumenti i prezzi non sono ancora ritenuti sufficienti dai produttori, che evidenziano come gli unici risoni a mantenere quotazioni alte siano le cosiddette varietà storiche (Carnaroli, Baldo, S. Andrea, Roma, Vialone nano) che però rappresentano soltanto il 10% dell’intera produzione risicola italiana. Sui mercati internazionali cala il prezzo del Brasile 5% (ora a 550 dollari, che perde 50 dollari a tonnellata), l’Uruguay 5% (-10 dollari, con quotazione a 600 dollari), l’Argentina 5% (-10 dollari, prezzo a 600 dollari), il Thailandia 100%B (-5 dollari, prezzo a 435 dollari), il Vietnam 5% (-5 dollari, prezzo a 435 dollari), il Pakistan 5% (-5 dollari, prezzo a  395 dollari) e l’India 5% (-5 dollari, prezzo a 405 dollari). Aumenta di 5 dollari il Cambogia 5%, che adesso vale 470 dollari a tonnellata.

In un mese i vitelloni Charolaise hanno perso 15 centesimi al chilo
Dopo il calo della settimana scorsa (5 centesimi al chilo) flettono nuovamente, seppur soltanto sui valori massimi,  i prezzi dei vitelloni Charolaise (fino a 700 kg). Ieri – lunedì 27 ottobre -sul mercato di Cuneo sono stati quotati 2,30-2,35 euro al chilo, mentre la settimana scorsa erano a 2,30-2,40 euro; nell’ultimo mese hanno perso 15 centesimi al chilo. Stabili gli altri prezzi: i vitelloni maschi di razza Limousine leggeri, fino a 620 kg, sono quotati da 2,60 a 2,70 euro al chilo; le vacche grasse di prima qualità da 2,05 a  2,55 euro; le femmine Piemontesi della coscia (da 430 a 520 kg) da 3,35 a 3,60; i vitelloni Piemontesi della coscia maschi (oltre 600 kg) da 2,63 a 3,25; i vitelloni maschi Garronesi fino a 650 kg da 2,90 a 3,00.

Cresce la produzione di pollame, diminuiranno i prezzi
Si stima che nel 2014 la produzione di pollame nell’Unione europea a 28 Paesi, sarà pari a 13,04 milioni di tonnellate (peso morto), con un aumento del 1,9%, rispetto ai 12, 81 milioni di tonnellate del 2013. Lo chiarisce UnaItalia – Unione nazionale delle filiere agroalimentari carni e uova, presentando i dati forniti dall’ultimo Short Term Outlook Report della DG Agri della Commissione europea. Il rapporto inoltre specifica inoltre che un livello produttivo maggiore, e di conseguenza una diminuzione dei prezzi, potrebbero stimolare ulteriormente la domanda interna, spingendo i consumi fino a 21,8 kg  pro capite (peso al dettaglio) entro il 2015.