Brexit – Incontro al MAECI sulle relazioni future con il Regno Unito

07/01/2021

Il 29 dicembre si è tenuto un incontro promosso dal Ministero degli Affari esteri sull’accordo chiuso il 24 dicembre scorso tra l’Unione europea ed il Regno Unito e sulle conseguenti relazioni future con UK.

Riassumiamo sinteticamente quanto emerso in attesa di fornirvi ulteriori e più dettagliate informazioni.

Il Regno Unito lascia la UE e l’Unione doganale, esce da tutti i trattati commerciali realizzati dalla UE con Paesi terzi, chiude la libera circolazione delle persone, dei beni, dei servizi e dei capitali.

Non si tratta di un accordo di libero scambio tradizionale poiché riguarda oltre il commercio anche la cooperazione. Per la sua applicazione non è richiesta la ratifica del Parlamento europeo; procedura d’urgenza e mirata che non crea alcun precedente per nessun altro accordo della UE con i Paesi terzi.

Entra in vigore il 1° gennaio 2021 in via provvisoria; va ancora perfezionato e riempito di contenuti di dettaglio.

Prevede in positivo:

assenza totale di dazi e contingenti negli scambi commerciali tra UE ed UK, fatto eccezionale mai avvenuto prima in altri accordi;
riconoscimento/tutela di tutte le IIGG europee registrate fino al 1° febbraio 2020 (data di inizio del negoziato). Per le successive UK non ha preso impegni, ma ha dato la disponibilità a procedere a valutazioni;
parità di condizioni tra imprese;
mantenimento degli standard normativi ambientali;
rispetto delle norme sugli aiuti di stato.
Per l’export di vino è confermato che non saranno chiesti certificati aggiuntivi fino al 30 giugno 2021 e dal 30 settembre 2022 le etichette dovranno riportare il nome di un importatore o di un imbottigliatore britannico.

Non fanno parte dell’accordo i servizi finanziari (per i quali dovrebbe essere stipulato un MoU entro marzo prossimo).

UK non riconosce il meccanismo di risoluzione delle controversie europeo, ma ne crea uno proprio. Però sembra che sia stato raggiunto un compromesso importante in merito alla sicurezza delle persone: in questo caso UK riconosce la Corte europea sui diritti dei cittadini.

I residenti nella UE potranno entrare in Gran Bretagna solo con il passaporto, e non il visto, se la permanenza sarà di 90 giorni.

I contenuti dei tre video – semplici ed esplicativi – realizzati dall’Help desk di ICE Londra (cosa cambia su dogane, alimentari e vino, IVA) inviati al Territorio con circolare delle Politiche internazionali sono validi.

L’Help desk di ICE Londra fornisce anche risposte a quesiti operativi inoltrati dalle aziende.

Per quanto riguarda gli accordi commerciali, è confermato che UK ha in corso molti negoziati (Cile, Corea del sud, Giappone, Tunisia, USA, …).

In un rapido riferimento alle certificazioni di origine dei prodotti è stato accennato che sono a favore di vini, alimenti e poi a prodotti farmaceutici, automobili ed altro.

L’Agenzia delle dogane, che fa parte del forum delle Agenzie di tutti gli Stati membri, ha informato di problemi che stanno affrontando con attenzione rilevati su iniziative di Francia ed Olanda in merito proprio alle certificazioni di qualità. Ha messo in rilievo, infatti, la posizione periferica dell’Italia rispetto ai Paesi del centro UE, che potrebbe crearci criticità.

Molte e consistenti iniziative promozionali dei prodotti italiani che vedono ICE in particolare in prima linea già attuate ed in programma in UK .

Più volte è stato evidenziato che dovrà essere fatto un serio ed attento monitoraggio dell’applicazione dell’accordo da parte di UK.

Su dati ICE le aziende italiane che attualmente esportano in UK sono oltre 44.000, mentre quelle che operano nel Regno con investimenti e partenariati sono circa 1.200.

Viene fornita l’informazione che il governo britannico ha stanziato molti fondi per gli investimenti in infrastrutture, innovazione ed alta tecnologia, strategia industriale verde (decarbonizzazione) e digitale, che può interessare tuttora gli investitori italiani.

Per Confagricoltura è intervenuto il Vice Presidente Giordano Emo Capodilista che ha evidenziato la necessità di sensibilizzare le istituzioni europee a limitare al massimo gli ulteriori impegni di carattere amministrativo e burocratico che potrebbero crearsi per le imprese che esportano in UK e di evitare che questi comportino costi aggiuntivi per le imprese, oltreché agire con determinazione affinché siano arginati i possibili rallentamenti dei mezzi di trasporto alle frontiere con conseguenti gravi problematiche per i prodotti esportati.

Inoltre ha sollecitato a seguire con attenzione la gestione della riserva di 5 mld accantonata dalla Commissione europea che la Commissione stessa afferma di voler rendere disponibile agli Stati membri che entreranno in sofferenza, citando tra questi ad esempio Irlanda e Paesi bassi. Quindi è necessario far comprendere alla Commissione che tutti gli Stati membri purtroppo avranno problemi quando il Regno Unito diventerà un Paese terzo, anche quei Paesi per i quali l’evidenza sarà meno diretta poiché le esportazioni avvengono anche tramite altri Stati commercialmente più organizzati (naturalmente il principale riferimento è l’Olanda), pertanto non rilevati dalle statistiche.

Entrambe le tematiche sono state condivise ed in particolare il “Rotterdam effect” dalla Rappresentanza permanente presso la UE.