Biometano, Veggia (Confagricoltura) al convegno di Legambiente: «Attendiamo al più presto il nuovo decreto, che avrà risvolti importanti sull'ambiente e sull'economia»

06/02/2017

“Il biometano rappresenta un’opportunità reale per l’Italia di ridurre l’uso delle fonti fossili e creare un modello produttivo di eccellenza, virtuoso non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico”. Lo ha affermato il vicepresidente di Confagricoltura Ezio Veggia, intervenuto oggi al convegno di Legambiente a Bologna su "La nuova frontiera del biometano: sviluppo, prospettive e opportunità per l’Italia" insieme ai rappresentanti di enti, istituzioni ed esperti per analizzare le potenzialità di produzione e distribuzione, ma anche le criticità e le questioni normative ancora aperte.

Il biometano può avere uno sviluppo ancora maggiore rispetto a quello della produzione di energia elettrica da biogas, poiché con l’immissione diretta nella rete si abbatteranno i costi di produzione e si otterrà più efficienza energetica, a beneficio della filiera e degli utilizzatori finali.  L’agricoltura, in questo processo, può avere un ruolo importante: così come la sostituzione di fonti fossili in rinnovabili trova sempre più spazio nel settore dei trasporti, altrettanto il biometano potrà operare su questo fronte e su scala industriale nella generazione di riscaldamento. “Per l’agricoltura si tratterà di proseguire il percorso iniziato da alcuni anni nell’efficientamento dei processi produttivi – precisa il vicepresidente di Confagricoltura - riducendo i costi di gestione e rendendo la propria attività sempre più multifunzionale e sostenibile. Questo vale ancora di più per le aziende zootecniche che, integrando nei propri cicli produttivi la digestione anaerobica per la produzione di energia elettrica rinnovabile e ora di biometano, non solo rivitalizzano la produzione zootecnica, ma risolvono anche importanti problemi ambientali”.

Risulta pertanto indispensabile – ad avviso di Confagricoltura - che si arrivi presto all’emanazione del nuovo decreto e alla definizione dei sottoprodotti e dei criteri qualitativi e quantitativi per il loro utilizzo nel settore energetico. Con il biometano si possono mettere a produzione aree considerate marginali e terreni abbandonati: dal 1990 ad oggi, circa 1,5 milioni di ettari sono stati persi dall'agricoltura a beneficio di una superficie forestale non gestita: lo sviluppo del biometano, anche attraverso coltivazioni specifiche, potrebbe essere un grande volano per la ripresa del settore primario, in particolare nelle aree insulari e nel Sud Italia.

“L’impatto del biometano non si limita al beneficio ambientale – conclude Veggia – ma comprende anche la sfera economica, con la creazione di opportunità di lavoro reali e di un modello produttivo di eccellenza al pari di altre realtà del Made in Italy agricolo. L’auspicio è pertanto che si completi al più presto il quadro normativo superando gli ostacoli che hanno caratterizzato la prima fase attuativa, prevedendo idonei strumenti di incentivazione capaci di garantire da un lato la bancabilità degli investimenti, dall’altro un modello di utilizzo delle biomasse che ne permetta lo sviluppo sul territorio, favorendo anche la riconversione a biometano degli impianti a biogas esistenti”.