L’agricoltura strumento fondamentale per la regolazione del consumo del suolo. Confagricoltura partecipa a #soilday

15/07/2016

“Gli agricoltori gestiscono un terzo del suolo del nostro Paese. Un notevole patrimonio che tra il turismo rurale e l’indotto dell’enogastronomia arriva ad oltre 10 miliardi, ai quali vanno aggiunti oltre 50 miliardi del valore della produzione agricola, che avviene proprio su quelle superfici e che gli agricoltori hanno tutto l’interesse di tutelare”. Lo ha detto Ezio Veggia, vicepresidente di Confagricoltura, intervenendo a Roma, in occasione di ”Una giornata per il suolo #SoilDay”.

Confagricoltura ricorda che il suolo agricolo continua a subire i danni dell’urbanizzazione, ma non solo. “Oggi questa risorsa – ha spiegato Veggia - è notevolmente ridotta anche a causa della contrazione e alla perdita di competitività del settore. Se diminuiscono le imprese agricole, si riducono anche gli agricoltori, coloro che operano con e per il suolo, lo curano, tutelando le risorse dell’ecosistema, come la biodiversità, la regolazione delle acque e il funzionamento dei cicli biologici”.

L’agricoltura continua costantemente a perdere i terreni migliori, quelli di pianura, fertili e adatti a coltivazioni estensive, ma anche quelli collinari, forse meno fertili e destinati a produzioni di qualità. Nelle aree montane, poi, il problema diventa, per Confagricoltura, ancora più grave per il progressivo abbandono di aree sempre più ampie del territorio nazionale. “Il mancato presidio antropico – ha osservato Veggia - determinando il degrado del territorio locale, incide purtroppo con fenomeni franosi e alluvionali anche sul resto del territorio”.

“La terra – conclude il vicepresidente di Confagricoltura -  è  una risorsa sempre più scarsa. Per questo va tutelata sul fronte ambientale, agricolo e idrogeologico. Ecco che l’agricoltura può essere strumento di regolazione del consumo di suolo, contribuendo ad una gestione del territorio che permetta un equilibrio e un dialogo tra città e campagna. Non vanno dimenticati l’agriturismo e le produzioni d’eccellenza tipiche, quasi 10.000 tra indicazioni d’origine e specialità tipiche, che oltre ad essere strettamente legati al territorio, sono un vanto e un primato nazionale”.