“In attesa di conoscere nel dettaglio le motivazioni della procedura di infrazione, l’intero sistema politico italiano deve prendere le difese del comparto zootecnico e di tutta la filiera, sostenendo presso la Commissione Europea la sostanziale revisione di una direttiva ormai ampiamente datata e che ha causato numerose problematiche e la necessità di ricorrere a deroghe”, sottolinea Agrinsieme.
Ad avviso del coordinamento, “occorre superare una serie di disposizioni eccessivamente restrittive e procedere a una delimitazione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola che tenga conto solo dell’effettivo contributo del settore; bisogna inoltre evitare che a causa di impostazioni che vedono la zootecnia come unico settore da controllare, si assista ad esempio alla riduzione del comparto bufalino, che rappresenta uno dei principali settori produttivi, in particolare della regione Campania”.
Agrinsieme chiede di: “applicare correttamente quanto previsto dal DM 25 febbraio 2016 con cui sono stati individuati i criteri e le norme tecniche generali per la disciplina regionale dell'utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento e delle acque reflue, nonché per la produzione e l'utilizzazione agronomica del digestato; intervenire individuando soluzioni condivise e sostenibili a livello agronomico ed economico che permettano di salvaguardare l’ambiente, la salute dei cittadini, il reddito degli agricoltori, l’occupazione e la tipicità dei prodotti che qualificano il made in Italy nel mondo”.
“Abbiamo i mezzi tecnici per superare questa impasse; i suddetti problemi possono trovare soluzione attraverso strategie integrate che permettano di gestire al meglio la produzione di effluenti zootecnici e l’eccesso di azoto”, conclude il coordinamento.