Confagricoltura Alessandria
04-10-2023
Il 99,3% della frutta e verdura italiana è senza residui di fitofarmaci

L’Osservatorio Agrofarma di Confindustria ha dato il via a un’attività di report semestrale per diffondere informazioni sullo stato dell’agricoltura

Il 99,3% della frutta e verdura italiana è senza residui di fitofarmaci

Il 99,3% della frutta e verdura italiana è senza residui di fitofarmaci

L’Osservatorio Agrofarma di Confindustria ha dato il via a un’attività di report semestrale per diffondere informazioni sullo stato dell’agricoltura italiana e sugli agrofarmaci.

 

La parte scientifica del progetto è affidata ad Areté, The Agri-food intelligence company, una società indipendente di ricerca, analisi e consulenza economica interamente specializzata nei settori agricoltura e food.

 

Ciò che emerge dal primo rapporto pubblicato è che l’Italia è il Paese europeo con il minor livello di residui di agrofarmaci negli alimenti, in continua diminuzione, tanto che con le ultime rilevazioni si è giunti al 99,3% di campioni pienamente regolari.

 

Il dato evidenza il forte impegno da parte di tutti i soggetti del comparto per un’agricoltura che mette al centro non solo le esigenze produttive, ma anche la tutela della salute umana e dell’ambiente.

 

Interessanti sono anche i dati che dimostrano riduzioni nell’utilizzo di energia (-13%) e di inquinanti, inclusi i gas ad effetto serra (-14%), con livelli di emissioni di ammoniaca sostanzialmente già in linea con gli obiettivi di riduzione per il 2030 concordati con l’UE.

 

L’Osservatorio sottolinea inoltre l’uso sempre più consapevole degli agrofarmaci, con una riduzione sulle vendite del 12% negli ultimi 10 anni (fanno eccezione i prodotti di origine biologica, aumentati del 102% nello stesso periodo).

 

Questo risultato è stato senza dubbio favorito dalla disponibilità di agrofarmaci innovativi, che è un fattore determinante nella lotta alle avversità biotiche emergenti, la cui diffusione sul territorio italiano è favorita dai fenomeni di cambiamento climatico, dalla progressiva interconnessione tra i mercati o dall’aumento della virulenza di patogeni già presenti sul territorio.

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