PREOCCUPANO LE INCOMBENZE E LE RESTRIZIONI POSTE A CARICO DELLE AZIENDE AGRICOLE DAL PAN

13/01/2014

La conferenza Stato Regioni del 19 dicembre ha approvato in via definitiva il “Piano d’Azione Nazione per l’Uso Sostenibile dei Pesticidi”, come previsto dal decreto legislativo 150/2012 che recepisce la Direttiva Europea 2009/128/CE (obbligatoria per tutti gli Stati aderenti all’Unione Europea ) la quale istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi; il Piano è stato inviato alla Commissione Europea per bloccare la paventata procedura di infrazione a carico del nostro Paese, per il ritardo con cui lo stesso è stato approvato.
Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Piano, attesa nei prossimi giorni, viene sancita una svolta normativa che interesserà vari aspetti legati all’uso dei prodotti fitosanitari (o agrofarmaci o fitofarmaci, così intendiamo chiamarli e non “pesticidi” – pessima traduzione dall’inglese pesticides – termine invece tanto amato dai detrattori dell’uso della chimica in agricoltura).
Infatti il PAN (così lo definiremo d’ora in poi), per la prima volta nella legislazione nazionale, interviene sugli altri aspetti legati all’uso dei prodotti fitosanitari, fino ad oggi mai trattati sotto il profilo normativo.
Quali le finalità della Direttiva europea? Ridurre i rischi e gli impatti dei prodotti fitosanitari sulla salute umana, sull’ambiente e sulla biodiversità; promuovere l’applicazione della difesa integrata, dell’agricoltura biologica e di altri approcci alternativi; proteggere gli utilizzatori dei prodotti fitosanitari e la popolazione interessata; tutelare i consumatori; salvaguardare l’ambiente acquatico e le acque potabili; conservare la biodiversità e tutelare gli ecosistemi.
Le politiche adottate dai vari Stati membri dell’Unione europea dovranno assicurare lo sviluppo e la promozione di metodi di produzione agricola per i quali il ricorso alle molecole di sintesi sia limitato al minimo indispensabile. Per raggiungere questo risultato la Direttiva prevede che ogni Stato Membro predisponga un apposito Piano d’Azione Nazionale, il PAN, appunto.
In poche righe è impossibile tracciare con precisione quanto viene previsto dal PAN; occorre anche sottolineare che le Regioni stesse dovranno intervenire andando a definire quanto il legislatore europeo prima e nazionale poi, hanno lasciato alla discrezionalità di ogni singolo Stato membro o Regione. In sintesi, al fine di ridurre i rischi associati all’impiego dei prodotti fitosanitari, il PAN individua le seguenti azioni:
assicurare una capillare e sistematica azione di formazione sui rischi connessi all’impiego dei prodotti fitosanitari, che riguarda gli utilizzatori professionali, i rivenditori e i consulenti. Questo aspetto del PAN prevede che per l’acquisto di tutti i fitofarmaci utilizzati a livello professionale sia obbligatorio il patentino, senza nessuna distinzione, come avviene attualmente, di classe tossicologica; questo dovrà avvenire entro il 26 novembre 2015;
garantire un’informazione accurata della popolazione circa i potenziali rischi associati all’impiego dei prodotti fitosanitari; questo aspetto, di enorme rilevanza nei confronti di un’opinione pubblica poco incline ad accettare, comunque, l’uso della chimica a difesa delle colture e della loro nutrizione (quante volte si scambiano i concimi per i fitofarmaci e viceversa), dovrà essere gestito in modo talmente intelligente e costruttivo da far capire come in moltissimi casi l’uso dei fitofarmaci sia insostituibile per ottenere prodotti nelle quantità e qualità richieste da tutti i consumatori e per garantire un elevato livello di difesa delle colture;
