Per l’agriturismo un 2009 con tanti segni “meno”

08/06/2010

Alla crisi economico-finanziaria l’agriturismo ha risposto in modo soddisfacente, grazie ad una consolidata popolarità e alla generalizzata crescita della qualità dell’accoglienza.
Ma lo stress per le imprese è stato fortissimo, anche a causa della concomitante acuta difficoltà del settore agricolo, di cui l’attività agrituristica è “figlia”. A questo si aggiunga che, sia pure con qualche rallentamento, l’offerta di ospitalità “in fattoria” continua a crescere, e cresce anche l’abusivismo turistico, soprattutto rurale, rendendo la concorrenza, leale e non, sempre più incisiva.
“La situazione è preoccupante e richiede interventi concreti dello Stato e delle Regioni per tutelare un settore che fa bene all’agricoltura, allo sviluppo di tutto il turismo, all’ambiente, al paesaggio”. Così esordisce Rosanna Varese, presidente regionale e provinciale di Agriturist.
“Nel 2009 - prosegue la Presidente di Agriturist - siamo andati appena un po’ meglio del resto del turismo, scontando, rispetto al 2008, una diminuzione di presenze del 3,3% a fronte del - 4,3% che Eurostat assegna al turismo italiano nel suo complesso. Ma l’offerta è cresciuta del 4,0% e il fatturato medio delle aziende ha perso il 6,4%”. I rilevamenti di Agriturist mettono infatti in evidenza che, nel 2009, il 40% delle aziende ha sofferto una riduzione delle presenze, spesso superiore al 10%; un altro 40% ha confermato sostanzialmente i risultati dell’anno precedente; il restante 20% è riuscito addirittura ad incrementare gli ospiti.
L’esperienza positiva di questo 20% dovrà essere presa a riferimento per la difficile sfida del 2010, costruendo le premesse della ripresa su tre punti fondamentali: caratterizzazione del fattore agricolo dell’accoglienza; promozione dinamica tramite internet; alimentazione del passaparola positivo.
Secondo Agriturist, oltre che con la flessione del fatturato, le aziende agrituristiche hanno dovuto sostenere un generalizzato aumento dei costi, determinato anche dal moltiplicarsi di incombenze normative e formalità burocratiche ormai insostenibili per chi svolge, sia pur “in piccolo”, tante attività diverse. I redditi effettivi, nel 2009, sarebbero dunque stati tagliati di circa il 10%, rispetto all’anno precedente.
In questo sforzo, le imprese non possono essere lasciate sole. La competitività del settore deve essere efficacemente sostenuta, nel quadro di politiche statali e regionali che preservino le risorse turistiche, riconoscano in pieno il ruolo strategico dell’agricoltura e semplifichino il sistema normativo e burocratico.
Agriturist Alessandria indica alcuni problemi precisi: sostituire l’attuale Legge Regionale n.38 del 1995 con una nuova legge; ridurre l’IVA sui servizi turistici per contenere i prezzi, salvaguardare i redditi, allinearla con quella dei principali competitori europei; sostenere programmi di formazione degli operatori, soprattutto per migliorare la capacità di usare internet per la promozione della propria azienda; contrastare l’abusivismo turistico attraverso controlli a campione indirizzati verso chi opera in forma imprenditoriale senza le necessarie autorizzazioni; frenare il consumo di suolo agricolo e la distruzione del paesaggio che sono strumenti base per lo sviluppo turistico e, particolarmente, agrituristico; favorire l’occupazione attraverso una migliore definizione dei contratti collettivi che tenga conto della specificità dell’offerta di lavoro proveniente dall’agriturismo; introdurre, nei programmi degli istituti di istruzione turistica, temi legati alla gestione del turismo rurale e alla  promozione delle risorse territoriali.
“Le prospettive per il 2010 - dichiara infine Rosanna Varese - aldilà di una generica speranza  di ripresa del turismo, sono molto incerte. Ci sono segnali promettenti di un recupero della domanda  estera, mentre da quella interna ci aspettiamo una  crescente attenzione per la proposta enogastronomica e naturalistica”.
A livello provinciale la perdita rispetto al 2008 è del 6,9% sugli arrivi e del 4,9% sulle presenze. Un dato però fa riflettere:  l’extralberghiero ha registrato un trend positivo del 5, 9%.