Ungulati portatori di zecche

06/08/2013

Ad aggravare, se mai ce ne fosse bisogno, il ventaglio di danni che gli ungulati selvatici (CAPRIOLI, DAINI E CINGHIALI) procurano all’agricoltura ed alla popolazione rurale, dobbiamo citare il rischio di morso da zecche. Questi aracnidi sono diffusi sul territorio soprattutto ad opera della fauna selvatica che si muove liberamente, compiendo percorsi anche molto lunghi e diffondendo le infestazioni. I cervidi ad esempio, proprio per la loro estrema mobilità, sono ritenuti fra i maggiori responsabili della diffusione delle zecche e fra queste soprattutto quelle appartenenti al genere ixodes. Queste ultime risultano vettori di importanti patologie di origine virale o batterica quali la meningoencefalite o la borreliosi di Lyme. Sono malattie caratterizzate da disturbi vari del sistema nervoso che possono presentare varia intensità con sintomi da lievi a molto gravi e di difficile guarigione. Sono endemiche dell’Europa centrale e, in Italia, del nord est ma in rapida diffusione anche nella nostra regione proprio a causa delle migrazioni della fauna ospite. Pur non rappresentando per ora una vera emergenza sanitaria, come riscontrato invece ad esempio in Russia, le autorità sanitarie raccomandano un attento monitoraggio sull’andamento delle infezioni. Accanto alle abituali norme igieniche raccomandate per i frequentatori di ambienti aperti e potenzialmente infestati da zecche, per il contenimento della diffusione delle malattie risulta certamente fondamentale qualunque misura atta a limitare il numero di animali selvatici ospiti dei vettori e in grado di ostacolare la loro colonizzazione di nuovi territori e la loro moltiplicazione incontrollata.

Roberto Giorgi