L'Aratro n.1 Gennaio 2016 - page 5

GENNAIO 2016
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ggi viviamo e affrontiamo profonde
trasformazioni sul piano sociale ed
economico, che si riflettono sugli as-
setti istituzionali, che devono adeguarsi a
questi nuovi fermenti e prospettive di cam-
biamento.
Come alcuni studiosi hanno colto, il cambia-
mento sociale rischia di determinare l’eclissi
delle “società di mezzo”, che costituisce uno
dei pilastri del nostro sistema organizzato,
che è strutturato intorno ai corpi intermedi,
posti tra Stato e società.
La rappresentanza ha costituito una fascia in-
termedia di interessi, di problemi e di iden-
tità.
Essa si è allargata ai settori produttivi, al
mondo del lavoro, agli ordini professionali,
al terzo settore, alle più diversificate forme di
associazionismo. Insomma, un modo di or-
ganizzare la vita sociale, costituendone la
forma di dialettica collettiva più vitale.
La stagione di rappresentanza caratterizzata
da politiche identitarie e da una forte carica
ideologica vissuta in passato (di cui è testi-
mone la storia della nostra organizzazione)
ora è passata. La rappresentanza dei corpi in-
termedi, per essere efficace oggi deve essere
improntata al pragmatismo; non deve ridursi
tanto a propugnare l’affermazione di un mo-
dello socio-economico, ma deve dimostrare
forte capacità di tutela degli interessi precisi,
con conseguenti scelte di politica sindacale
mirate e focalizzate a raggiungere obiettivi di
effettiva crescita degli associati.
Il quadro sociale d’altronde non è facile: è se-
gnato da un populismo che avanza quanto
mai proteiforme, ma che non agevola il rap-
porto fra i modelli organizzativi, l’azione e
l’impegno sindacale di Confagricoltura su di-
versi fronti.
All’Organizzazione agricola è richiesta una
forte capacità di sintesi e quindi di media-
zione nei corpi intermedi, per evitare fram-
mentazioni, ovvero disallineamenti, che si ri-
flettono sull’organicità dell’azione sindacale.
In questo quadro, sicuramente denso di in-
certezze, di crisi dei sistemi di rappresen-
tanza, che quotidianamente debbono soddi-
sfare esigenze concrete degli associati, di va-
riabili, anche economiche, non facilmente
prevedibili nella loro dinamica, si collocano
i necessari assetti istituzionali.
Questi non possono rimanere impermeabili
ai nuovi spazi che si aprono nell’organizza-
zione del consenso, che, pur sempre, deve
coagularsi intorno ad un progetto, a dei pro-
grammi, a delle scelte da condividere, per
esprimere una strategia di indirizzo la più
coinvolgente ed “orizzontale”, per alimen-
tare il contributo e l’apporto convinto ed ef-
ficace dei vari livelli di rappresentanza della
struttura sindacale.
In pillole vediamo assieme qual è l’impatto
delle riforme istituzionali:
1. Le Organizzazioni di rappresentanza de-
vono ripensare missione, strategia, obiettivi e
organizzazione anche per l’influenza che le
riforme istituzionali hanno sul sistema asso-
ciativo. Non basta negare una crisi della rap-
presentanza, occorre approfondirne i motivi
e ripensare il patto che le lega agli associati,
tenuto anche conto del superamento delle
identità ideologiche.
2. I riferimenti del territorio si modificano, i
poteri si trasferiscono a volte verso l’alto, a
volte verso il basso. La dimensione provin-
ciale non corrisponde più allo schema istitu-
zionale, anzi uno stesso territorio può trovarsi
a rispondere a diverse geometrie di aggrega-
zioni (area metropolitana, aree vaste, Camere
di commercio e altro). Tra l’altro alle imprese
interessa veramente la funzionalità econo-
mica prima che amministrativa: quindi faci-
lità di collegamenti fisici, aggregazioni im-
prenditoriali, poli infrastrutturali. Sul fronte
dei servizi, poi, la dimensione provinciale
non esiste da un punto di vista di produzione
ed erogazione. Il sistema Confagricoltura è
chiamato perciò ad un lavoro di ridisegno
della propria mappa.
3. La capacità di dialogo tra Confagricoltura
e le istituzioni centrali e locali diventa ancor
più strategica: la dimensione regionale si raf-
forza (anche per le modalità elettive del
nuovo Senato), la dimensione comunale si
aggrega e si rafforza specie nelle aree metro-
politane. Diviene ancor più cruciale oggi
saper presentare un sistema capace di pro-
posta, di interlocuzione attenta ed intelli-
gente, dotato di competenze diffuse in grado
di sostenere un confronto costante con le
istituzioni a tutti i livelli. Questo vale anche
per le scelte economiche sui territori, dove la
dimensione regionale delle Federazioni di
prodotto e la capacità di rappresentare le fi-
liere va certamente rafforzata.
4. Rimane da stabilire come affrontare
questo processo di ridisegno: lasciandolo
alle libere scelte locali oppure definendo dei
parametri di consistenza standard delle asso-
ciazioni (modello Confindustria, Camere di
commercio), oppure disegnando di comune
accordo la nuova mappa con l’impegno di
ogni Unione a mettersi in discussione?
CONFAGRICOLTURA 3.0
- ROMA 16 E 17 DICEMBRE 2015 - CONVEGNO QUADRI
L’impatto delle riforme istituzionali
pagine a cura di
Rossana Sparacino
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