assicurare una capillare e sistematica azione di controllo, regolazione e manutenzione delle macchine irroratrici; questo aspetto sarà poco accettato da molti agricoltori, ma sarà basilare perché il PAN non diventi un processo contro i fitofarmaci, ma contro il loro uso errato. Il PAN prevede che tutte le attrezzature siano annualmente sottoposte a manutenzione da parte dell’azienda utilizzatrice e che periodicamente vengano verificate da centri appositamente autorizzati: una sorta di “revisione” applicata alle barre da diserbo e agli atomizzatori. Queste “revisioni” dovranno essere completate entro il 26 novembre 2016;
prevedere il divieto dell’irrorazione aerea, salvo deroghe in casi specifici;
prevedere specifiche azioni di protezione in aree ad elevata valenza ambientale e azioni di tutela dell’ambiente acquatico; gli eventuali trattamenti con fitosanitari delle aree frequentate dalla popolazione o dai “gruppi vulnerabili” (bambini, anziani, ecc.) dovranno rispettare particolari avvertenze e modalità di informazione dei fruitori. Per quanto riguarda la tutela l’ambiente acquatico, occorrerà prevedere un’integrazione di queste norme con le misure della Riforma della PAC e del PSR perché le imprese agricole gestiscano senza riduzioni di reddito e aumenti di spesa la fasce tampone a rispetto dei corpi idrici superficiali. Il PAN prevede anche la riduzione o il divieto dell’uso di erbicidi in aree extra agricole (ferrovie e strade);
prevedere che le operazioni di manipolazione, stoccaggio e smaltimento dei prodotti fitosanitari e dei loro contenitori sia correttamente eseguita; la gestione dei contenitori come rifiuto non dovrebbe comportare particolari problemi alle aziende agricole alessandrine, perché ormai da anni, grazie agli accordi di programma sui rifiuti agricoli, questo aspetto è attentamente considerato e sono state adottate le misure più idonee alla riduzione dei rischi. L’aspetto legato a manipolazione e stoccaggio aziendale, invece, potrebbe comportare maggiore attenzione e migliori utilizzi da parte delle aziende (l’aspetto stoccaggio deve tra l’altro già essere rispettato ai sensi della Condizionalità);
prevedere la difesa a basso apporto di prodotti fitosanitari delle colture agrarie, al fine di salvaguardare un alto livello di biodiversità e la protezione delle avversità biotiche delle piante, privilegiando le opportune tecniche agronomiche; la difesa integrata obbligatoria prevede: a) l’applicazione di tecniche di prevenzione e monitoraggio delle infestazioni, delle infezioni e delle infestanti; b) l’utilizzo dei mezzi biologici di controllo dei parassiti; c) il ricorso a pratiche di coltivazione appropriate; d) l’uso di prodotti fitosanitari che presentino il minor rischio per la salute umana e l’ambiente tra quelli disponibili per lo stesso scopo. Il livello obbligatorio di difesa integrata dovrebbe essere in vigore dal 1 gennaio 2014; al momento in cui viene redatto questo articolo, purtroppo, non è stato ancora confermata questa data di inizio del sistema obbligatorio;
prevedere un incremento delle superfici agrarie condotte con il metodo dell’agricoltura biologica, ai sensi del regolamento (CE) 834/07 e della difesa integrata volontaria (legge n. 4 del 3 febbraio 2011); la difesa integrata volontaria sarà applicata con sistemi analoghi a quelli previsi dalle Misure Agroambientali dei PSR, attraverso disciplinari di produzione e pratiche agronomiche vincolanti (rotazioni, fertilizzazione, ecc.). Per quanto riguarda l’incremento delle superfici condotte con il metodo integrato, occorre sottolineare che norme troppo complesse e troppo articolate difficilmente possono trovare il favore di un numero maggiore di aziende, specialmente se non sono adeguatamente incentivate e premiate sotto l’aspetto economico; occorre pertanto che in sede nazionale e regionale siano definiti disciplinari semplici, chiari e applicabili a tutti i settori produttivi. Per l’agricoltura biologica l’obiettivo del PAN è l’incremento delle aziende aderenti.
individuare indicatori utili alla misura dell’efficacia delle azioni poste in essere con il Piano e favorire un’ampia divulgazione dei risultati del relativo monitoraggio.
