In breve del 3 Febbraio 2015

03/02/2015

Il mercato dei cereali e dei semi oleosi
I ribassi persistenti sui mercati internazionali hanno iniziato a influire negativamente anche sulle quotazioni nazionali dei cereali. I prezzi sono in calo per tutti i prodotti (frumento tenero, frumento duro, orzo e mais), mentre resistono le quotazioni della soia. Dopo un lungo periodo di rialzi il frumento tenero nazionale ha iniziato a mostrare segni di debolezza con un lieve calo delle quotazioni a Milano (-1 euro/t, panificabile 207,50 euro/t) e a Bologna (-2 euro/t, fino 202 euro/t). In lieve calo anche i sottoprodotti mentre resistono per il momento le farine. La svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro Usa fa sì che i mercati nordamericani ed europei stiano mostrando un andamento differenziato. A Parigi (future di marzo) il frumento tenero ha vissuto una settimana di lieve incremento, chiudendo venerdì a 198,50 euro/t.  A Chicago, nonostante le buone performance delle esportazioni Usa, il future di marzo è rimasto pressoché invariato, chiudendo venerdì a 532,4 cent/bushel (173,1 euro/t). Il timore di ulteriori ribassi sta spingendo gli operatori a vendere titoli prima della loro scadenza. La Russia sta diminuendo la propria presenza sui mercati internazionali e ciò, insieme all’euro “leggero”, sta aiutando le quotazioni sul mercato fisico. Il frumento tenero francese si attesta attorno ai 199 euro/t fob Rouen. Dopo le scorse settimane trascorse all’insegna della stabilità, anche il mais inizia a mostrare qualche cenno di cedimento. Il mais nazionale ha perso 2 euro alla tonnellata sia a Milano (148 euro/t) sia a Bologna (158 euro/t).

In fortissimo calo anche il Cbot, che in una settimana ha perso oltre 10 cent/bushel. Il future di marzo ha chiuso venerdì a 370 cent/bushel (128,89 euro/t) ma si intravedono già ulteriori cali, vista che la tendenza a cedere titoli da parte degli operatori è ai massimi. Insomma come per il frumento tenero sembra proprio che la rivalutazione dei dollaro USA non aiuti affatto i prezzi, ma che abbia anzi un effetto ribassista. Il Matif di marzo, dopo i consistenti ribassi del 19 e 20 gennaio ha tentato di recuperare qualcosa negli ultimi giorni della scorsa settimana, con l’ultima quotazione chiusa a 153,75 euro/t.  Debole anche il mercato francese per pronta consegna. Il prezzo fob Bordeaux è 148 euro/t. Evidentemente l’euro debole e il riaccendersi del conflitto in Ucraina orientale non sono sufficienti a dare un sostegno duraturo alle quotazioni. L’orzo segue il destino degli altri cereali e di conseguenza calano le quotazioni per il prodotto nazionale: -3 euro/t a Milano (193,50 euro/t) e -2 euro/t a Bologna (198 euro/t). Sembra trattarsi di un riequilibrio dei prezzi dovuto alla concorrenza del frumento foraggero, visto che la domanda è ancora positiva anche per via dei problemi qualitativi del mais.

Anche in Francia le quotazioni sono più stabili. A Rouen il prezzo per merce resa al porto venerdì era di 174 euro/t, ossia identica a due settimane fa. Secondo le rilevazioni dell’Ente Risi le vendite di risone da parte  dei produttori, raffrontate con quelle della campagna precedente, evidenziano un aumento di 87.423 tonnellate (+13,4%): +36.475 t di “medi” e “lunghi A”, +31.447 t di “tondi” e +19.501 t di “lunghi B”. Risulta già collocato il 52,5% della produzione, a fronte del 44,6% della precedente campagna. Prezzi in aumento alla Borsa merci di Vercelli: il Loto prende 30 euro/t e ora vale 404-414 euro/t, l’Arborio segna + 20 euro e quota 668-693 euro, il Selenio sale di 18 euro (345-355 euro) e il Thaibonnet aumenta di 5 euro, fissando il prezzo a 275-285 euro. Per i produttori le quotazioni dell’indica sono ancora ritenute assolutamente insufficienti, sotto i costi di produzione e solo il prezzo dei risi da interno può definirsi accettabile. Sui mercati internazionali in calo il Pakistan 5% (-5 dollari, con prezzo a 365 dollari a tonnellata), il Vietnam 5% (-10 dollari, prezzo a 365 dollari) e il California M/G 1/4 (-10 dollari, prezzo a 905 dollari). Timori per le intenzioni espresse dal governo del Myanmar, che sta pianificando di esportare circa 2,5 milioni di tonnellate di riso nell’arco della campagna 2015/2016, il 67% in più rispetto al dato stimato per la campagna attuale, incrementando l’export verso l’Europa, il Giappone, l’Africa e la Cina. Rispetto ai cereali, i semi di soia nazionali hanno visto salire le proprie quotazioni: + 4 euro/t a Milano (368,50 euro/t) e a Bologna (378,50 euro/t). La dipendenza comunitaria dalle importazioni dall’area del dollaro USA fa sì che il cambio sfavorevole comporti un buon sostegno ai prezzi. A Chicago il mercato dei semi di soia è in calo; il future di marzo ha chiuso venerdì a 961 cent/bushel (312,44 euro/t); la tendenza a ulteriori ribassi è rafforzata dalla corsa a vendere titoli che autoalimenta il ciclo ribassista. Mercato molto volatile a Parigi per i semi di colza, che venerdì hanno chiuso a 349,50 euro/t dopo essere crollati a metà della scorsa settimana a 342 euro/t.