“Il Rapporto ISPRA-SNPA evidenzia una pericolosa inversione di tendenza: dopo una decina di anni di rallentamento del consumo di suolo, infatti, si avverte una recrudescenza del fenomeno”, evidenzia Agrinsieme, osservando che “nell’ultimo anno la gran parte dei mutamenti del suolo (81,7%) è avvenuta in zone al di sotto dei 300 metri”. “L’agricoltura così continua costantemente a perdere i terreni migliori, quelli di pianura, fertili e adatti a coltivazioni estensive, ma anche quelli collinari, forse meno fertili, ma destinati a produzioni di qualità. Nelle aree montane, poi, il problema diventa ancora più grave per il progressivo abbandono di aree sempre più ampie del territorio nazionale. Tutto questo senza considerare il grave danno per il territorio e per l’ambiente”, aggiunge Agrinsieme.
“Continuando a sottrarre terreni di pianura, inoltre, aggraviamo il deficit di quelle produzioni strategiche delle quali siamo già carenti, mettendo per di più gli agricoltori in condizioni di abbandonare la partita, quando non riescono a far quadrare i loro bilanci”, fa notare il coordinamento, ad avviso del quale “l’agricoltura può e deve giocare un ruolo fondamentale anche nei terreni cosiddetti difficili e a contatto con gli ambienti urbani, attraverso l’agricoltura periurbana e l’occupazione di quegli spazi che possono dare un forte contributo in termini di qualità ambientale e salute dei cittadini, ma anche di produzione”.
“Riteniamo pertanto necessario affrontare questa problematica sulla base dei diversi disegni di legge presentati in Parlamento, così da regolamentare, con norme specifiche, l’utilizzo di una risorsa non rinnovabile come il suolo, valorizzando il ruolo dell’attività agricola, favorendo l’equilibrata gestione del territorio e puntando sul rinnovato dialogo tra città e campagna”, conclude Agrinsieme.