Il PAN intende coinvolgere nell’attuazione del Piano i Ministeri delle politiche agricole alimentari e forestali, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, della salute, dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, le Regioni e le Province autonome, i comuni, gli enti pubblici di ricerca, gli enti gestori delle aree protette, gli operatori agricoli e ogni altro utilizzatore di prodotti fitosanitari, i produttori e i distributori di prodotti fitosanitari nonché tutti i soggetti coinvolti che propongano metodologie e tecniche alternative, i consulenti della difesa fitosanitaria, gli enti gestori delle reti ferroviaria e stradale, tutti gli enti pubblici e privati, comprese le associazioni, che gestiscono aree verdi frequentate dalla popolazione.
Leggendo queste righe saranno molti gli agricoltori che storceranno il naso; a livello nazionale e regionale per tre anni ci siamo battuti affinchè il PAN diventasse uno strumento di crescita e non un insieme di norme che le aziende agricole subiscono con un aumento dei costi e di adempimenti burocratici.
C’è, infatti, il rischio reale che il Pan costituisca per le aziende un ennesimo adempimento burocratico oltre che un aggravio di costi, senza un’efficacia sostanziale a loro vantaggio; infatti, come ha recentemente affermato il Presidente di Confagricoltura Piemonte Gian Paolo Coscia, “siamo in presenza di un provvedimento fortemente sbilanciato sul lato ambientale, che pone a carico del settore agricolo obblighi molto pesanti, senza tenere conto delle indicazioni contenute nella direttiva europea, secondo la quale, insieme al minore rischio per l’ambiente e per la salute umana, bisogna garantire anche la sostenibilità economica e la qualità delle produzioni”.
Infatti da uno studio comparato della bozza del PAN italiano e dei Piani già presentati in sede comunitaria da Francia, Inghilterra, Spagna, Ungheria, Bulgaria, Spagna, Olanda, Danimarca e Slovenia è emersa in quello italiano una struttura molto più complessa, che sembra andare oltre gli scopi della direttiva sull’uso sostenibile degli agrofarmaci.
I PAN dei nostri principali partner europei puntano a semplificare e non ad aggiungere ulteriori oneri per le imprese agricole. Tutti si pongono l’obiettivo di mitigare il rischio e non di ridurre i quantitativi dei fitofarmaci a livello aziendale e, laddove viene previsto qualcosa del genere (come in Francia ad esempio), sono garantiti aiuti ed incentivi finanziari alle imprese agricole e coperture assicurative per l’eventuale minore resa di produzione.
Il PAN italiano sconta evidentemente il fatto di essere il frutto di un decreto di recepimento della normativa comunitaria (d.lgs. 150/2011) affidato in prima battuta esclusivamente al ministero dell’ambiente e, comunque, rimasto successivamente incardinato su posizioni rigide come il principio di precauzione applicato aprioristicamente, senza considerare i risultati ottenuti nel tempo dalle aziende agricole italiane che hanno diminuito il consumo di agrofarmaci di oltre il 7% a partire dal 2000, mentre in Paesi come la Danimarca è aumentato del 35%.
Inoltre il PAN nazionale non considera che per realizzare quanto previsto occorre un servizio tecnico efficiente ed efficace nei suoi interventi, che consenta alle aziende di applicare pienamente e in modo costruttivo i criteri di agricoltura integrata (in quanto non si tratta solo di difesa integrata, ma sono in gioco tutte le migliori pratiche agricole).
Quali saranno le ricadute del Pan sul sistema agricolo piemontese e quali le norme attuative che verranno adottate nella nostra Regione: su questi temi ci confronteremo con gli Assessorati regionali competenti nelle prossime settimane.

Marco Visca