Il riso, una risorsa fondamentale

13/09/2019

La coltivazione del riso in Europa riveste grande importanza per storia, tradizione, cultura, ambiente e paesaggio. Vediamo qualche dato del settore. Le superfici della coltivazione: 440.000 ha (japonica 348.000 – indica: 92.000).
Nel nostro Paese, nell’ultimo decennio, gli ha si sono posizionati tra i 220.000 e i 240.000. In Italia si coltiva pertanto la metà della superficie europea.
La produzione: risone 3.080.000 t e riso lavorato 1.834.000 t
Paesi produttori: Bulgaria, Francia, Grecia, Italia, Portogallo, Romania, Spagna e Ungheria.
I numeri dell’economia e dell’occupazione:
 - Fatturato agricolo: 790.000.000€
- Numero aziende agricole: 12.000
- Fatturato industria: 2.500.000.000 €
 - Occupazione industria: 3.000 addetti
- Occupazione agricola: 20.000 salariati
- Occupazione totale (+indotto): circa 50.000 unità

Come si evince dai dati riportati il riso è uno dei principali settori della produzione agricola UE che contribuisce a essere considerata un’assoluta priorità nell’agenda europea. Il più grave dei problemi che mette a repentaglio la risicoltura europea è la completa liberalizzazione (1° settembre 2009) delle importazioni dai PMA.
Si è assistito ad un aumento spropositato delle importazioni di risone dai Paesi Africani, dei Caraibi e del Pacifico (ACP) (+5.650% dalla campagna 08/09 alla campagna 15/16) e delle importazioni di riso lavorato dai PMA (+4.440% dalla campagna 08/09 alla campagna 15/16) per un totale di riso importato di 1.300.000 t, il 70% della produzione europea. Questi trend, hanno determinato una forte riduzione della superficie UE a riso Indica (-40%) ed un aumento della superficie UE a riso Japonica (+14%), creando uno squilibrio di mercato per entrambe le tipologie di prodotto.
La Commissione europea ha preventivato per la campagna 2016/2017 stock finali ad un livello record di 586.000 tonnellate (equivalente al 30% della produzione UE) e la situazione non potrà che peggiorare se i due studi pubblicati dalla Commissione Europea troveranno conferma nei fatti. I produttori di riso dell’UE svolgono la loro attività di produzione agricola nel rispetto delle norme di produzione in merito alla qualità, alla sicurezza alimentare, al benessere degli animali, all'ambiente ed al clima.
La sostenibilità economica e la competitività degli agricoltori europei risultano di fatto cruciali affinché essi possano contribuire alle dimensioni della sostenibilità ambientale. Il mantenimento della produzione risicola europea è fondamentale per l’equilibrio ambientale delle zone dove il riso è coltivato, poiché contribuisce a preservare ecosistemi ricchi e sistemi idrologicigeomorfologici associati alle zone umide.
Tra i benefici ambientali la risaia, con il suo complesso sistema irriguo e la pratica della sommersione, svolge una funzione di riserva, di regolazione e di filtro naturale delle acque ed è indispensabile per la conservazione della biodiversità, in quanto fornisce un habitat umido e una fonte di alimentazione per 4 molte specie animali, che senza questa coltura, sarebbero a rischio di estinzione.
Il riso è l’unica coltura che si adatta a terreni salini e che, essendo praticata in sommersione, contrasta il fenomeno di salinizzazione e, quindi, di desertificazione dei terreni. È pertanto interesse dell’Unione Europea mantenere la coltivazione di riso per rispondere alle nuove sfide di rilievo per l’agricoltura tra cui il cambiamento climatico, la carenza delle risorse idriche e il declino della biodiversità. Uno degli strumenti ritenuti fondamentali per difendere la produzione europea di riso e per dare trasparenza si ritiene sia l’indicazione obbligatoria in etichetta del Paese di origine ovvero dove il riso è stato raccolto. Una scelta consapevole per il consumatore:
 • garanzia di sicurezza alimentare;
 • produzioni di qualità;
• produzione in rispetto dei requisiti ambientali;
 • contributo alla crescita economica e all’occupazione del paese di origine.
Una sfida per il produttore agricolo: l’indicazione obbligatoria del Paese di origine è uno strumento che consente di salvaguardare la produzione agricola dell’unione minacciata dalle importazioni dei Paesi terzi.