Dopo la regione del Brandeburgo, in Germania, nei giorni scorsi anche la Sassonia ha dovuto registrare il primo caso confermato di Peste suina africana.
Un virus che nelle ultime settimane ha fatto la sua irruzione anche nelle porcilaie della Germania, provocando lo stop alle importazioni di carne suina tedesca da parte di Cina, Giappone e Corea del Sud. Nel mondo attualmente più di 50 Stati, in Asia, Africa e Europa, sono colpiti da questa malattia contagiosa per i suini che finora ha causato la perdita di oltre 7 milioni di animali solamente in Asia.
È di queste ultime ore la notizia che FAO e OIE (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura e Organizzazione mondiale della sanità animale) hanno lanciato un’iniziativa per il controllo globale della Psa proponendo a tutti i Paesi l’adozione di una serie di interventi mirati, a iniziare dalla gestione del rischio rappresentata dalla presenza di cinghiali potenzialmente infetti.
La Peste suina africana non solo si sta avvicinando minacciosamente al nostro Paese, ma rappresenta un pericolo di dimensioni enormi soprattutto da un punto di vista economico. Di questo, degli scenari europei e internazionali, delle prospettive attese dalla ricerca scientifica per la scoperta di un vaccino e delle eventuali ripercussioni economiche che si potrebbero manifestare nel malaugurato caso la malattia colpisse anche gli allevamenti suinicoli italiani, si parlerà il 2 dicembre prossimo durante la sesta edizione della Giornata della Suinicoltura – www.giornatadellasuinicoltura.it – organizzata come sempre da Expo Consulting srl, che a causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria si terrà in Web Conference a partire dalle ore 17. Il titolo dell’evento è: “La minaccia della PSA tra preoccupazioni e opportunità commerciali”.
“Il rischio che ci preoccupa maggiormente nella trasmissione del virus della Psa – spiega Francesco Feliziani, Responsabile di laboratorio presso il Centro di referenza per le pesti suine presso l’Istituto zootecnico sperimentale dell’Umbria e delle Marche, che insieme ad altri colleghi parteciperà in veste di relatore alla Web Conference (link alprogramma) – è rappresentato dalla contiguità, anche se fortunatamente abbiamo ancora una sorta di cuscinetto costituito dall’Austria e dalla Slovenia che al momento ci difende dai Paesi europei infetti. Di certo quello che sta avvenendo in Germania non può farci stare tranquilli e nonostante l’Italia abbia a disposizione un Piano di emergenza elaborato dai ministeri delle Politiche agricole e dell’Ambiente, organizzato e coordinato che permette ai Servizi veterinari di intervenire immediatamente laddove si dovesse manifestare una segnalazione, occorre adottare tutte le misure preventive previste a iniziare dalla difesa delle nostre periferie affinchè i cinghiali potenzialmente infetti non entrino in contatto di rifiuti alimentari e tanto meno vengano alimentati dalle persone, senza dimenticare l’applicazione rigorosa in allevamento di tutte le misure di biosicurezza affinchè il virus non entri in porcilaia”.
Come per il CovSars2, anche per la Psa l’unica soluzione al momento è rappresentata dalla scoperta di un vaccino. Che ancora non c’è. Eppure qualcosa all’orizzonte si sta delineando.
“Negli ultimi 10 anni la ricerca scientifica ha fatto passi da giganti – sottolinea Feliziani – sfruttando anche il grande aiuto derivante dalla tecnologia. Oggi siamo in grado di scomporre il virus, studiarne tutte le sue parti e valutarne ogni indirizzo sia in termini di pericolosità c