Confagricoltura Alessandria
27-09-2018
Peste suina africana: Confagricoltura chiede il contenimento dei cinghiali
La Commissione europea ha emanato delle nuove Decisioni in ambito ad alcuni provvedimenti
Peste suina africana: Confagricoltura chiede il contenimento dei cinghiali

Peste suina africana: Confagricoltura chiede il contenimento dei cinghiali

La Commissione europea ha emanato delle nuove Decisioni in ambito ad alcuni provvedimenti cautelari riguardanti l’epidemia di Peste Suina Africana. La Decisione di Esecuzione (UE) 2018/1280 del 24 settembre 2018 riguarda la definizione delle aree in restrizione in Bulgaria con aggiornamento della situazione della provincia di Varna. La Decisione di Esecuzione (UE) 2018/1281 del 24 settembre 2018 sancisce la definizione della zona infetta in Belgio della Regione di Ardenne in cui sono stati riscontrati i casi di cinghiali infetti, a seguito del parere del comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi della Commissione Europea. La Decisione di Esecuzione (UE) 2018/1282 del 24 settembre 2018 è relativa a un aggiornamento delle aree in restrizione in Lituania e Polonia secondo l’evoluzione epidemiologica. Inoltre lo scorso 21 settembre si è tenuta presso il Ministero della Salute una riunione in cui è stata affrontata la tematica della Peste suina africana ed in particolare il comportamento da tenere in relazione alla recente evidenza della infezione nel territorio del Belgio. L’Italia, ad avviso del Ministero della Salute, è esposto sia direttamente tramite la “porta” del confine con la Slovenia, essendo naturalmente protetta a Nord dalle Alpi. In ogni caso, come dimostra il caso dei cinque cinghiali scoperti in Belgio, è possibile anche che la diffusione del virus avvenga con “salti” di contiguità territoriale, ad esempio quando carni o prodotti a base di carne trasformata infetti vengono diffusi sul territorio in vario modo (tramite i mezzi di trasporto ma anche solo tramite dispersione di residui e scarti alimentari). Anche la presenza dei selvatici (e dei relativi cacciatori) appare sicuramente un fattore di rischio notevole e, come dimostrato scientificamente,  è correlato alla diffusione del virus. La situazione dell’Italia è nota: la presenza in Sardegna ed in particolare concentrata nella parte orientale dell’isola è favorita da alcuni fattori strutturali: la presenza di numerosissimi allevamenti familiari; la diffusione degli allevamenti bradi non legali; diffusione di cinghiali. In conclusione, le misure del Ministero sembrano puntare sulla diffusione e la trasparenza delle informazioni. Il Ministero invita a informare tempestivamente su eventuali fenomeni che emergono negli allevamenti ed in genere nell’ecosistema. Una migliore informazione anche sui rischi da alcuni comportamenti può aiutare molto a contenere la diffusione del virus. Confagricoltura ha illustrato la posizione emersa dalla FNP Allevamenti Suini e che è incentrata essenzialmente sui controlli dei capi selvatici - anche tramite un ruolo degli agricoltori come “coadiutori” dei cacciatori per il contenimento massale dei cinghiali (è stato citato il recente comunicato stampa) – e sulle importazioni di capi vivi e carni. Ha suscitato un qualche interesse nel Ministero della Salute anche la proposta di confinare in ambiente chiuso i capi degli allevamenti bradi e semibradi.
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