Latte e salute, The Worldwide Study su The Lancet

26/02/2020

A settembre 2018 The Lancet ha pubblicato il risultato dello studio Prospective Urban Rural Epidemiology (PURE). Un ampio studio di coorte – su 136.384 individui in età 35-70 anni, arruolati in 21 Paesi nei cinque continenti e seguiti per più di nove anni – che segna un importante punto a favore del consumo di latte. (1)

The Lancet, uno studio su 136 mila individui

Utilizzando questionari di frequenza validati, specifici per Paese, i ricercatori hanno registrato l’assunzione abituale – da parte di ogni partecipante allo studio – di latte e latticini, yogurt e formaggio compresi, i quali sono stati ulteriormente suddivisi in latticini interi e scremati. Le frequenze di consumo sono state poi correlate a morte per eventi cardiovascolari maggiori (cause cardiovascolari, infarto miocardico non fatale, ictus o insufficienza cardiaca).

I risultati indicano che: a) l’assunzione di latte intero (> 2 porzioni al giorno vs nessuna) è associato ad un minor rischio di morte per patologie cardiovascolari e non; b) l’assunzione di latte e yogurt (> 1 porzioni al giorno vs nessuna) è associato a un minor rischio; c) l’assunzione di formaggio e di burro non sono significativamente associate a esiti clinici.

Gli autori concludono che un maggiore consumo di latticini risulta associato a minori rischi di mortalità per malattie cardiovascolari, in particolare ictus, e suggeriscono che il consumo di prodotti lattiero-caseari non dovrebbe venire scoraggiato e forse dovrebbe anche essere incoraggiato, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito.

Partendo dai risultati di questo lavoro scientifico, è doveroso fare il punto sull’annosa domanda che segue.

Il latte fa bene o fa male?

Premessa fondamentale, alcune persone non possono assumere il latte a causa di intolleranze o allergie alimentari. Attenzione, si fa spesso molta confusione tra allergia e intolleranza alle proteine del latte. È indispensabile precisare, a tale proposito, che:

per intolleranza si intente l’incapacità di degradare il lattosio (zucchero del latte), in quanto a livello intestinale non è espresso la lattasi, l’enzima indispensabile per la sua degradazione;

per allergia si intende l’allergia alle proteine del latte, correlata alla produzione di anticorpi contro queste proteine e legata a sintomi anche molto gravi come lo shock anafilattico. A queste persone il latte fa sicuramente male.

I detrattori del latte

The China Study è senza dubbio il testo più celebre, a livello internazionale, ove si afferma che il latte, e in particolare le caseine ivi presenti, possano essere addirittura cancerogene. (2) The China Study è un libro pubblicato nel 2005 dal biochimico e nutrizionista T. Colin Campbell, uno dei responsabili del China Project. Uno studio epidemiologico molto vasto – frutto della collaborazione fra Cornell University, Accademia cinese di Medicina preventiva, Accademia cinese di Scienze mediche e Oxford University – volto a indagare l’eventuale correlazione tra determinati cibi e lo sviluppo di malattie cardiovascolari e cancro.

Un esperimento in-vivo su cavie di laboratorio è posto alla base delle asserzioni di Campbell. Alle cavie è stato imposto un regime alimentare costituito per il 20% di caseina a un gruppo di topi e per il 5% a un altro gruppo. Alle cavie era stata somministrata aflatossina per indurre la crescita di tumori. Nel secondo gruppo di topi, i tumori che si sviluppavano erano decisamente più piccoli di quelli dei topi del primo gruppo. Sulla base di questo dato, Campbell concluse che la caseina potesse essere “l’agente cancerogeno più potente mai scoperto”.

I punti deboli del teorema di Campbell sono evidenti:

a) l’esperimento sui topi si è basato sulla somministrazione di caseina e non del latte di cui questa proteina è uno solo dei componenti. Trascurando l’identificazione nel siero di latte, da parte di vari studi scientifici, di alcune proteine che hanno invece proprietà antitumorali;

b) lo studio presenta gravi difetti metodologici. Poiché mette in relazione un numero enorme di variabili (367 con oltre 8.000 diverse correlazioni) e ciò consente, con appropriati utilizzi della statistica e in assenza di studi di controllo, di dimostrare pressoché qualsiasi teoria preconcetta;

c) lo studio non ha generato articoli pubblicati su riviste scientifiche che siano stati firmati dalla totalità dei suoi ricercatori e che siano stati valutati tramite il metodo internazionale del peer-review.

La comunità scientifica considera The China Study inattendibile, per le ragioni esposte e altre sue criticità. Al punto che l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) ha pubblicato un documento ove si precisa che non esistono studi scientifici a favore di una dieta totalmente priva di proteine di origine animale, in particolare i latticini. (3)

Gli studi scientifici a favore di latte e latticini

Lo studio pubblicato su Lancet conferma quanto già indicato negli anni da molteplici studi. Il latte viene definito un ‘nutriente’, vale a dire un alimento a elevata densità di nutrienti – quali proteine, vitamine e minerali – con l’ulteriore vantaggio di avere una bassa densità energetica. Numerosi articoli dimostrano il ruolo prezioso del calcio e il rapporto favorevole tra apporto di latte nella dieta e salute delle ossa, nelle varie fasce di età dall’infanzia alla vecchiaia. (4,5,6)

Le Linee Guida per una sana nutrizione in Italia suggeriscono il consumo di 2-3 porzioni di latte o yogurt al giorno. In linea con i suggerimenti della Harvard University, che indica come ottimale il consumo di un serving size di latte al giorno (pari a 240 ml). (7) Ed è utile annotare come la porzione di riferimento utilizzata in USA sia diversa da quella riportata nelle Linee Guida Italiane, pari a circa la metà (125 ml). (8)

Diversi gruppi di ricerca stanno indagando su possibili relazioni tra consumo di latte e tumori, quello prostatico in particolare. Un lavoro abbastanza recente, realizzato con un modello in-vivo, dimostra che il consumo di latte (scremato o intero) non favorisce la progressione dei tumori della prostata esistenti e invece mostra lievi effetti protettivi nei confronti della prostata, diminuendo l’espressione di alcuni marcatori tumorali. (9)

Uno studio recentissimo, ove i ricercatori hanno nutrito i roditori con una dieta ricca di carboidrati complessi ma povera di proteine – utilizzando come fonte proteica la caseina (si, proprio lei!) del formaggio e del latte – dimostra che tale dieta migliora la salute cardiometabolica nei topi e soprattutto promuove salute e biologia dell’ippocampo (area del cervello responsabile dell’apprendimento e della memoria), in misura ben superiore rispetto alla dieta ipocalorica. (10)

Paola Palestini
Biochemistry Professor, University Milano-Bicocca
Coordinatore master ADA, Alimentazione Dietetica e Applicata

Fonte: Great Italian Food Trade