Le proposte di Confagricoltura per fronteggiare la crisi del latte

02/05/2016

Le proposte di Confagricoltura per fronteggiare la crisi del latte

Tutta la filiera radunata a Cavallermaggiore (CN). Presentato uno studio su costi e ricavi del comparto. Il presidente Guidi: “Dobbiamo fare squadra per competere e valorizzare i nostri prodotti”

Un decalogo di azioni da mettere in atto al più presto per sollevare dalla crisi le aziende agricole del comparto lattiero caseario. Lo hanno presentato agli attori della filiera Confagricoltura Cuneo e Torino nel convegno “Latte, i conti non tornano” che si è svolto oggi, venerdì 29 aprile, a Cavallermaggiore (CN). Le dieci proposte illustrate sono: efficientamento delle imprese agricole, integrazione di filiera, semplificazione della Pac, etichettatura, promozione, ampliamento del paniere delle DOP, rafforzamento dell’export, miglioramento delle qualità, sgravio contributivo e contingentamento temporaneo delle produzioni a livello europeo.

Proposte sostenute anche dal presidente nazionale di Confagricoltura Mario Guidi, che ha partecipato al convegno di oggi sottolineando l’importanza di unire le forze per delineare il futuro dell’agricoltura, a partire dal settore latte. “Dobbiamo imparare a fare squadra, perché solo insieme possiamo competere, rafforzare le nostre posizioni e valorizzare le eccellenze italiane per conquistare nuovi spazi di mercato. A poco servono misure tampone per risolvere la crisi del comparto latte: occorrono interventi più significativi e una programmazione ad ampio respiro che coinvolga tutta la filiera”.

Centinaia gli imprenditori agricoli provenienti da tutto il Piemonte per assistere al convegno, aperto dai presidenti provinciali di Confagricoltura, Enrico Allasia (Cuneo) e Paolo Dentis (Torino), che ha fornito un’analisi completa su prezzi e mercato del latte. L’economista agrario Ermanno Comegna ha spiegato come il reddito lordo degli allevamenti bovini da latte in Italia si sia ridotto del 116% nel 2015 e del 139% nel primo bimestre di quest’anno rispetto alla media dei redditi 2011-2015. Lo studio -  con l’indicizzazione dei dati Ismea e senza considerare le sovvenzioni pubbliche - evidenzia che il confronto tra costi e ricavi per la produzione del latte bovino nel 2011 comportava un reddito lordo per l’allevatore di 3,87 euro ogni 100 kg di latte. A inizio 2016 il margine era negativo per 0,85 euro, mentre la stima di aprile evidenzia un disavanzo di 3,34 euro ogni 100 kilogrammi di latte prodotto.

Il direttore del CLAL Angelo Rossi ha fornito alla platea uno spaccato delle dinamiche internazionali che stanno interessando il settore lattiero caseario. Secondo Rossi la crisi del comparto ha origine nell’emisfero Sud del mondo, dove nel 2014-2015 è stato prodotto molto più latte rispetto alla domanda, soprattutto a fronte di un rallentamento delle importazioni causato da molteplici fattori, primo fra tutti la riduzione del PIL mondiale. Per non subire la concorrenza di prezzo globale, bisogna a suo avviso orientarsi sempre di più verso produzioni di Denominazione di Origine e favorirne l’esportazione. Per fare questo l’Italia è chiamata riprogrammare la politica di sviluppo del settore, mentre a livello europeo bisogna andare oltre i contributi ‘a pioggia’, poco incisivi e utili. 

A Roberto Morello, presidente di Piemonte Latte, e Tommaso Visca, presidente di Lait Service, è toccato poi il compito di portare il punto di vista del mondo cooperativo, mentre a Franco Biraghi, presidente di Confindustria Cuneo e del caseificio Valgrana di Scarnafigi, quello degli industriali del territorio. Al dibattito sono intervenuti anche Giorgio Ferrero, assessore regionale all’Agricoltura, Alberto Cirio, europarlamentare, Felice Assenza, del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, oltre al vicepresidente del CEJA, il giovane allevatore belga Jannes Maes.


Il presidente Mario Guidi

Il pubblico presente