Inizia una nuova campagna assicurativa

04/05/2015

Anche quest’anno noi agricoltori siamo alle prese con la stipula delle polizze assicurative a protezione dei nostri raccolti.
Se i cambiamenti climatici in atto negli ultimi anni fanno propendere sempre più gli imprenditori a garantirsi un’ancora di salvezza, proteggendo il proprio reddito con una polizza assicurativa, dall’altro canto, le modifiche ai regolamenti e le novità comparse ultimamente fanno rallentare questa tendenza.
Per quanto riguarda la Regione Piemonte e gli allevatori in particolare, il 2015 ha portato in dote la riforma dei Cosman e la drastica riduzione dei contributi a queste strutture da parte della Regione, che parametrandoli ai consorzi antigrandine ha di fatto messo in difficoltà gli allevatori che assicuravano anche dei seminativi, obbligandoli a scegliere fra il Cosman e un condifesa dove assicurare sia gli animali che le colture, essendo di fatto impossibile aderire a 2 diversi consorzi.
Conosciamo bene le difficoltà economiche della Regione Piemonte, ma forse prima di smantellare una struttura che svolgeva bene la sua funzione di tutela degli allevatori nei casi di morti accidentali dei loro animali, si poteva agire diversamente, senza obbligare d’altro canto i condifesa ad attrezzarsi in fretta e furia per stipulare polizze contro queste avversità.
Quello che personalmente mi lascia sempre più perplesso è la gestione di Asnacodi delle polizze per le colture agrarie.
Mi riferisco in primo luogo ai ritardi con cui queste vengono stipulate, non garantendo una adeguata copertura alle colture per tutto il loro ciclo vegetativo. Non si comprende infatti perchè non si possano mettere in copertura le nostre coltivazioni fin dalla semina o dalla ripresa vegetativa nel caso di colture arboree.
Quest’anno sia i nostri frutticoltori che i nostri viticoltori hanno guardato con preoccupazione le previsioni meteo, perché, anche a causa della tardiva applicazione dei PSR nazionali che dovrebbero garantire i fondi per le assicurazioni, i loro vigneti e frutteti alla ripresa vegetativa non potevano ancora essere assicurati.
Lo stesso problema hanno avuto gli agricoltori che coltivano pomodoro da industria, che iniziano i trapianti ormai a inizio aprile e rischiano pertanto gelate tardive.
Che senso ha, poi, obbligare ad assicurare diverse avversità per potersi garantire un più alto contributo statale, rendendo da un lato le polizze più care (e facendo così il gioco delle compagnie) e mettendo in crisi il fondo dei contributi statali, che non riesce più a coprire tutte le spese, riducendo così la percentuale dei rimborsi?
E ancora, perchè far assicurare ai primi di maggio contro le gelate tardive quando ormai il rischio è quasi terminato? (e anche qui… chi ci guadagna?).
Di tutti questi argomenti si dovrebbe discutere in Asnacodi e invece il tempo passa e le cose peggiorano.
Il resto del mondo si sta modernizzando anche sul piano assicurativo (Stati Uniti e Canada assicurano l’86% delle colture), garantendo gli agricoltori sia sui cali di produzione sia sui cali dei prezzi e stipulando vere e proprie polizze multirischio a tutela del loro reddito. Qui da noi, come quasi sempre accade, ne fanno le spese gli agricoltori.

Luca Brondelli