La protesta contro l’Imu agricola è sacrosanta

02/03/2015

Da circa un mese la protesta degli agricoltori di Agrinsieme contro l’Imu agricola sta riempiendo le piazze di tutta Italia con manifestazioni che si ripetono con cadenza quasi quotidiana.
Come Confagricoltura Alessandria abbiamo volentieri aderito alla chiamata dei nostri colleghi lombardi e abbiamo partecipato con una nutrita delegazione di agricoltori provenienti da tutta la provincia, alla manifestazione di Brescia del 18 febbraio, dove si sono anche radunati imprenditori provenienti dal Veneto e dall’Emilia Romagna.
I modi e i tempi con i quali questa tassa è stata calata dall’alto sulle nostre aziende agricole devono essere contestati e contrastati.
Agrinsieme aveva deciso di iniziare la protesta con delle manifestazioni che recassero il minor danno possibile all’opinione pubblica, ma organizzate con capillarità su tutto il territorio nazionale.
Abbiamo così assistito alle più svariate forme di protesta, dalle classiche sfilate di trattori alle tavole rotonde con i politici del territorio, dal presidio delle Prefetture a quello delle sedi dei Consigli Regionali e Provinciali. Assieme a noi, prime vittime di questa vera e propria “patrimoniale”, tantissimi Sindaci, anche loro penalizzati da tagli e confusione legislativa.
La loro presenza è stata importante e ci ha fatto capire di essere nel giusto.
Questi primi giorni di protesta hanno già portato alcuni effetti, come il posticipo del pagamento al 31 marzo e la deduzione per il 2015 di circa 200 euro per gli agricoltori delle ex aree svantaggiate. Questo non ci basta assolutamente. Lo stato di mobilitazione continuerà e se sarà il caso anche con modi più energici.
Le tasse devono essere pagate da tutti, ma devono essere sostenibili per le aziende e commisurate alle reali capacità contributive dei contribuenti. Questa tassa invece si basa su valori catastali e patrimoniali anacronistici e irreali, senza nessuna relazione con l’effettiva redditività dei terreni.
Mette in crisi i Comuni che sono stati trasformati in esattori, mette in crisi i proprietari che devono pagare cifre spropositate e mette in crisi gli agricoltori che vedranno inevitabilmente alzarsi i canoni di affitto dei terreni. Probabilmente scenderanno anche i valori fondiari.
Chiediamo l’abolizione dell’Imu per gli agricoltori professionali e l’eliminazione di evidenti storture quali per esempio quella del genitore pensionato che affitta al figlio agricoltore e si vede costretto al pagamento delle aliquote massime.
Se non si riconoscerà la particolarità del lavoro agricolo, si metterà in difficoltà un settore che, fra i pochi, ha garantito in questi anni di crisi salvaguardia dell’occupazione e del territorio, aumentando il degrado e lo spopolamento delle nostre campagne.

Luca Brondelli