In breve del 23 Aprile 2014

23/04/2014

I prezzi dei cereali e della soia
A Milano il frumento tenero panificabile nazionale la scorsa settimana ha ribassato di 2 euro/t, chiudendo a 222 euro/t arrivo Lombardia (ieri i listini non hanno fatto registrare movimenti rispetto alla settimana scorsa). Invariato il frumento fino a Bologna (212,50 euro/t). In generale si può affermare che la coda della campagna 2013/14 è caratterizzata da una certa stasi. Non si muovono né le farine né tanto meno i sottoprodotti, e gli affari sul pronto sono veramente ridotti al minimo. I listini sono forse leggermente sottostimati, nel senso che il prezzo per un normale «misto rosso» al Nord è fermo a 215 euro/t partenza già da un paio di settimane.

Sui mercati internazionali si è ripetuto invece quanto già verificatosi all’inizio di marzo: lunedì della scorsa settimana il Matif (future di maggio 2014) ha fatto un balzo in avanti di più di 4 euro a tonnellata, e la quotazione è rimasta sostenuta durante tutta la settimana; l’ultima chiusura (giovedì, venerdì santo in Francia è festivo) è stata di 217,50 euro/t, cioè poco meno di 8 euro in più rispetto ai livelli della settimana precedente. La stessa cosa vale per le scadenze successive a maggio e anche per il mercato spot, dove (fob) Rouen il frumento tenero francese quota 211 euro/t.

A Chicago il mercato non ha risentito tanto dei disordini in Ucraina. Piuttosto, come sempre in questi periodi dell’anno, il «driver» fondamentale sono le condizioni meteorologiche. Però i rialzi ci sono stati ugualmente e il future di maggio ha chiuso giovedì sera a 691,2 cent/bushel (lunedì in Europa i mercati erano  chiusi per la festa di Pasquetta, mentre a Chicago il mercato è ripartito con un ribasso di 13 cent circa).

La scorsa settimana ilistini nazionali del mais  hanno segnato dei lievi ribassi, più come conseguenza della stanchezza del mercato che per un effettivo deprezzamento della merce nazionale. A Milano il mais ha quotato 195,50 euro/t (-3 euro/t, stesso prezzo confermato ieri), a Bologna 195 euro/t (-1 euro), ma c’è chi afferma che in fondo poteva rimanere invariato.

Sui mercati internazionali la situazione del mais è simile a quella del frumento, ma in modo meno accentuato. A Parigi il future di giugno ha avuto un andamento molto volatile; al netto degli alti e dei bassi, la chiusura di giovedì sera non si discosta molto dai livelli della scorsa settimana: 188 euro/t contro i 187 del venerdì precedente. Più reattivo il mercato fisico: a Bordeaux il prezzo fob è di 184 euro/t, in rialzo di 4 euro rispetto alla settimana precedente.

A Chicago, dove domina incontrato il «weather market» (ovvero dove ormai a influenzare le quotazioni sono quasi esclusivamente le condizioni meteo), il mais è in leggero ribasso e ha chiuso giovedì a 494,6 cent/bushel. Le esportazioni USA procedono a gonfie vele e sono attese ulteriori piogge nel Corn Belt (gli stati del Sud dove si concentra la coltivazione del mais).

Per quello che può significare (visto che praticamente non c’è mercato), l’orzo nazionale resta stabile e con quotazioni invariate: le quotazioni hanno fatto segnare 213 euro/t a Milano e 208 euro/t a Bologna.

Molto più reattivo il mercato francese. Nonostante che gli imbarchi dall’Ucraina sono proseguiti senza particolari ostacoli, gli importatori sono restii a chiudere contratti per il nuovo raccolto, e ciò ha portato il prezzo a salire fino ai 175 euro/t per merce resa al porto di Rouen.

In attesa di capire quanta soia si sia effettivamente seminata in Italia, i prezzi per la poca merce nazionale rimasta sono rimasti invariati (Milano 473,50 euro/t, Bologna 467,50 euro/t).

In netto recupero invece i semi di soia sul Cbot, che giovedì ha chiuso a 1514 cent/bushel (future di maggio). L’andamento positivo a Chicago ha influenzato anche i semi di colza, che a Parigi hanno chiuso giovedì a 423,75 euro/t (+6,75 euro/t rispetto al venerdì precedente).


Girasole, giù le superfici, su le rese
I primi consuntivi del 2013 indicano una contrazione del valore della produzione di girasole attorno all'1,4%, dovuta sia alla riduzione della produzione in termini quantitativi che alla dinamica dei prezzi che è rimasta di fatto debole e, in alcuni comparti, addirittura in flessione.