L'Aratro n.4 Marzo 2016 - page 7

APRILE 2016
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che sta succedendo con l’abolizione delle
Province, l’accorpamento delle Camere di
Commercio. A noi strutture territoriali
stanno venendo a mancare i riferimenti tra-
dizionali che avevamo.
Allora riflettiamo su come e dove fare rappre-
sentanza, anche le altre organizzazioni lo
stanno facendo e si stanno riorganizzando.
Io so che il presidente
Mario Guidi
ha ini-
ziato e sta portando avanti con forza una
profonda ristrutturazione della nostra Con-
federazione. Lo esorto a continuare su questa
strada, l’unica percorribile. Anche il con-
fronto e l’accordo con le altre Associazioni
deve essere, a mio avviso, sempre ricercato,
così come abbiamo fatto con Agrinsieme.
Gli agricoltori chiedono solo di poter fare il
loro mestiere, che già di per sé è faticoso e
pieno di imprevisti, ma rimane il più bello
del mondo.
Ci sono diverse frasi di personaggi famosi
che parlano del nostro lavoro; una di quelle
che amo di più è quella dell’ex presidente
americano
Dwight Eisenhower
, che disse:
“L’agricoltura sembra molto semplice se il tuo
campo è un foglio bianco, il tuo aratro è una ma-
tita e tu sei a migliaia di chilometri di distanza”
.
Credo che se chi ci governa avesse ben pre-
sente questa frase, forse il nostro lavoro sa-
rebbe più semplice.
P
AC e PSR sono entrambi
nuovi per noi, nel senso
che la PAC è stata profon-
damente riformata, mentre il
PSR ha iniziato una nuova pro-
grammazione.
CONFAGRICOLTURA
CRITICA SU PSR
Sul PSR Piemontese Confagricol-
tura è stata fin da subito molto
critica. Forse si erano create
troppe aspettative, ci era stato
proclamato che mai nessun PSR
in Piemonte aveva avuto una do-
tazione così ricca, ma alla prova
dei fatti ci troviamo con una pro-
grammazione iniziata in forte ri-
tardo e con i primi bandi che al
momento dell’emanazione rile-
vano parecchie lacune e parec-
chie difficoltà.
Dai funzionari regionali e dal-
l’assessore
Giorgio Ferrero
, che
oggi non ha potuto essere pre-
sente ma che devo ringraziare
perché ha sempre accettato le no-
stre critiche costruttive e non si è
mai sottratto al confronto, ci
viene spesso ripetuto che molte
scelte fossero obbligate a causa
dei vincoli posti da Bruxelles. Io
non sono così sicuro che sia così,
ma penso che ai funzionari eu-
ropei bisogna saper spiegare le
peculiarità dell’agricoltura pie-
montese, se serve anche con
forza. Mi chiedo con molta sin-
cerità, i nostri funzionari regio-
nali o i funzionari del Ministero,
conoscono le necessità delle no-
stre aziende? Scorrendo i bandi
qualche dubbio mi viene…
Tutte queste risorse che verranno
dirottate su capitoli come la
banda larga (sulla cui utilità nes-
suno discute) saranno poi vera-
mente investite per il mondo ru-
rale? E quando cominceremo a
spenderli e a vedere il risultato di
questi investimenti? Sono un
sacco di soldi!
Quando le Associazioni agricole
chiedono maggiori risorse per gli
investimenti, per le misure agro-
ambientali o misure più facil-
mente attuabili per favorire
l’agricoltura innovativa, ripor-
tano soltanto le esigenze dei loro
associati e pertanto avrebbero
dovuto tenerle in maggiore con-
siderazione.
Il rischio di non riuscire a spen-
dere questo miliardo e 109 mi-
lioni è alto; intanto dobbiamo
farlo in 5 anni e non in 7! Io su
questo ho scommesso una cena
con l’assessore Ferrero. Mi au-
guro sinceramente di pagargliela
perché vorrebbe dire che queste
mie preoccupazioni non si sono
avverate.
Di sicuro, l’Assessore lo sa. Ab-
biamo chiesto di essere molto se-
lettivi nell’elargire finanziamenti
alla filiera agro-industriale, privi-
legiando chi veramente valorizza
il prodotto italiano, non chi
mette la bandiera italiana in eti-
chetta ma compra il latte al-
l’estero.
LE DIFFICOLTÀ DELLA PAC
L’anno scorso abbiamo presen-
tato qui in Alessandria il pro-
getto Agricoltura 2.0, alla pre-
senza del vice Ministro
Andrea
Olivero
e dei vertici di ISMEA. Si
era parlato in quell’occasione di
domanda precompilata, di saldo
PAC entro giugno, di semplifica-
zione. Niente di tutto questo si è
avverato. Parecchi agricoltori,
non solo in Piemonte, non
hanno ancora ricevuto nessun
pagamento, i programmi infor-
matici non funzionano o ribal-
tano dati errati, i titoli definitivi
dovrebbero essere assegnati il 1°
aprile, data che mi mette un po’
di ansia…
Torniamo al discorso che facevo
prima: come è possibile che i
meccanismi per presentare le do-
mande siano così complicati?
Negli altri Paesi come funziona?
A che punto sono con i paga-
menti? Anche loro hanno dei
mostri informatici costosissimi
che oltretutto non funzionano
oppure usano sistemi più sem-
plici, a tutto vantaggio sia del
controllato che del controllore?
Anche all’estero vi è la consuetu-
dine di affidare i controlli, come
nel caso del
refresh
di quest’anno,
a delle società che vengono pa-
gate in base alle anomalie che
troveranno e quindi faranno di
tutto per trovarle?
Ho idea che la burocrazia crei
nuova burocrazia per difendere
se stessa.
La particolarità tutta italiana di
creare cose che poi non riu-
sciamo a gestire si ripete ogni
anno, ultimo esempio il PAI, il
Piano Assicurativo.
Come è stato possibile che sia
stato approvato un sistema così
complicato che ha avuto come
prima conseguenza la classica
proroga all’italiana, una volta
che anche chi lo ha partorito si è
accorto di non riuscire a gestirlo?
Spero che tutte le mie considera-
zioni servano a stimolare un di-
battito e soprattutto a far sì che
chi ci governa, a tutti i livelli, ca-
pisca l’importanza che questi
strumenti hanno per il reddito
degli agricoltori, che non pos-
sono più permettersi codeste
inefficienze.
L’intervento di Brondelli alla Tavola rotonda
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