Roma, 5 dicembre 2015 - Il paesaggio agricolo italiano è una risorsa. E delle più ricche. Tra il turismo rurale e l’indotto legato all’enogastronomia tipica, le nostre campagne valgono più di 10 miliardi di euro l’anno senza contare gli oltre 50 miliardi di valore della produzione agricola che si consegue su quei suoli. Un patrimonio da tutelare e da difendere che negli ultimi 60 anni ha subito l‘aggressione dell’urbanizzazione, ma anche le conseguenze della contrazione e della perdita di competitività del settore, che hanno lentamente “rosicchiato” questo “capitale verde”, creando un danno economico complessivo di 25 miliardi di euro. Questo scenario, ha motivato la convinta adesione di Agrinsieme alla giornata mondiale del suolo “Soil Day 2015 - la vita sotto i nostri piedi” che si celebra oggi. A Roma sono in corso numerose iniziative (vendita di prodotti agricoli, degustazioni, convegni, laboratori, musica e approfondimenti) presso Città dell’Altra Economia in Largo Dino Frisullo, in cui Agrinsieme è presente con uno stand istituzionale, numerose aziende agricole e agrituristiche che faranno assaggiare i loro prodotti, fattorie didattiche per i più piccoli.
Dal 1861 a oggi - ricorda Agrinsieme - il paesaggio rurale ha perso quasi 10 milioni di ettari, una superficie pari a 5 regioni italiane come il Veneto, la Lombardia, il Piemonte, l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia. L’avanzata del cemento ha compromesso l’integrità di luoghi meravigliosi, autentiche calamite per il “turismo verde”, come possono essere oggi le distese degli ulivi secolari nel Salento o la viticoltura coraggiosa arroccata sulla scoscesa costa ligure, il tappeto multicolore degli appezzamenti della piana di Castelluccio o le colline impervie delle sugherete galluresi: scenari unici dove il paesaggio, plasmato nel tempo dall’attività agricola, diventa motivo d’attrazione per i sempre più numerosi frequentatori degli agriturismi - in grado da soli di raggiungere un fatturato annuo di 1 miliardo di euro - e per tutti gli amanti della cucina tradizionale, tipica e legata al territorio d’origine.
La sottrazione di terre coltivate ha cambiato la fisionomia dell’intero Stivale, che nella sua data di nascita si presentava come un paese agricolo a tutti gli effetti, con i due terzi del territorio presidiato dall’agricoltura. Oggi dai 22 milioni di ettari del 1861 si è passati a un’area di circa 13 milioni, l’equivalente di poco più di un terzo dell’estensione totale della penisola. Ma si tratta di un fenomeno che si è tutt’altro che arrestato, considerando che solo negli ultimi 10 anni sono andati persi 1 milione e 900.000 ettari, una superficie pari all’intera regione del Veneto. Un consumo di suolo, che nel 2010 ha visto la Lombardia al primo posto con il 14 per cento di superfici artificiali sul totale della sua estensione, il Veneto con l’11 per cento, la Campania con il 10,7 per cento, il Lazio e l’Emilia Romagna con il 9 per cento.
Ma la perdita di suolo dipende anche dalla contrazione del settore e alla diminuzione delle imprese agricole, che aprono la strada all’import di materie prime, con un forte problema di competitività del nostro sistema agricolo e di sicurezza degli autoapprovvigionamenti.
“Se perdiamo le imprese agricole – ribadisce Agrinsieme - perdiamo chi opera con e per il suolo, sua prima risorsa.